Certo che a voler porre un paragone tra il periodo di nascita della società ed oggi sembrerebbe un paradosso. Eppure quel senso di patriottismo radicato nelle menti del dopoguerra, l’idea di difesa dei propri interessi, di qualcosa che è vivo dentro ogni essere umano, potrebbe, in un modo diverso, rivivere nei costumi e negli usi del tifoso partenopeo dei giorni nostri.
Questo paragone sarebbe inspiegabile per chi non vivesse la situazione personalmente. Il tifoso vive emozioni strane, entra in simbiosi con la propria squadra, tramite un rapporto quasi viscerale, innato, simile a quelle sensazioni di un tempo.
85 anni di storia cuciti addosso, stampati su una maglia, diversa nel corso dei tempi, ma orgogliosa di rappresentare gli stessi ideali di allora.
Come allora il calcio partenopeo era capace di distogliere il cittadino dai mille problemi di quei tempi, così anche oggi il tifoso, una volta entrato allo stadio o comunque pronto per guardare la partita alla televisione, entra in una situazione di stand by, azzera tutto il mondo circostante. Intorno a sè c’è un unico problema: quello di veder vincere la sua squadra con un tipo di gioco magico ed emozionante. Oggi come ieri.
Allora ecco che le passioni e le emozioni lo avvolgono, lo rieducano conducendolo verso valori profondi, lo fanno sentire importante, coinvolto in un mondo quasi utopico, dove tutto è più affascinante, dove ogni cosa ti fa stare bene.
Questo è il motivo per cui auguriamo al nostro Napoli e a tutti i tifosi di vivere ancora altri cento, anzi mille anni di storia, così da emozionarci e ripercorrere a vita le sensazioni che ci uniscono in un’unica anima.
Articolo modificato 1 Ago 2011 - 11:22