Sono passati appena tre giorni dalla delusione di Chievo e già dobbiamo rientrare in campo come se non fosse successo nulla. Sono stati giorni in cui le parole riecheggianti in ogni ambiente, in ogni casa e in ogni vicolo di Napoli sono state: turn over. Non sono convinta che tutti ne conoscessero in significato, ma tutti sapevano che non era stata una cosa buona. Il mistero dei tre punti che ogni anno ormai lasciamo al Chievo ha quasi offuscato il mistero del sangue di San Gennaro, avvenuto nella stessa settimana. Probabilmente il giallo delle casacche veronesi ci dà fastidio agli occhi, probabilmente Moscardelli ci promette sempre una contro-partita di pandori per Natale o abbiamo adottato Giulietta nonostante la dubbia moralità da noi affermata più volte. Fatto sta che il ricambio di giocatori effettuato dal mister più che un turn over, si è rivelato un game over. E il rammarico è tanto, visto lo stop subito da chi stava con gli stessi nostri punti.
Certo è che siamo appena alla terza di campionato e non possiamo già declassare un Napoli esaltato appena tre giorni prima contro il Milan.
Guardiamo avanti e scendiamo in campo con la Fiorentina. Il viola è meno accecante del giallo anche se in effetti porta un po’ sfiga, Gilardino non c’è e in tutti i casi non credo abbia promesso bistecche per tutti e a guardare la bandiera del Chievo che spunta nel settore ospiti non credo abbiamo adottato la Venere di Botticelli. Ci sono tutte le carte in regola per giocarcela senza sconti.
O almeno così speriamo. Anche se fin dall’ingresso allo stadio si capisce che è lontana l’esaltazione post-Manchester e che intorno c’è un’aria rilassata che preoccupa. Nessuna fila ai tornelli, curva semivuota a due ore dalla partita e le casse del San Paolo silenziose.
A preoccupare ancora di più è il fatto che troviamo il nostro gruppo diviso. C’è chi ha deciso di vedersi la partita più giù rispetto al solito posto. Storciamo il naso, ma propendiamo per la nostra visuale più alta e scaramantica. Prossima volta li prendiamo per le orecchie e li portiamo su.
In tutti i casi, siamo in formazione ridotta. Un amico starà lontano dallo stadio per due mesi per lavoro. Il lavoro nobilita l’uomo e impoverisce la curva. Lo chiamiamo per fargli sapere che manca a questa grande famiglia di pazzi.
Il pre-partita è soft. Le curve si riempiono lentamente, i distinti restano quasi deserti. Evidentemente il prezzo dei biglietti e la prossimità di due partite ha costretto i tifosi a scegliere e la Champion’s di martedì probabilmente avrà un richiamo maggiore. I nostri discorsi partono da una rapida disamina di Chievo, promuoviamo Fideleff nonostante l’erroraccio e lo fa anche Mazzari visto che lo rivuole in campo contro i viola. Intanto stiamo già con la testa al Villarreal e all’Inter. Seguiamo entrambi via web e sulla vittoria dell’Inter siamo contenti sperando che lo sfogo contro il Bologna le basti! Per quanto riguarda il Villarreal corrono voci di un Rossi uscito per infortunio. Siamo sportivi e non esultiamo…vabbè! Siamo poco sportivi e un po’ esultiamo! Poi abbiamo saputo che l’amico che ci ha ospitato in Inghilterra ha visto la partita degli spagnoli con gli occhiali-seccia utilizzati anche con il Milan contro il Barcellona (ricordate i tanti infortunati rossoneri contro il Napoli?!). Beh!Non hanno deluso neanche questa volta.
Col resto del gruppo ci facciamo gli occhi dolci da lontano, ma quando entrano gli azzurri per il riscaldamento ed è l’ora del nostro rito, li richiamiamo con il coinvolgimento di una decina di sconosciuti e sgolandoci non poco. Già dobbiamo fare a meno dei chicchirichì, ormai in letargo da troppo tempo, già siamo orfani di un compagno, poi scopriamo che neanche Zio Ciro ci sarà perché è a un matrimonio. Così si arrampicano volentieri sui malcapitati che siedono nelle file sottostanti per partecipare al nostro grido di battaglia. Bene! Ora possiamo entrare in clima partita tranquilli.
Fin troppo tranquilli. Si nota uno strano immobilismo in curva a cui non siamo abituati neanche durante le amichevoli. Praticamente, gli spalti anticipano il campo.
Cominciamo con un minuto di silenzio per i caduti in Afghanistan. Per un attimo abbiamo creduto che fosse per la partita contro il Chievo. In effetti, ci sembrava esagerato. Ovviamente il minuto dura dieci secondi e c’è chi riempie il vuoto con frasi indicibili riguardanti la mamma di qualche giocatore avversario. Il solito genio con le manie di protagonismo.
Dopo il fischio dell’arbitro abbiamo assistito ad un replay, o quasi, della scorsa stagione. Noi proviamo molto timidamente a sbloccare il risultato, loro si difendono ripartendo con qualche contropiede. Ad un certo punto il calcio non è più piaciuto e si è giocato un po’ a pallavolo nella loro area di rigore. Amo entrambi gli sport, ma mi sarei divertita di più se l’arbitro avesse concesso un sacrosanto rigore. Ma forse le regole sono cambiate e non ci hanno avvertito.
Insomma, uno zero a zero che non ci fa arrabbiare più di tanto, ma che ci fa rimpiangere ancora di più i tre punti lasciati a Verona. E guardando la prestazione di stasera dei “titolarissimi”, forse il famoso turn over non è servito a molto. Ci salutiamo con l’amaro in bocca e con tante pacche sulle spalle.
Da lontano facciamo segno agli altri che martedì non ci sono scuse, dobbiamo essere di nuovo tutti compatti e ho minacciato pubblicamente i miei salumieri perché un’altra partita senza chicchirichì non me la vedo.
Tornando a casa, in tangenziale, accanto mi sfreccia un auto con un ragazzo che con la testa fuori dal finestrino canta a squarciagola : “E io lo so perché non resto a casa!”. La squadra può anche pareggiare, i tifosi, invece, per fortuna vincono sempre.