Se mi avessero detto a fine agosto, quando un tedesco, Lothar di nome (e, dopo il sorteggio, anche di fatto) ci aveva abbinato al girone dell’inferno, che avremmo chiuso l’andata a 5 punti, avrei fatto un sorriso compiaciuto e avrei chiamato la neuro. Se mi dicessero adesso che è impossibile passare il turno e che dobbiamo accendere un cero a San Gennaro per accedere almeno all’Europa League, farei un sorriso compiaciuto e gli direi che la neuro lo sta ancora aspettando.
E’ incredibile come cambi la percezione della nostra forza in così poco tempo, semplicemente giocando e confrontandoci con squadre che restano forti e superiori per molti aspetti, ma diventano ad un tratto…umane. Quando vidi il Bayern come nostra testa di serie, pensai subito alla loro possanza fisica, a Ribery, Gomez, Robben e nomi simili a quelli di supereroi. E poi immaginai i nostri Aronica, Cannavaro, Gargano, Zuniga entrare in campo per marcare la presenza. Non per pessimismo, forse per timore reverenziale. In tutti i casi, dopo la sconfitta di sabato con il Parma, ho ascoltato molti commenti simili. E questa volta per pessimismo. Non li ho condivisi. Con il Parma, il nostro Napoli è stato quasi irriconoscibile, assente. Come se stesse pensando ad altro. Come se stesse pensando ad un’altra partita. Come se dovesse giocare dopo tre giorni con una delle squadre storiche del calcio mondiale. Come ha detto Hamsik qualche giorno fa: “Giocare contro il Bayern te lo sogni fin da piccolo”.
E tutt’a un tratto, ci accorgiamo che noi piccoli non siamo più. E’ finito Il tempo dei sogni, è invece tempo che questi si avverino.
E che la partita sia attesa e sentita lo si capisce già dal primo mattino. Si va a lavoro in metro e ovunque ci sono giornali sportivi aperti sulla pagina dedicata al Napoli, non senti parlare altro che di Robben che non gioca e siamo fortunati, di Zuniga preferito a Dossena, e siamo ancora più fortunati, di permessi di lavoro presi, di riunioni spostate da capi rassegnati alla malattia azzurra dei loro dipendenti. Un tizio con in bocca meno denti del portiere del Novara, sorrideva a tutto il vagone ricordando quel Napoli-Bayern famoso. Lui c’era. In curva B. E racconta estasiato le gesta di una squadra che non pochi paragonano a questa di oggi. Io non mi azzardo neanche a pensarlo, ma le emozioni, a sentire la voce rotta e gli occhi lucidi di chi lo ricorda, sono sempre le stesse. Noi ci perdiamo nella nostalgia del tifoso, ma non la fermata. Più che un viaggio in metro, è stata una puntata di “Sfide”.
Ma di sfida in testa ne abbiamo una sola, adesso. Archiviamo a fatica la tre quarti di giornata lavorativa e alle 16:30 siamo già pronti. Presto, dite?! Beh..arriviamo alle 17 e la fila ai cancelli c’è già. Qualche nostro amico pure. E anche qualche sorpresa bella e inaspettata di persone “emigrate” venute apposta da Roma e che ci torneranno subito dopo la partita. Ci salutiamo, ci aggiorniamo sulle novità non calcistiche e ci diamo appuntamento dentro, al nostro solito posto. Siamo tutti d’accordo che c’è uno strano silenzio intorno, una calma apparente, un’agitazione interna che non traspare.
L’entrata allo stadio è semplice, triplo filtraggio per il controllo biglietti, solita tastatina allo zaino, tornello finto perché spento. Siamo dentro e vediamo già il nostro amico venuto da Roma che ci sorride da lontano. E’ anche grazie a lui se siamo riusciti nonostante il pienone a restare tutti uniti e compatti.
Diamo un’occhiata all’orologio e…mancano “solo” tre ore e un quarto al fischio d’inizio, due ore al riscaldamento della squadra e dieci minuti per vedere lo stadio pieno. I 60.000 pazzi sono pazzi per davvero. Tutti lì, tre ore prima attrezzati con carte da gioco, giornali, I-phone con giochi di tutti i tipi, libri da intellettuale, telefonino con video poco intellettuale, ma molto in voga in questi giorni…telefonino che è passato di mano in mano da una fila all’altra, da fare invidia ad uno spinello, e la leggenda dice che abbia attraversato tutti i settori e che uno spettatore della tribuna non abbia visto neanche il goal del Bayern, intento a guardare l’avvincente fine del video amatoriale. Il goal in realtà rischiavamo di non vederlo neanche noi, intenti ancora a sistemare le bandierine coreografiche e a lanciare coriandoli. Coriandoli costruiti meticolosamente da tutti noi nel pre-partita. Una piccola catena di montaggio ben avviata che ha prodotto una quantità enorme di coriandoli rubando giornali da sotto il sedere di tutti i malcapitati intorno. Capirete che tre ore sono lunghe da far passare.
