Da qualche tempo a questa parte Castel Volturno nella mia testa aveva cambiato volto: rappresentava il “sogno”, il raggiungimento di una tappa importantissima per quella che ho scelto come nuova strada della mia vita, professionale e non. Lasciare il mondo dell’avvocatura per la misteriosa quanto utopica missione del giornalista non è stata una scelta facile ma l’ho fatta. Dopo l’esperienza milanese e Sky è stato resa più semplice, non nei fatti ma nella volontà. Nella mia vita sono sicuro di volere fare questo, costi quel che costi e una bambina di tre anni non potrà mai essere una zavorra ma soltanto una testimone ufficiale di quanto valgono le passioni nella vita. Da qualche tempo seguire il Napoli era diventato una sorta di tormento ed oggi finalmente si è appagato. Ci mancavo da tanti anni ma sono arrivato a Castel Volturno con un’euforia tipica di un dodicenne, guardando le scritte sui muri prima dell’entrata, pensando che quell’aria fosse la stessa respirata da Lavezzi, l’eroe di mie tante domeniche. Non c’erano i nazionali ma poco importa. La felicità non ha mezzi termini.
Una giornata che entrerà per sempre nei miei ricordi, senza uscirne mai: come la vecchia Castel Volturno, come quelle pagine di calciomercato, come mio nonno.
Antonio Manzo