Tutti gli sportivi ti apprezzano per le tue analisi tecniche alla Domenica Sportiva. Ci dici quant’è il monte ore lavorativo per ogni singolo contributo? Ti avvali di collaborati o vivisezioni personalmente ogni partita?
C’è un lavoro di equipe, io naturalmente vedo le partite che devo analizzare per intero annotandomi una serie di considerazioni: poi con l’ausilio di evoluti sistemi informatici messi a disposizione da Deltatre, azienda di Torino leader mondiale nel settore della computer grafica degli eventi sportivi, rivedo le azioni chiave, inserendo gli elementi (frecce, spazi, linee, nomi) che mi aiuteranno nella divulgazione televisiva. L’importante è individuare velocemente il tema tattico da sottolineare e poi l’azione che da sola può permettere di spiegarlo.
Non lasci mai nulla al caso, grazie ai tuoi studi nel dettaglio delle partite, fornisci il supporto indispensabile “all’uomo del bar dello sport” per comprendere i meccanismi di gioco più complessi. Da cosa è nata questa idea?
Già quando facevo l’istruttore di giovani calciatori sentivo l’esigenza di raccogliere molti elementi della prestazione che a prima vista sfuggivano. Poi facendo il ricercatore al Settore Tecnico di Coverciano col Prof. Marella e, successivamente, il preparatore atletico con Mircea Lucescu ho acquisito una maggiore cultura tattica e ho iniziato ad industriarmi per dotarmi di supporti tecnologici che potessero aiutarmi nella mia attività di campo. Nacque così un’intensa e fruttuosa collaborazione con CNR (Centro Nazionale Ricerche) che portò alla creazione del primo software (FARM) ideato specificamente per l’analisi della partita di calcio in tempo reale.
Qual è il tuo giudizio personale sulla moviola? Fino a che punto può aiutare a limitare gli errori arbitrali?
E’ un tema di cui mi disinteresso, non per snobbismo ma perchè non mi appassiona. Non lo ritengo un mio ambito di studio e, più in generale, stare a disquisire sull’appropriatezza della decisione arbitrare penso che non porti a nulla. Più intrigante è riflettere, anche preventivamente, sulle caratteristiche tecniche e caratteriali del direttore di gara. Ad esempio quando ho seguito Marcello Lippi ai Mondiali in Germania e in Sudafrica preparavo prima di ogni gara (supportato da un esperto in materia come Alberto Dionisi) un report dettagliato che spiegava quanto era fiscale l’arbitro, come si rapportava con gli assistenti, ecc…
Ti sei Laureato in Scienze dello Sport a Digione in Francia, hai cominciato come preparatore atletico prima a Pisa e poi a Brescia. Quest’esperienza quanto è stata importante per la tua carriera professionale?
Sia il percorso accademico, sia quello “di campo” sono stati affascinanti e ricchi di scoperte. Ho sempre inteso la mia professione come una commistione di elementi non separabili (competenza, passione, empatia, ambizione). Ma anche il calciatore per me è un unicuum da studiare nel suo insieme: sfera fisica, tecnico/tattica e psicologica. Per cui il fatto di essere saltato dal cronometro al fischietto e poi alla scrivania lo ritengo coerente con questa visione “larga”.
La vocazione di giornalista è un attitudine che hai coltivato da grande o era un tuo sogno nel cassetto?
Non mi sento un giornalista, assolutamente.
Ci parli della Digital Soccer Project? Che cos’è la lettura digitale della partite attraverso lo studio statistico dei minimi dettagli?
DSP è stata la trasformazione dell’idea iniziale nata con FARM in un progetto imprenditoriale. Il know-how calcistico e informatico divenne grazie all’ingresso in società prima di due soci bresciani (Stefano Bena e Tullio Tinti), poi della mitica Panini (quella delle figurine) un grossa realtà del mondo del calcio. Un’azienda che da Brescia faceva servizi di consulenza per molti allenatori di Serie A e B e per molti club anche stranieri. Da qui la collaborazione non Marcello Lippi e poi con la Nazionale Italiana. Ma già nel 1994 facevamo, in preparazione del Mondiale USA degli esperimenti divertenti con Arrigo Sacchi ricostruendo nello spogliatoio tra il primo e il secondo tempo delle sequenze video da far vedere ai giocatori.
