La Deloitte, azienda britannica leader nelle consulenze finanziarie, come ogni anno ha redatto la Football Money League. La stesura di questa particolare griglia di valutazione, non è che nient’altro che un’analisi approfondita del fatturato complessivo del Top 20 club calcistici dei club europei. L’edizione del 2011 tiene conto del giro d’affari generato dalle società di calcio della stagione 2009/2010, la Deloitte dichiara che per la prima volta si è superata la soglia i 4 miliardi di € generando una crescita netta dell’8% rispetto all’anno precedente.
Ad un primo giudizio a caldo possiamo constare l’impressionante capacità del settore “calcio” di resistere alle turbolenze economiche internazionali e di rispondere positivamente ai momenti sfavorevoli della congiuntura economica. I parametri tenuti conto, per valutare questo grado d’impermeabilità ai contraccolpi delle gestazioni dei cicli economici, sono tre: il feedback alla biglietteria, quale ampia base di sostenitori; la capacità di accattivare l’audience derivante dai broadcasting; la commercializzazione del trade.
In questo primo appuntamento con la Football Money League, analizzeremo da vicino la prima tabella di valutazione chiamata dalla Deloitte Top 20 matchday revenue. Nelle prime tre posizioni, con un ricavo superiore ai 100 milioni di euro troviamo rispettivamente Real Madrid (129 milioni), Manchester (122 milioni) e Arsenal (114 milioni). La biglietteria ha un maggior impatto sul bilancio dei Gunners perché costituisce il 42% dei ricavi totali. A livello nazionale i botteghini premiano la Premier, con oltre sette squadre nella top 20, i benefici per le casse dei rispettivi club si aggira per un montante di quasi mezzo miliardo di euro (476,1 milioni per la precisione!). La Liga segue con 291,2 milioni, oltre a Real e a Barcellona, compaiono in classifica anche l’altro club di Madrid, l’Atletico con 35,9 milioni e il Valencia con 28,4 milioni. Discorso diverso vale per le squadre tedesche che con un fatturato di 174 milioni sfruttano a pieno Il programma di riqualificazione degli stadi per Coppa del Mondo del 2006. La sorpresa più lieta di questa classifica è rappresentata dal calcio scozzese che supera di pochi milioni di euro le rappresentanti del “nostro calcio”. Il Celtic, con i suoi 43 milioni di introiti è decimo, un gradino sopra al Benfica altra rivelazione in questo campionato degli incassi.
Lo scarso rendimento ai box office delle due milanesi, rispetto alla stagione passata, portano il gonfalone italico fuori dalla top ten. Questo segnale deve far riflettere. Da tempo si parla di privatizzazione degli impianti, ma fino a che punto è la giusta risposta? Nonostante le grandi capacità di accoglienza gli stadi italiani registrano una bassa media di affluenza rispetto agli standard degli altri campionati europei. Fino devono essere ridotti per una più funzionale gestione? Si valuta spesso ai fattori di mercato, ma a volte non si tiene conto di un altro aspetto determinante: l’ubicazione. Per città densamente popolose, come Napoli, ridurre la capacità di ingresso potrebbe creare degli scompensi, e per la legge della domanda e dell’offerta, comporterebbe ad un aumento verticale dei prezzi per il live show. Questo è assolutamente da evitare, oltre alla sicurezza negli stadi (che rimane la priorità assoluta) anche la politica “del giusto prezzo del biglietto” deve premiare la fedeltà calcistica degli appassionati.
Alessandro D’Auria