Per settimane la possibile cessione di Hamsik ha rappresentato il tormentone del calciomercato e non solo. Infatti il possibile passaggio del fuoriclasse slovacco alla corte di Allegri ha trovato spazio nelle pagine di cronaca e politica, dopo il plateale dietrofront del presidente milanista Berlusconi e i sospiri di sollievo tirati da tanti tifosi azzurri. Sicuri che quei sospiri trovino pieno fondamento? Sicuri che lasciar andare via Hamsik sarebbe una “disgrazia”?
Il talento dello slovacco e i suoi meriti all’interno della crescita vertiginosa partenopea sono assolutamente fuori discussione, ma il peso tattico del giocatore per i suoi compagni è gravoso e alla lunga potrebbe dimostrarsi un gioco che non vale la candela. Hamsik è un giocatore rapido, imprevedibile e con un senso del gol che pochi pari ruolo a livello mondiale possono vantare. Ma al contempo è discontinuo e troppo spesso assente all’interno della partita. In poche parole è un giocatore unico. Ma la sua unicità ha bisogno di essere protetta. Come un cimelio protetto da una teca, le gemme di Hamsik hanno bisogno di barriere che le lascino spazio. Per questo motivo l’organizzazione tattica è imperniata su di lui: sono indispensabili quattro polmoni di ferro a centrocampo per coprire le falle che si creano in giro per il campo. Così risulta impossibile schierare giocatori di fantasia o un regista puro a centrocampo. Basti vedere le difficoltà incontrate dal pur talentuoso Cigarini. Ne fanno le spese le trame di gioco, spesso frammentate e confusionarie, complice anche l’annus horribilis di Gargano. Essere la squadra che in Italia sfrutta meglio l’ampiezza del campo e non poterne cogliere a pieno i frutti per mancanza di rifornimenti adeguati è un peccato capitale. E in Europa la mancanza di qualità a centrocampo si paga molto più che nel Belpaese.
Altro appunto tattico: Hamsik è un rifinitore molto sotto il par (non in senso golfistico) per il suo ruolo. Le doti di passatore sono state spesso sopravvalutate, se per passatore si intende un facilitatore di gioco, come un fantasista che si rispetti dovrebbe essere. Sicuri che con questo mostruoso Cavani, Lavezzi e (forse) Trezeguet serva più un trequartista goleador che un rifinitore puro?
Infine un appunto di ordine manageriale: Hamsik a venti anni dava l’impressione di un giocatore già fatto e finito. Tale è rimasto, anche se con buoni progressi, e probabilmente è arrivato al culmine della maturazione tecnica. Si parla sempre di top team pronti a sborsare fior di quattrini pur di accaparrarselo. E se quelle offerte non verranno più rinnovate?
Cedere un (forse Il) giocatore di punta della squadra in un momento di splendore è sempre complicato, soprattutto in una piazza calda come Napoli. L’esperienza dell’Inter orfana di Ibrahimovic e tri-vincitrice insegna però che talvolta il coraggio, unito ad oculatezza sul mercato, paga.
E se si cedesse Hamsik?