“Se Lavezzi segnasse di più sarebbe forte quanto Messi” .
Quante volte abbiamo letto o sentito questa frase ? In televisione, al bar, sui giornali.
Quasi un volersi rassegnare all’incapacità di un attaccante di fare il proprio mestiere: i gol.
Lavezzi è indubbiamente una punta atipica. Un assistman più che un finalizzatore; un creatore di gioco più che un bomber. Sarebbe assurdo chiedergli 40 gol a stagione (la media gol di Messi, ndr) ma è ancora più incomprensibile condonargli ogni errore sotto porta e chiosare con la solita frase: “Se Lavezzi segnasse di più sarebbe forte quanto Messi”.
In sostanza Messi è più forte di Lavezzi solo perchè non si divora gol incredibili.
Ragionamento opinabile. Molto opinabile.
Come è possibile tutto ciò ? Come si spiega questa eterna indulgenza ?
Per comprenderla basta riavvolgere il nastro della storia azzurra e ritornare indietro di quattro anni.
Campionato 2007/08. Il neopromosso Napoli si presenta ai nastri di partenza del campionato con il nucleo della serie B più tre giovani stranieri: Gargano, Hamsik e Lavezzi.
L’inizio è entusiasmante. L’onda lunga della promozione travolge anche la serie A.
Il Napoli è tornato. Gli uomini copertina sono i tre ragazzini. Ma quel capellone col numero 7 ha qualcosa in più degli altri due: è argentino ed è imprendibile.
Impossibile non tornare indietro con la memoria; ed è per questo che Lavezzi diventa il giocatore simbolo della rinascita azzurra. Il vessillo di un popolo calcisticamente umiliato da un decennio.
Ed è per questo che Napoli, nonostante le serpentine diminuiscano e i gol non aumentino, continua a perdonargli tutto e a trovare conforto nella solita frase…
“Se Lavezzi segnasse di più sarebbe forte quanto Messi”.
Fabio Piscopo