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La settimana nera di Cavani. Dalla su­perfesta con il Milan, dai tre gol ai rossoneri, dal paradiso dei bomber al­l’inferno dei perdenti. E non è tutto. C’è dell’altro, infatti. C’è che è passato anche da quei ladri in ca­sa a quel palo – ladro pu­re lui per certi versi ­che gli ha rubato il gol e che probabilmente ha in­dirizzato il match sul bi­nario della delusione. Hamsik di testa, gran vo­lo del portiere di Colom­ba e palla sul destro, a tre metri dalla porta la­sciata spalancata. Un colpo certo, a colpo sicu­ro. E invece palla contro il palo e gelo addosso al Matador e al resto dello stadio già di per sé ta­gliato dalla tramontana. Sinceramente? Beh, sin­ceramente Cavani non ha stregato nessuno in questa notte nera per Mazzarri e la sua comiti­va. Sì, Cavani stavolta non è stato Matador, an­che se nessuno, né du­rante né dopo la partita è riuscito a a fargliene una colpa. 

IL PRESIDENTE – Nessuno e tantomeno il presidente. Il quale, a fine gara, nel­lo spogliatoio, ha rincuo­rato tutti e pure lui. Braccia larghe, sorriso amaro e un po’ forzato, tono di circostanza, ma anche convinto del pro­prio pensiero, infatti, De Laurentiis a fine partita s’è limitato a poche paro­le. «Pazienza, ragazzi. Non si può vincere sem­pre. Ci rifaremo presto » , ha detto. E quel « presto » voleva dire « subito » . Ov­vero martedì. Dopodo­mani. In Champions. Contro il Bayern che al San Paolo ancora ieri se­ra aveva una sua spia. 

MATADOR – Ma la ‘ carez­za’ del presidente non ha certo mitigato la delusio­ne di Cavani. Un Cavani, forse, stanco dopo gli im­pegni con la sua Nazio­nale. Forse anche un po’ giù di corda per quella sua casa forzata, violata e ripulita di magliette e di ricordi. O forse, chis­sà, contro il Parma il po­vero Matador è solo sci­volato, assieme agli altri, in una serataccia. Di gio­co e di risultato. Inten­diamoci. L’impegno non è mai mancato. Né il suo né quello degli altri, ma s’era capito dall’inizio che sarebbe stata dura. Perché il Parma ha ta­gliato quasi i tutti i rifor­nimenti ‘puliti’ per quei signori là davanti. E quand’è così, a Cava­ni alla fine resta tra le mani poco. Che vuol di­re, magari, tanta genero­sità – e così’ è stato anche stavolta – ma niente gol. Delusione, dunque. Boc­ca chiusa e sguardo bas­so all’uscita dallo stadio per il Matador che la sconfitta l’aveva appicci­cata sulla pelle. E si ve­deva. E si capiva. Delu­sione. Ma anche rabbia. E voglia di vendetta. Che vuol dire Bayern, si ca­pisce. Ecco, è sui tede­schi che ora si concentra El Matador del Napoli. Che non vuol dire solo aver voglia di vincere, di cancellare l’amarezza, di far gol com’è giusto che sia per uno come lui. No, pensare al Bayern, an­che per Cavani vuol dire oggi pensare e puntare ad una prestazione da protagonista. Da bomber ritrovato. Insomma, da Matador azzurro. 

QUEL PALO… – Perché quel­lo che contro il Parma è mancato a lui e agli altri azzurri è stato proprio lo spessore complessivo della gara. E poi, alla fi­ne, non è stato neppure fortunato El Matador. Lui, proprio lui, il bom­ber che non perdona, mancare quel gol fatto. Ma forse quel pallone sparato sul palo dal suo destro e, beffardo, rim­balzato in campo a poco dalla fine è stato solo lo specchio, il riflesso ma­ledetto della sua serata. Della sua e di quella del resto della squadra.

Fonte: Corriere dello Sport

Articolo modificato 16 Ott 2011 - 10:39