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La prima volta a Castel Volturno, ripensando a qualche anno fa…

Tante domeniche del passato portano il nome di questa città nel bagaglio dei miei ricordi. I miei nonni materni possedevano una splendida villa dove poter riposare dopo i lunghi inverni. Andavo a trovarli, assieme ai miei genitori, tutte le domeniche di giugno e luglio visto che ad agosto andavamo in Calabria. Portavo sempre con me un SuperSantos e la speranza che le zanzare non mi avrebbero mangiato. Ricordo di aver passato lì solo una notte, per restare un intero week-end: la mattina dopo ero un mostro pieno di bolle. Non servivano spray, fornellini o altri deterrenti: le zanzare di Castel Volturno conoscevano tutte le teorie darwiniane sull’adattamento della specie. La prima cosa che trovavo al mio arrivo era un giornale sportivo conservatomi da mio nonno: da lì è nato il mio amore per il calciomercato. In una giornata intera avevo la possibilità di imparare a memoria l’intera griglia dei trasferimenti, studiare sognando il Napoli del futuro. E’ lì che per la prima volta ho fatto un giro in bici da solo, tra le pinete e un’aria di sicurezza indimenticabile. Rievocare quelle domeniche suscita forti emozioni, soprattutto oggi, ad appena tre settimane dall’ultimo saluto a mio nonno.

Da qualche tempo a questa parte Castel Volturno nella mia testa aveva cambiato volto: rappresentava il “sogno”, il raggiungimento di una tappa importantissima per quella che ho scelto come nuova strada della mia vita, professionale e non. Lasciare il mondo dell’avvocatura per la misteriosa quanto utopica missione del giornalista non è stata una scelta facile ma l’ho fatta. Dopo l’esperienza milanese e Sky è stato resa più semplice, non nei fatti ma nella volontà. Nella mia vita sono sicuro di volere fare questo, costi quel che costi e una bambina di tre anni non potrà mai essere una zavorra ma soltanto una testimone ufficiale di quanto valgono le passioni nella vita. Da qualche tempo seguire il Napoli era diventato una sorta di tormento ed oggi finalmente si è appagato. Ci mancavo da tanti anni ma sono arrivato a Castel Volturno con un’euforia tipica di un dodicenne, guardando le scritte sui muri prima dell’entrata, pensando che quell’aria fosse la stessa respirata da Lavezzi, l’eroe di mie tante domeniche. Non c’erano i nazionali ma poco importa. La felicità non ha mezzi termini.

Una giornata che entrerà per sempre nei miei ricordi, senza uscirne mai: come la vecchia Castel Volturno, come quelle pagine di calciomercato, come mio nonno.

Antonio Manzo

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Antonio Manzo