Salutiamo il nostro rivenditore ufficiale di acqua Lete e notiamo uno strano bicchierino azzurro nel “bancariello” con del liquido marrone. Ricorda vagamente il mitico caffè Borghetti. Lo proviamo e siamo tutti d’accordo che l’assaggio invece ricorda vagamente il caffè del giorno prima e freddo. Il pezzotto del Borghetti non fa proseliti. Ce ne apriamo uno originale e ci rifacciamo la bocca.
Prima dell’ingresso in campo, in curva distribuiscono bandierine azzurre coreografiche e noi scherziamo con il Fedayn sul p.s. del volantino di sabato scorso. (Per chi non ricordasse, recitava: “Nell’intervallo non mangiare il panino, rileggi il volantino”). La sua risposta è stata geniale: “Vabbuo’, ma quella è goliardia!”. Vi assicuro che ripetuta 4 volte nel giro di 30 secondi, fa un certo effetto. Qualcuno associa la parola gol-iardia al fatto che si parli di cibo.
Il pre-partita è animato anche da un po’ di nervosismo e sulle scale della nostra fila di accenna una mini rissa tra un ragazzo e un tipo sulla quarantina o trentina portati male. In tutti i casi, il nocciolo della questione era la divisione di uno scalino, in tre si sta stretti e il ragazzo doveva smammare. Dopo il primo pugno, l’ha capito. Non ha reagito, è sceso un gradino più sotto arrabbiato e deluso. Ci siamo arrabbiati anche noi e avendo un posto libero nella fila, l’abbiamo accolto tra noi. Non vogliamo che ricordi questa serata solo per un tipo con le mani al posto della bocca. E lo inseriamo nella catena di montaggio dei coriandoli.
Bando alle ciance. Io so cosa vi state chiedendo. So cosa vi attanaglia la mente dall’inizio del racconto del pre-partita. Già all’ingresso avete aspettato che io dicessi se lo zaino poteva essere tastato dalla steward senza problemi o si sarebbe schiacciato qualcosa. Ebbene! Dopo il Parma eravamo lì, pronti a bocciarli e a criticarli. Un po’ come abbiamo fatto con il nostro Napoli. Abbiamo lasciato fare al destino. E il destino ha voluto dargli una seconda possibilità. Sto parlando ovviamente di loro. I chicchirichì!! Qualcun altro li ha presi per noi, sono di una marca diversa, sono più piccoli e si sciolgono prima, ma hanno port ato un gran bel punto e non credo che li lasceremo facilmente. Insomma, se il pezzotto del Borghetti è stata una delusione, il pezzotto dei chicchirichì hanno avuto la nostra approvazione.
Lungo pre-partita. Brevissimo il lasso di tempo intercorso tra il San Paolo che canta “The Champiooooon’s” , il fischio d’inizio e un pallone che rotola nella nostra rete. Probabilmente la difesa stava ancora complimentandosi con Ribery per il trucco di carnevale o Cannavaro era ancora a posare il gagliardetto in panchina, oppure il volume del tifo era troppo alto che non hanno sentito il fischio. Fatto sta, che restiamo tutti immobili. Guardiamo quei giocatori enormi, alti, giganteschi esultare troppo vicino alla curva. E ci mettiamo un po’ per riprenderci. La prima bestemmia ci esce dopo due minuti buoni dal goal incassato.
Ma ci svegliamo, giochicchiamo, teniamo botta ad un Bayern impressionante. Attaccano in cinque, annullano il nostro centrocampo, Ribery è proprio lui e non un sosia col trucco venuto bene, sono fisici e anche tecnici e anche tattici e anche…umani! La difesa pare impeccabile, ma non lo è. Dal 5 agosto non prendono goal e ci riescono facendoselo da soli. Per carità, non sminuisco l’azione del Napoli, ma la buona sorte ci ha dato una mano. E per fortuna la mano ce l’ha messa anche De Sanctis (anche lui di nome e di fatto!). Un rigore retroattivo, visto che abbiamo sentito il fischio quando eravamo già noi in attacco. Ci guardiamo intorno. Non capiamo. Un amico che la sta ascoltando la radio mi manda un messaggio con scritto “Replice non sa dire perchè sia rigore”. Gli rispondo : “ Neanche noi!”.
Ma sappiamo chi gliel’ha parato. E oggi vogliamo tutti sposare il nostro pirata Morgan.
Dopo conteniamo una squadra forte, fortissima. E abbiamo anche qualche occasione, Gargano recupera più palloni dei raccattapalle. Ad un fallo su Aronica, da dietro gridano: “Omm’ e Kartoffeln!”. Eh si, che non si dica che non siamo internazionali!
Peccato per il Man City che vince all’ultimo minuto. Ma che non ci venga in mente di lamentarci. Applaudiamo i ragazzi e come ha detto qualcuno: “ Altro che turn over. Mo ci vuole una settimana di ferie!”
Tornando ho sentito dire che a Monaco è forse anche più facile vincere e che agli ottavi ci andiamo vincendo in casa con il Man City.
Io sorrido compiaciuta e questa volta dico alla neuro di aspettare e di lasciarci nella nostra meravigliosa follia.
Articolo modificato 19 Ott 2011 - 10:51