Archiviate le prime quattro giornate di campionato, il bilancio degli azzurri è figlio di altrettanti impegni concentrati in un lasso di tempo a dir poco asfissiante. E’ pur vero che i tanto osannati ricambi adeguati sono arrivati, e che il tasso tecnico globale sia salito di qualche spanna, ma è palesemente visibile agli occhi di tutti che la manovra risente a tratti di quella lucidità necessaria a portare in cascina gare come quella di ieri, oppure come quella di Verona, dove le, seppur poche, reali azioni goal dovrebbero essere concretizzate al punto che la definitiva e tanto agognata etichetta di “grande squadra in lotta per le prime posizioni” venga posta sull’impronta del campionato azzurro.
Il riferimento non è puramente casuale se osserviamo le opportunità sotto porta di Cavani,Lavezzi,Hamsik & company, ai quali vanno sicuramente aggiunti la mancata assistenza di Pandev, da cui si aspetta l’esperienza e il cinismo che i tre assi d’attacco, per una serie di ragioni, non saranno sempre in grado di assicurare. Non da meno il non-supporto di Santana, al quale Mazzarri ha chiesto quei goals che lui mai ha fatto in carriera ( ci si chiede se mai li farà, ma è questo il nostro augurio) o, perlomeno, quegli assist e quella freschezza tecnico-tattica che t’aspetti da uno che entra per gli ultimi venti minuti e si ritrova con i mezzi che ha, di certo non al di sotto di quelli che aveva “el principito Sosa” lo scorso anno. Per concludere, Mascara, nell’unica opportunità avuta contro il Chievo ha probabilmente dimostrato che ha bisogno di più di metà gara una tantum per portarsi a livelli accettabili. Restano momentaneamente al palo Chavez, il quale sta prendendo confidenza con la squadra osservandola dalla panchina, o qualche volta addirittura dalla tribuna, ma non è certo una questione di angolazioni il fatto che Mazzarri non si fidi ancora di lui, e quel Lucarelli tanto voluto dal tecnico e tanto appoggiato da parte della tifoseria, il quale, dopo una buona preparazione atletica nel calcio d’agosto, gode ancora di più di un dubbio, sia a livello fisico (la struttura fisica dell’ex livornese ha bisogno di più tempo rispetto ad un normale fisico di un calciatore tipo) che a livello tecnico, poichè il gioco dei partenopei si fonda sulle ripartenze e sulla velocità di manovra, non certo sulle “spizzate” e sul gioco di sponda che Lucarelli potrebbe fornire quando la forma fisica glielo consente. Tuttavia questo “modus operandi” potrebbe venir utile a gara inoltrata, magari proprio in una di quelle serate in cui la palla non vuole saperne di entrare, quando la manovra è bloccata e gli avversari ti chiudono, quando un certo Natali sovrasta il tuo migliore cannoniere e gli altri compagni di reparto hanno preso da tempo le misure al tuo mastino Lavezzi, sfinito e sfiancato dal continuo su e giù. In conclusione, pecchiamo ancora di cinismo e di concretezza, fondamentali per chiudere match in bilico ed aperti a qualsiasi risultato, anche se non propriamente meritandone il successo, proprio come le grandi squadre sanno fare, proprio come spesso ci è capitato quando vestivamo i panni della vittima predestinata. E’ il momento di operare il passaggio di consegne e di diventare da preda a predatore.