Non è facile riprendere il filo dopo un’eternità passata a guardare gli altri giocare, compresa la Nazionale, a vedere gli altri esultare, a vedere gli altri commentare partite e azioni, a vedere gli altri fare illazioni sul fatto che a noi facesse comodo rimandare.
Eppure la tragedia di Genova non ha zittito i più accaniti sostenitori del complotto e del sospetto. Napoli- Juventus secondo alcuni andava giocata. Secondo altri non andava giocata. Secondo altri ancora si è deciso troppo presto. Questa la tesi di chi evidentemente non va spesso allo stadio e non nelle partite di cartello, visto che da lì a un paio d’ore dalla decisione ci sarebbe stato sicuramente già qualche tifoso fuori allo stadio.
Beh!Belli miei…Avrei voluto anch’io scrivere di quella partita, avrei voluto scrivere di una partita esaltante e storica come le ultime viste al San Paolo contro i bianconeri. Avrei saputo anche a chi dedicare la vittoria o comunque la prestazione. E invece mi tocca scrivere di questa partita. Di una partita fatta da due squadre, di cui una prima in classifica. E non siamo noi. Fatta da due squadre, di cui una ha rinunciato fin dall’inizio a giocare a calcio. E non siamo noi. Fatta da due squadre di cui una con un portiere para-tutto anche al 94° e non siamo noi. Fatta da due squadre di cui una nel secondo tempo aveva anche segnato regolarmente. E questi, invece, siamo noi.
Ma facciamo un passo indietro. Avevamo lasciato i nostri entusiasmi a Monaco dopo un gran recupero, cominciato troppo tardi, e un Fernandez versione bomber. Eravamo stanchi, è vero, ma carichi al punto giusto per accogliere la Juve. Abbiamo dovuto mettere da parte questa tensione per dare spazio alle Nazionali. Il Pocho salva l’Argentina nella prima sfida, confermandosi in gran forma. Cavani e Chiellini cominciano a fare conoscenza sul campo dell’Olimpico di Roma e si danno appuntamento al 29 novembre. Zuniga lo lasciamo dall’altra parte del mondo. Recuperiamo nel frattempo Gargano, definitivamente Pandev e forse anche Britos. L’infermeria si svuota, il San Paolo pure. Eh beh!Bisogna dirlo…Napoli-Lazio non fa il pienone che ci si aspettava. O meglio che mi aspettavo io. Insomma, abbiamo bisogno di punti e giochiamo contro la prima in classifica. Le motivazioni ci sono, evidentemente non per gli occasionali. Se il Presidente punta alla Champion’s, allora lo fanno anche loro. Beata gioventù!
Arrivo allo stadio in ritardo per altri sport che mi tengono legata con il cuore, la mente e le gambe su un altro campo, più piccolo e con una rete sola. Zero fila fuori, una volta dentro mi controllano non solo lo zaino, ma anche l’interno del giubbino. Vogliono controllare se ho striscioni, dicono. Dico alla signorina che mi palpa con gentilezza che magari fosse lo striscione! Quella è tutta roba mia. Ai tornelli aspettano praticamente me. Sono dentro. Salgo con gioia. In effetti mi è mancato il San Paolo. Vedo il gruppo, il posto è tenuto in fondo alla fila. Mi ambiento, saluto tutti, faccio coriandoli e cerco di concentrarmi. Ma è un pre-partita strano. Pochi commenti calcistici, molta cioccolata che gira, una mini Sambuca che prede il posto dei Borghetti, ma per poco. C’è chi addirittura gioca col cellulare. E’ tutto molto strano. Le 3 settimane di astinenza ci hanno stressato parecchio e si vede.
Pensate che all’ingresso dei ragazzi in campo per il riscaldamento, stiamo ancora facendo i coriandoli e facciamo in ritardo il nostro rito. Cerchiamo di chiamare il solito amico che è fuori per lavoro per renderlo partecipe come sempre, ma il telefono non prende. Cavolo! Dobbiamo raddrizzare sta partita!
Torno al mio posto, l’ultimo della fila e becco accanto a me un tipo, per carità, simpaticissimo, ma con la parlantina di Bonolis. Mi accingo a mangiare il mio panino prima del fischio d’inizio, ma ogni volta che lo porta alla bocca per addentarlo ecco che ricomincia a raccontarmi della sua vita. Ero davvero rapita dalle sue avventure, ma mangiare il panino per me NON è sfamarsi. Mangiare il panino prima del fischio per me E’ scaramanzia! Niente da fare. Il nervosismo sale, il panino resta illeso e lo speaker comincia a chiamare le formazioni. Ripongo il panino nello zaino e gli dico: “Scusa, ma mo devo urlare la formazione!”. E cazzarola!
Insomma…Vi basta conoscere il mio pre-partita per capire che la partita non è andata come speravo. Il primo tempo è stato un equilibrio tra difensori. Nulla in attacco per noi e per loro. Poco equilibrato invece è stato il numero di bestemmie della curva. Ha vinto nettamente “Smaili” che sembrava un bimbo dell’oratorio alla prima partita. Il pallone non lo vedeva per nulla ed esemplare è stato il colpo di testa all’indietro per l’avversario. Ovazione quando è uscito, con il rammarico di chi non aveva ancora completato i Santi del calendario.
Il secondo tempo, complice il fatto che sia riuscita a mangiare il mio benedetto panino scaramantico, abbiamo visto qualche tiro a porta. Peccato che la porta non fosse vuota e che Marchetti ha deciso proprio con noi di rifarsi della brutta prestazione con la Nazionale ai Mondiali. Avevamo tutti impressa l’immagine di Marchetti contro la Slovacchia, bianco in volto, impaurito dalla sua ombra. Ecco, l’abbiamo definitivamente cancellata dopo l’ultimo salvataggio sul Pocho.
Ci abbiamo sperato, è vero. Abbiamo pensato tutti ai goal dell’ultimo minuto dell’anno scorso. Ma quest’anno la sfortuna si è girata dall’altro lato, e pure il guardalinee, evidentemente. O ci ha visto troppo bene. Lui pareggia i conti con la svista dell’anno scorso, noi pareggiamo contro una Lazio che delude parecchio e festeggia come se avesse vinto lo scudetto.
Delusi lo siamo anche noi che a stento ci salutiamo, dandoci appuntamento a martedì per LA partita. E delude anche l’atteggiamento di Radu all’uscita dal campo. Si rivolge alla curva, alza entrambi i diti medi, temendo che uno solo non l’avremmo visto, e si porta la mano all’orecchio per sentire bene i fischi, meritatissimi.
Insomma, la classe non è acqua. E noi, per fortuna, tifiamo Napoli!
Articolo modificato 20 Nov 2011 - 18:53