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Dopo vent’anni di onorata carriera Martin “El Titán” Palermo ha annunciato che si ritirerà dall’attività agonistica il prossimo 19 giugno, nell’ultima giornata del campionato ‘Clausura’. L’attaccante di La Plata, viene ricordato spesso per il tragicomico episodio in Coppa America, quando il 4 luglio 1999 riuscì a fallire tre calci di rigori nella stessa partita.  Senza dubbio, ciò dimostra una forte personalità nel giocatore di origini italiane, ma il vero Palermo è tutt’altro.  Celebre è il suo goal segnato di testa da 38 metri (in Boca-Velez, ndr), il quale ha contribuito a raggiungere quota 236 reti con il Boca Juniors, diventando così il miglior marcatore di tutti i tempi nella storia del club.

E’ l’eroe che non riesce a fiorire fuori dai confini argentini, dato che il suo impatto con l’Europa non è stato positivo. Prima con il Villareal e poi con la parentesi nel Betis, non è riuscito a ritagliarsi uno spazio da protagonista. A nove anni di distanza dall’ultima convocazione, Diego Armando Maradona lo vuole nuovamente nella selección, suscitando un vespaio di polemiche. Ma Palermo ripaga la fiducia del pibe de oro e si riscopre uomo della provvidenza.  Al 93′ della partita contro il Perù,  penultimo incontro delle qualificazioni, confeziona la rete che consente all’Argentina di rimanere in corsa per un posto al mondiale, strappando così anche il suo biglietto personale per il Sud Africa. Nella terza partita del girone eliminatorio della fase finale, all’80’ arriva l’esordio assoluto a 36 anni in una fase finale di un mondiale e dopo appena 9′ va in gol contro la Grecia per il 2-0 finale.

La decisione di appendere le scarpe al chiodo, precisa lo stesso Palermo, “è irrevocabile”. Intanto “i suoi tifosi” stanno preparando un tributo per la sua ultima partita. Davanti allo stadio Bombonera, verrà eretta una statua in suo onore, alta 3 metri, che lo raffigurerà esultante con le braccia alzate. La statua sarà finanziata con i soldi dei tifosi, circa 100 $ ciascuno, e verrà innalzata a pochi metri da quella dedicata a Diego Armando Maradona. L’affetto del pubblico è la “vera ricchezza” di cui si nutre il vero campione, perché le belle o le brutte giocate si possono anche dimenticare, quello che resta è la fierezza che si mostra nell’indossare “la maglia”.

Alessandro D’Auria

Articolo modificato 7 Apr 2011 - 15:05

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