Edinson Cavani ha rilasciato una lunga intervista al Corriere dello Sport, ecco quanto dichiarato dal Matador:
Cartoline ( un po’) segrete d’un uomo pubblico: il CaÂvani in versione papà è più bravo del matador che segna a raffica?
“Questo sarebbe più giusto chiederlo a Maria Soledad e, un giorno, quando saÂrà grande, a Bautista. Io spero di essere un buon genitore, sto imparando”.
Diciamo la verità : ma quando di notte il bimbo piange, chi si alza…?
“Dipende da chi si sveglia per primo. E’ un match alla pari, credetemi”.
Prova del pannolino: l’ha mai cambiaÂto?
“Mica solo una volta. A me piace molto dare il mio contributo e poi mi diverte giocare con mio figlio, coglierne la creÂscita e i cambiamenti nelle espressioni, nelle smorfie che fa”.
La sua vita quanto risulta modificata?
“Ora mi sento più ricco dentro, avverto nuove responsabilità , so di dover dare Âinsieme con mia moglie – un’educazione a Bautista ma so anche che c’è tempo per questo. Ha cinque mesi, dunque posso allenarmi con calma per miglioÂrarmi in questa veste”.
Diceva sei mesi fa, voglio una famiglia numerosa.
“Non abbiamo cambiato idea, però senÂza aver fretta. Inutile quindi chiedermi quando arriverà un fratellino o una soÂrellina per mio figlio: calma”.
Intanto, ricomincia il campionato, poi la Champions…
“Ma mio figlio è convocato, sempre. Ha già visto le partite di Coppa America e mi ha portato fortuna. S’è fatto un torÂneo al freddo, sarà già allenato…”.
Un anno di Napoli, quanto ne sa di più?
“Parecchio. Ho avuto modo di girare la città , di visitarla, di verificarne la belÂlezza. Non è facile fare il turista, un po’ perché qui si gioca sempre e un po’ perÂché l’entusiasmo della gente, per strada,è simile a quella dello stadio. Però ho avuto modo di percepire la splendore di questa e l’umanità dei suoi abitanti”.
Lei è sempre riservato, soprattutto sui contenuti intimistici della sua esistenÂza.
“Io e Soledad esprimiamo la fede nei modi in cui è possibile, spesso colleganÂdoci via skype con il nostro Pastore in Uruguay. Qui non è semplice trovare un luogo di aggregazione pubblica”.
Ha conosciuto il sapore del successo, questa estate…
“E quindi sono diventato anche più amÂbizioso. Vincere aiuta a vincere e alzare al cielo un trofeo mi è piaciuto tantissiÂmo. Le mie aspettative sono quelle di chiunque, qua: riuscire a realizzare qualcosa di importante”.
E’ pronto a recitare da protagonista?
“L’anno scorso siamo stati capaci di ragÂgiungere il terzo posto, al termine di una stagione entusiasmante. La campagna di rafforzamento del Napoli testimonia quale sia la mentalità di De Laurentiis e di Mazzarri: le attese si intuiscono, visto gli acquisiti. Vedrete sempre questo gruppo lottare, perché vorremo far belÂla figura nelle tre competizioni che ci aspettano”.
Sensazioni della vigilia?
“Ottime, perché la società s’è mossa beÂne. Poi nel calcio non si sa mai, magari ti gira tutto storto. Noi abbiamo un vanÂtaggio, rispetto agli avversari: la spinta che ci dà il pubblico”.
Sir Alex Ferguson, al Corriere dello Sport- Stadio, ha sottolineato il valore dell’effetto San Paolo.
“Le attenzioni di un allenatore che è nelÂla storia del calcio mondiale rendono onore al lavoro di questo club e sottoliÂneano quanto il Napoli abbia un suo ruoÂlo anche per gli altri. La passione del pubblico è indiscutibile: amici comuni, con i quali parlo, mi dicono sempre che, visto dall’esterno, è impossibile far maÂle in quello stadio, perché l’urlo della gente sembra trascinare”.
E ora c’è ancora più euforia in giro.
“Immagino che i tifosi attendano l’inizio del campionato e la Champions proprio come noi. Siamo onorati di aver raggiunÂto questo traguardo e ora ci affidiamo anÂche a loro”.
Onestamente, s’aspettava di arrivare a quei livelli?
“Confesso, non ci pensavo. Io so per cerÂto che ogni volta do sempre il 100% ma trovarci a lottare per lo scudetto, segnaÂre così tanto, è stata una piacevolissima sorpresa. Abbiamo avuto dal campo la riÂcompensa ai sacrifici fatti e sento che quest’anno riusciremo a essere quelli della passata stagione”.
Si comincia e sarà subito Dzeko, Aguero, Tevez, Ibrahimovic…
“Ma io non ho paura di nessuno, qualcuÂno di questi avversari l’ho affrontato in Coppa America, altri in campionato. In campo si è undici contro undici, vince chi sbaglia di meno ed il Napoli è in graÂdo di contrastare chiunque”.
Sfida a tutto campo, da Di Natale a ForÂlan.
“Di Natale ha già vinto due volte il titolo di capocannoniere, dimostrando di avere classe e fiuto del gol. Ora ritrova tra gli avversari pure Forlan, grande calciatore per una grande squadra, un uomo che ha fatto bene ovunque: non conosce il calcio italiano, ma imparerà presto”.
Qual è il vostro vantaggio, se pensa ce ne sia almeno uno?
“Essere ripartiti da Mazzarri e dal suo staff, la continuità che verrà garantita dai sistemi di allenamento. Con l’UruÂguay, nei primi tempi, fu dura per TabaÂrez e non mancarono le critiche. Il camÂpo ha sostenuto che bisognava aspettarÂlo. Siamo riusciti ad imporci nella CopÂpa America e nel 2010 abbiamo chiuso un gran Mondiale”.
Qual è il vostro handicap, ammesso che lo voglia svelare?
“Siamo meno esperti di altre formazioÂni internazionali, molti di noi per la prima volta si affacciano alla ChamÂpions. Però abbiamo dentro talmente tanta voglia di confermarci anche a questi livelli, che potremmo superare queste umane difficoltà . Oggi veniamo ritenuti, come ha sottolineato FerguÂson, una squadra importante; può darÂsi che in giro ci sia qualcuno che si sia appassionato a noi vedendoci giocare: sentiamo la responsabilità , ma non è un peso” .
Perché si parla soprattutto della Champions e così poco di campionato?
“Ah, non lo so. Comunque vi dico che l’anno scorso a Cesena ho segnato una doppietta, la seconda con la maglia del Napoli: la prima l’avevo realizzata a Boras, in Svezia, sul sintetico… »”.