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Quanto sia ma­turato, professionalmente ed umanamente, se ne so­no accorti anche i tifosi del Napoli, oltre ai compagni di squadra, Mazzarri, gli avversari. Lavezzi ha tro­vato l’autostima giusta e la convinzione di poter fare da leader in questo grup­po dove sudamericani ed italiani hanno raggiunto una sintonia straordinaria. Se a San Siro cantavano «Pocho-Pocho» al momen­to della sostituzione è stato perchè ave­vano apprezzato la tenacia con cui l’at­taccante di Villa Gobernador Galvez si era battuto contro Zanetti, Samuel e Cambiasso, suoi connazionali. Non solo, Lavezzi aveva anche fornito l’assist a Maggio per il gol del due a zero. Il secon­do consecutivo dopo quello regalato ad Hamsik con il Villarreal. Ed aveva al­lungato spesso la squadra ad ogni ripar­tenza. Insomma, un elemento fondamen­te in quel tre a zero già passato alla sto­ria per aver sfatato un tabù che resiste­va da diciassette anni. Assist, rigori procurati, dribbling ubriacanti e devastanti. Questo è oggi Ezequiel Lavezzi, un attaccante che a ventisei anni si trova nel pieno della con­sacrazione tecnica. E’ da questo momen­to in poi che i calciatori sprigionano in pieno le loro qualità tecniche . «Io a vita nel Napoli? Non si può dire. Specie nel calcio, nessuno può prevedere cosa ac­cadrà in futuro » . I napoletani ne hanno apprezzato anche la sincerità. Il Pocho non sa mentire. Oggi si sente più che coinvolto nel progetto Napoli. Si sente parte integrante. E farà di tutto per tra­scinare la squadra sempre più su in campionato ed avanti in Champions Lea­gue. Ma domani, chissà. Perchè mentire, poi? Perchè pregiudicarsi il futuro im­pegnandosi con dichiarazioni non since­re? Dopo sei campionati disputati con la stessa maglia è legittimo aspirare a qualcosa di diverso, scoprire nuove real­tà, cercare anche di guadagnare di più. I tifosi hanno capito e giustificato. Per loro, resta sempre il Pocho, un giocato­re che fin dal primo momento ha sposa­to la causa e mostrato senso di apparte­nenza.

IL CALCIATORE- Anche lui sa che un attac­cante viene valutato in base ai gol che realizza. Lavezzi non ne fa tanti. Mai ar­rivato in doppia cifra da quando gioca nel Napoli: 8 al primo anno; 7 al secon­do; 8 al terzo; 8 nella passata stagione. Eppure non se ne crea un problema.

«Mandare in gol un compagno è altret­tanto gratificante. Purchè vinca la squa­dra. Proverò a segnare qualche rete in più» , disse alla vigilia della sfida con il Villarreal di Pepito Rossi e Nillmar, que­st’ultimo costretto ad un lungo stop per infortunio.

Ma Lavezzi di gol ne ha già segnato uno. A Cesena. Di astuzia e rapidità. Poi ha disputato una gran partita a Manche­ster (sfiorando la marcatura). Quindi ha sfiancato la difesa del Milan tramortita dalla tripletta di Cavani. Inoltre ha for­nito un assist decisivo e procurato un ri­gore contro il Villarreal. Infine, il secon­do servizio vincente con l’Inter. Tutto questo trascinandosi un fastidioso ma­lessere al calcagno destro. Per questo, la sosta servirà per farlo guarire. Ieri gli è stato risparmiato il campo. Solo pisci­na. E non calzerà scarpette da gioco fi­no all’inizio della settimana prossima. Fa niente che ha dovuto saltare la Na­zionale. Anzi, gli ha trasmesso solo la ca­rica per fare ancora meglio con il Napo­li.

L’UOMO- Ha trovato stabilità anche nei sentimenti. Va a gonfie vele il rapporto con Yanina Screpante, architetto e mo­della. E con il piccolo Tomas, 5 anni, c’è possibilità di vederlo e coccolarlo sep­pure a periodi. Oggi Lavezzi fa sognare i napoletani che l’hanno visto maturare e diventare un giocatore determinante sotto i loro occhi. Lo vedono come un proprio figlio e i figli sono (e resteren­no), «piezze ‘e core» , diceva Eduardo De Filippo.

Fonte: Corriere dello Sport

Articolo modificato 6 Ott 2011 - 09:40

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Scritto da
redazione