Non ci sta bene questa sconfitta, nel quadro che gli azzurri ci avevano dipinto. Una vera e propria “pennellata” maldestra quella di ieri sera, volta a sminuire un capolavoro che si pregustava dopo la gara stravinta con l’Udinese. Ma cosa ha tradito gli azzurri allo stadio “Massimino” ? Le disamine sono molte, vere ne sono soltanto alcune, forse una che accumuna molte analisi di illustri giornalisti è quella della scelta a dir poco azzardata di spostare Santana nel ruolo di Gargano, al fianco di Inler. I piedi buoni ci sono, ma un interditore che si rispetti ha nel suo DNA due cose fondamentali che non debbono mai mancare: la reattività nel pressare l’avversario, per cercare di sdradicargi il pallone e favorire la ripartenza, e poi un minimo di potenza fisica in modo da poter sovrastare l’avversario di turno. L’argentino non ci sembra avere queste caratteristiche, anche se non è questo il punto; il fatto è che fare esperimenti quando in panca hai un uomo più equilibrato, nonchè avvezzo alle caratteristiche di cui sopra come Dzemaili, ecco alimentare le perplessità di un tentativo che andava effettuato in un altra gara, o, perlomeno in tempi e modi diversi. Si dirà che l’espulsione di Santana ha determinato la sconfitta, cosa quantomai sbagliata, poichè spesso le gare si giocano e si vincono in dieci, per cui scegliere l’alibi dell’inferiorità numerica non ci sta bene, principalmente perchè poi darebbe un cattivo messaggio agli uomini scesi in campo , unici colpevoli di una disfatta evitabile. Fideleff è ancora acerbo per essere considerato affidabile, diciamo che ci si può lavorare perchè ha basi solide e buona tecnica, ma è ancora una volta rimandato. Buona e confortante, invece, la prova di Fernandez che, assieme a Cannavaro, ha arginato bene alcune situazioni di pericolo quando gli azzurri si sono definitivamente sbilanciati alla ricerca del pari. Detto di Santana e della sua inadattabilità al ruolo, dobbiamo sottolineare la buona prova di Inler, lucido e intelligente in situazioni in cui facile era perdersi e lasciarsi andare. Dossena, Zuniga e Maggio, ovvero le ali alternatesi durante il match, non hanno assicurato i giusti rifornimenti agli attacchi azzurri, fornendo pochi palloni e molte incertezze. Dossena meglio degli altri, ma come sempre si nota molto quando cala nella ripresa, ecco perchè Mazzarri spesso lo sostituisce. Hamsik, che ne ha preso il posto, ha mostrato ancora una volta che non si trova bene nei panni dell’uomo “della ripresa”, colui che dovrebbe cambiare le sorti del match; meglio, a questo punto, schierarlo dal primo minuto e sostituirlo dopo un’ora, almeno si sente psicologicamente partecipe sin dai primi minuti, superando il limite mentale di sentirsi un disadattato. Ad un buon Cavani, più mobile e disponibile al fraseggio, c’è da contrapporre la prova opaca del pocho Lavezzi, arruffone in fase di manovra e poco lucido nel sfruttare le poche occasioni da rete, tant’è che ci sembrava più in palla Mascara, il quale ha dovuto far posto a Dzemaili, sornione e capace di arginare nonostante commetta falli che, a differenza di Santana, non sono sazionati con cartellini, ecco quindi avvalorata la tesi della compatibilità al ruolo di determinati uomini a dispetto di altri, che sarebbero utili per altri obiettivi. Bravo comunque è stato anche il Catania, a dispetto dei demeriti del Napoli, ottimo Montella che continua a stupire con una squadra che ha dei chiari limiti tecnici, che però nasconde bene con le veloci ripartenze, con uomini tipo Ricchiuti e Gomez, “sprinters” protagonisti indiscussi della vittoria dei siciliani, con due reti su cui il povero De Sanctis nulla ha potuto, incolpevole ed impotente allo stesso tempo. Resta il compito di contenere le emozioni e mostrarsi superiori, bisognerà quindi essere in grado di reagire contando sulla personalità acquisita con le esperienze che questa squadra sta facendo, puntare sul “Self Control” che mister Mazzarri ha sempre tirato in ballo, e che ultimamente sembrano esser venute meno. Una iniezione di fiducia sarebbe l’ideale, una ennesima prova di forza per tornare spavaldi significherebbe riportare in auge un morale che rischia di finire sotto i piedi, sopratutto in una piazza come questa. Scegliere una gara tra Bayern e Juventus significherebbe restare ancorati ad un retaggio del passato, urge invece puntare all'”en plein” e spingere sul gas in entrambi le gare, per conquistare l’intera posta in gioco. Provaci ancora, Napoli !!