Il tuo Indice Valutazione Giocatore è un indice espresso in trentesimi che non esprime un voto ma il contributo quantitativo che il giocatore apporta. Potresti delucidarci quali sono i parametri che incidono significativamente nella rilevazione?
Ho sempre avuto il pallino di trovare un sistema obiettivo che valutasse la prestazione del calciatore. Negli anni sono stati fatti vari tentativi. Il “mio” IVG fu molto usato dalla RAI durante i Campionato Europei del 2000. In quel caso mi avvalsi della collaborazione del Prof. Camillo dell’Università di Bologna. Ne venne fuori un algoritmo che minuto per minuto ponderava tutti i dati rilevati dal sistema DSP e deduceva in Indice, giustappunto in trentesimi, secondo la logica del voto universitario. Si basava sul concetto statistico di “valore atteso”, cioè determinava il rendimento individuale in base allo storico della media di ruolo di un giocatore in un preciso modulo di gioco. Ora con Deltatre stiamo testando il Magma Index, utilizzato alla Domenica Sportiva, che tiene conto di un maggior numero di dati e anni di esperienza alla spalle. Lo scouting si è arricchito di molti dati atletici e anche dei movimenti senza palla. Insomma l’evoluzione è costante.
A questo punto il calcio allora può considerarsi una scienza “quasi” esatta?
Senz’altro no. Le variabili saranno sempre troppo per essere prevedibili al 100%. Sicuramente però è aumentato il livello di conoscenza e di preparazione sia di chi va in campo, sia in chi osserva. Non è un caso che le squadre più forti nel ranking UEFA siano anche quelle che producono palle gol più facilmente prevedibili, cioè più correlate con le proprie modalità di gioco. Mentre quelle più deboli, non avendo una precisa identità, sono anche le più imprevedibili.
Spesso dalle tue analisi le tattiche diventano gli strumenti che devo indurre all’errore l’avversario. Ma l’eccessivo tatticismo è un limite alla spettacolarizzazione del calcio, oppure no?
Tutti gli allenatori preparano le partite anche per indurre all’errore l’avversario e trarne conseguentemente dei vantaggi. Riuscire a decifrare queste indicazioni è per me molto divertente, diciamo che è il sale del calcio. Per me lo spettacolo è sia l’estro del singolo che rompe lo schema, sia lo schema che esalta il singolo.
Nel ’97 vanti un esperienza in panchina in Serie A con il Brescia. Nel 2000 consegui il Diploma di allenatore professionista al Corso di Coverciano? Un giorno ti vedremo dall’altra parte, nuovamente su una panchina?
Chissà, la voglia e la convinzione ci sono sempre. Ma dipende dalla circostanze e dalla opportunità. Ormai penso di aver maturato un’esperienza molto vasta in ambiti molto diversi. Quindi ho una visione del calci a 360° che svaria dall’ambito prettamente tecnico fino a quello imprenditoriale passando per il marketing, la comunicazione, il calciomercato. Sono pronto a tutto!
Qual è il tuo modello di gioco preferito? Da allenatore, adotteresti un modulo tattico specifico oppure adegueresti “la tattica agli uomini a disposizione”?
Il mio maestro è Mircea Lucescu, per cui mi ispiro ad un gioco fatto di possesso palla e di sincronismi d’attacco. Mi piace vedere il singolo valorizzato dal contesto e mi piace vedere una squadra che non perde il controllo della partita gestendo consapevolmente i tempi di gioco. Soprattutto mi gratifica vedere una squadra che riesce a ripetere in gara i meccanismi mentali e tattici collaudati in allenamento.
Ultima domanda. Visto che siamo un portale sul calcio Napoli, ci definiresti il Napoli con un aggettivo?
Assatanato
Volevo ringraziare Adriano Bacconi per aver messo a disposizione il “suo prezioso tempo libero”, e sono grato per aver trovato, tra i suoi mille impegni, quel piccolo spazio per soddisfare le nostre curiosità. Il suo esempio di professionalità e di cordialità sono le linee guida sui cui cercherò di tracciare il mio futuro.
Alessandro D’Auria
Articolo modificato 7 Apr 2011 - 01:11