Questo freddo lunedì di gennaio sembra essere un giorno a metà: crocevia tra presente e futuro.
Guardare la classifica e notare che il Napoli è lì, al secondo posto da solo, davanti a squadre di ben altro spessore, riempie di gioia e di paura, proprio come accade nel momento in cui si vive un momento troppo bello della propria vita.
La paura che tutto possa svanire all’improvviso non permette alla gioia di esplodere come dovrebbe.
Sembra la stagione perfetta: unica italiana in Europa League, ai quarti di Coppa Italia con un ranking che gioca a proprio favore e quel secondo posto che rievoca vecchi inseguimenti ai diavoli rossoneri.
Se ai tifosi resta un minimo di razionalità è giusto che sia impiegata per comprendere che anche il completamento di uno solo dei tre percorsi sarebbe qualcosa di storico e che, comunque, in qualsiasi caso non si dovrà parlare di fallimento.
Gli azzurri di quest’anno stanno regalando emozioni e questo può bastare. Se i risultati in futuro dovessero tadire… beh, si dovrà perdonare la propria amata regalandole fiducia per il prossimo anno.
Il Napoli non è una squadra, è un’immagine, quella cui ciascuno di noi ha dato dei connotati e dei dettagli.
Cavi, Lavezzi e Hamsìk l’hanno resa reale e Reale, sia con la lettera minuscola che con la maiuscola di chi l’ha portata sul trono.
Nessuno però potrà rubare la speranza di svegliarsi un giorno e guardarsi in alto, sulla cima del monte, guardando dall’alto verso il basso il calcio italiano.
Articolo modificato 14 Lug 2016 - 11:38