Fare la rivoluzione in nome dell’amore per la città che rappresentano è ciò che li accomuna. L’uno vuole e deve cambiare Napoli. L’altro vuole svecchiare il mondo del calcio e ha portato in soli sette anni i colori azzurri nell’olimpo del calcio europeo. Nemmeno idee politiche diverse – l’endorsement per Gianni Lettieri del patron è di appena tre mesi fa – li separa, almeno per ora. Insomma, il sindaco Luigi de Magistris e il presidente del calcio Napoli Aurelio De Laurentiis hanno rinnovato un’alleanza importante. Venerdì si sono visti a Palazzo San Giacomo per una quarantina di minuti, presenti il vicesindaco Tommaso Sodano e l’assessore allo Sport Pina Tommasielli. Sul tappeto il progetto ampio di unire in una sorta di partenership il Napoli che è in Champions e Napoli per rinfrescare l’immagine della città ancora troppo offuscata dall’emergenza rifiuti. Magari coniugando la cultura allo sport, come già accadeva ai tempi di Maradona.
Sul tappeto soprattutto il futuro dello stadio San Paolo e dell’area in cui il vecchio impianto si colloca. «La situazione dello stadio è quella che è – dice l’assessore Tommasielli – ogni volta che mettiamo una pezza ne serve subita un’altra. Al Comune costa molto e ne ricaviamo ancora meno. È altrettanto chiaro che anche per De Laurentiis lo stadio deve essere il San Paolo, però ammodernato, rifatto». Il dono della chiarezza non manca all’assessore che spiega ancora: «Ci saranno altri incontri proficui come quello di venerdì per aprire un tavolo tecnico. Dove discutere della convenzione che scade fra due anni. Possiamo trovare un nuovo strumento ma il senso della questione è che la sinergia con i privati deve realizzarsi. Nel solco della legge e del Prg. Il presidente? L’ho visto molto entusiasta, tanto che gli ho detto “Aurelio facci sognare”, con il calcio e nel dare una mano alla città, e lui mi è sembrato d’accordo». Nella sostanza si sta lavorando a un patto Comune-patron. Con il quale De Laurentiis rifarebbe lo stadio nell’arco di 3-5 anni rimettendo a posto tutta l’area traendone naturalmente i suoi vantaggi. A cominciare dallo sfruttare tutte le aree di pertinenza dello stadio dove collocarvi attività imprenditoriali nel segno dell’intrattenimento. E gli infiniti spazi ereditati da Italia ’90. Un grande progetto dove serviranno molti soldi. De Laurentiis dovrà lasciare una percentuale di quello che farà al pubblico, alla sua Napoli. «Penso alle palestre per i poveri a qualche parcheggio e ad altro» conclude l’assessore.
Non è una novità a Napoli già si è fatto e si sta facendo. Sfruttando i Pua (Piani attuativi urbanistici), il privato porta il progetto e le fonti di investimento. Il pubblico mette le aree. È successo, per esempio, con il Centro direzionale. L’area a est ex Feltrinelli e molti altri Pua sono al vaglio degli uffici e della giunta pronti a partire. Come si dice in questi casi, se sono rose fioriranno perché è certo che se non si trova il modo di rimettere a posto quell’area difficilmente la convenzione verrà rinnovata. Tanto più che ci sono pendenze per circa un milione di euro che il Comune con discrezione reclama, soprattutto in tempi di magra come questi.
Nel corso del colloquio fra sindaco e patron, De Laurentiis ha proposto il suo progetto di riqualificazione di questo pezzo di città, in funzione dello spettacolo calcio ma non solo. Questo il passaggio che fa pendere l’ago della bilancia, per il momento, sulla voce ottimismo e collaborazione, considerando che nell’area occidentale ci sono cinema, Edenlandia, zoo e la nuova Bagnoli oltre che le Terme di Agnano. Un circuito del tempo libero con dentro attività culturali, ludiche e sportive. Manca all’appello proprio Fuorigrotta, la casa del Napoli. Una collaborazione che potrebbe partire già affiancando il Napoli calcio esportando la vera ricchezza di Napoli: la cultura, l’arte, i musei con la Champions.
Articolo modificato 4 Set 2011 - 11:26