Affrontare il Bayern di Monaco non è mai un atto banale. Per nessuno. E neppure per uno come Aurelio De Laurentiis sempre abile a scansare le emozioni.
«Domani giochiamo contro i signori del calcio, una squadra che fino ad adesso non ha preso un gol in Champions e che nel campionato tedesco sta dominando. L’anno scorso non erano così forti, ma quest’anno sembrano davvero imbattibili».
Il presidente del Napoli spiega – dall’auditorium del Castel Sant’Elmo dove ha preso parte al NapoliFilm Festival – che questo significa che il suo Napoli partirà già battuto:
«Non scherziamo, giocheremo per vincere e magari segnare quel gol che nessuno riesce a fare al Bayern».
Per un attimo torna a parlare della sconfitta con il Parma:
«Noi eravamo stanchi, qualcuno dei nostri era reduce da un lungo viaggio (Cavani, Gargano e Zuniga, ndr) e il Parma aveva più fame. I miei giocatori non sono dei robot. E poi è chiaro che magari qualcuno aveva già la testa alla Champions. In questo contesto la sconfitta può arrivare, è stato solo un incidente di percorso e non bisogna farne un dramma».
In uno scenario del genere, De Laurentiis lancia la Juventus in cima al campionato: «Ovvio, i bianconeri diventano pericolosi perché sono in forma e hanno meno distrazioni delle altre grandi non dovendo giocare le Coppe europee».
Il primo bivio della stagione del Napoli è domani sera: battere il Bayern Monaco al San Paolo significa aver fatto un bel passo in avanti verso gli ottavi di Champions League, da prima o da seconda, poco importa. Alla larga dai paragoni, dalle rievocazioni, dalle nostalgie. Quella di domani è una gara dove i tre punti in palio sono fondamentali per il passaggio del turno: per il Bayern che vuole difendere il suo primato nel girone, per il Napoli che punta scopertamente a prenderne il posto.
E proprio domani fanno giusto due anni. Due anni esatti dall’inizio dell’era Mazzarri sulla panchina degli azzurri. Il 18 ottobre del 2009 l’avversario era il Bologna di Papadopulo, fra poco più di ventiquattro ore i super bavaresi dell’eterno Jupp Heynckes.
Chissà se ieri mattina, nel quartier generale di Castelvolturno, mentre sul maxischermo scorrevano le immagine del travolgente 4-0 del Bayern ai danni dell’Hertha di Berlino, Walter Mazzarri avrà ripensato a quella vigilia di due anni fa. Quando prese un Napoli sull’orlo della crisi per riportarlo tra le grandi. Chissà se girandosi intorno nella sala dell’Holiday Inn, fermando i frame per sottolineare i movimenti di Van Buyten o di Kroos si accorgerà che ad ascoltarlo sono quasi tutti gli stessi della vigilia di quella gara della riscossa col Bologna.
E chissà se per far crescere ancor di più la voglia ai suoi giocatori, abbia ricordato a quel gruppo storico da dove erano partiti e dove sono stati capaci di arrivare. Già, messa a confronto la formazione di allora con quella – assai probabile – di domani ci si accorge che il blocco dei fedelissimi del tecnico è rimasto immutato. Da quel 2-1 strappato ai felsinei un minuto dopo il novantesimo da Maggio alla supersfida di domani sera, le uniche differenze in campo si chiamano Inler, Cavani e Dossena.
Autentici fuoriclasse. Ma per il resto i volti sono gli stessi di quella domenica pomeriggio. L’ordine di Mazzarri è quello di sdrammatizzare il ko di Parma. Ammesso che qualcuno ci pensi ancora. «Non è successo niente. Niente di grave, almeno», ha detto il tecnico ieri mattina liquidando la sconfitta del San Paolo di sabato e tuffandosi sulla squadra che in Germania domina la Bundesliga. Particolare attenzione ai movimenti e alla potenza fisica di Mario Gomez (il suo manager è il napoletano Maurizio Gaudino) e del francese Ribery. L’olandese Robben non c’è, meglio così. Mazzarri e il suoi assistenti si sono soffermati sul movimento dei due mediani, Schweinsteiger e Tymoschuk, che fanno da pendolo tra la difesa e il centrocampo.
La squadra è fatta, Mazzarri non ha punti interrogativi se non quello tra Gargano e Dzemaili, con l’uruguaiano che appare favorito rispetto allo svizzero (e non solo perché l’ex Parma è reduce da uno stop di venti giorni). Tatticamente, invece, due sono gli imperativi categorici: la linea difensiva deve essere sempre alta, e tutta la squadra deve mettere pressione fisica su ogni avversario.
Articolo modificato 17 Ott 2011 - 09:34