Chioma bionda e spalle larghe, grande forza fisica e cognome teutonico, questo è l’identikit del 22enne difensore azzurro Ignacio Fideleff. L’argentino arrivato a Napoli come oggetto misterioso per i tifosi ma molto apprezzato dal presidente, di cui queste sono state le sue prime parole sul giovane difensore : “Abbiamo preferito puntare su un argentino perché ne abbiamo già altri ed ho pensato che si sarebbe subito ambientato”. Un investimento per il futuro che ieri si è macchiato del grave errore che ha spalancato la porta a Moscardelli. L’errore, o l’ infortunio (così lo chiama Mazzarri), è costato caro all’esperimento chiamato “Napoli B”, ed è addebitabile un pò ingenerosamente a suo conto. Ridurre la prestazione dell’argentino a quei pochi secondi, è riduttivo e controproducente. Diventare grandi significa anche avere il coraggio di rischiare e soprattutto la possibilità di sbagliare. La gara del ragazzo di Rosario è stata cerchiata con la matita rossa, ma non è di certo da bocciare. L’impatto con la serie A ed i suoi relativi tatticismi annidano più di qualche difficoltà. Fideleff ha giocato un primo tempo strepitoso, facendo vedere notevoli capacità tecniche nel disimpegno difensivo. Muscoli e agonismo, tempismo ed anticipo queste sarebbero stati gli aggettivi da appellargli prima del fatico 73’ minuto di gioco. L’argentino ha mostrato personalità lanciandosi anche come attaccante aggiunto, ha incassato la dura lezione inferta dal “chi sbaglia paga” ma, tutto sommato, ha mostrato di poter giocarsi una maglia da titolare. Quella di Verona rimane una gara “particolare” perché forse anche il Napoli A sarebbe potuto incespicare nel fortino clivense. E’ stata una gara tra blocchi contrapposti, Fideleff è riuscito a prendere la misure prima su Thereu e poi su Paloschi. Puntare il dito contro perché alle volte la dea bendata non ti assiste è da ipocriti. Errare humanum est, perseverare autem diabolicum, questo è il nostro metodo di giudizio!
Alessandro D’Auria