I cicli negativi si spezzano, la congiuntura delle sconfitte è cessata, il Barbera torna a sorridere. Il suo sorriso è quello di un ragazzo di Mugnano, che oltre ad aver macinato chilometri e chilometri in campo, ha dato qualcosa di più, se stesso! Siamo abituati ad apprezzare il Palermo per le giocate di Pastore, prossimo fuoriclasse, lo slancio di Ilicic, i gol di pregiata finezza del capitano Miccoli, ma non ci aspettavamo di vedere un “cosmico” Giulio Migliaccio. E’ stata la cura di Serse, il suo nuovo allenatore, oppure la forza di un lottatore ferito, stanco di tornare a casa senza vittorie, ad averlo motivato maggiormente?
La partita dell’anticipo di sabato oltre ad aver regalato a noi tifosi del Napoli la possibilità di continuare a sognare ad occhi aperti, abbiamo potuto apprezzare come nel calcio un mediano a volte sia più prezioso di un fantasista. Migliaccio era ovunque, non ha mai perso di vista palla e avversari. Pato e Cassano hanno sentito il suo fiato sul collo. Non ha segnato ma ha fatto segnare. E’ proprio sua la spizzicata di testa che ha permesso a Goian, improvvisatosi attaccante nell’occasione, di segnare il gol vittoria e scaccia crisi. Epica la sua scivolata da ultimo uomo nell’extratime, è riuscito ad arpionare il pallone con eleganza ed a evitare che Robinho rovinasse la festa dei rosanero. Questa è l’immagine di una gara memorabile. Il sosia di Vin Diesel era nato come attaccante in gioventù ma si è ritrovato incontrista di professione. A fine gara dichiarerà ai colleghi della carta stampata: “sono centrocampista ma giocare dietro mi piace da morire”. Non è la prima volta che il tenace Migliaccio si riscopre difensore, il primo ad accorgersi di questa sua inclinazione fu Walter Zenga che spesso lo adoperò nelle file difensive, mentre nelle ultime tre gare del Palermo Cosmi ha deciso di piazzarlo in copertura tra Munoz e Brovo. Forse Prandelli nelle sue ultime convocazioni non ha tenuto conto dell’affidabilità e del doppio ruolo del centrocampista campano, speriamo che abbia preso nota per il futuro perchè vedere un napoletano in nazionale è motivo di orgoglio, a prescindere dal colore della maglia.
Alessandro D’Auria