C’è una parola immensa come le emozioni dell’altra notte. Impresa. Ripensandoci, non dice tutto sulla giovane forza del Napoli. Non è, non dev’essere una impresa, vincere in Champions. Il Napoli è molto forte, ma sarà grande solo se si convincerà che non è un evento magico e irripetibile battere in casa il Manchester City. Se la terza in Italia si rafforza con 40 milioni di acquisti, se conferma i suoi campioni che in tre ne valgono quasi cento, se in sette anni dalla Fallimentare tocca la vetta del calcio europeo, se con il quinto bilancio supera un fatturato di 150 milioni, se tutto questo è vero, riflettiamo. Il 2-1 largo che ha bollato una sgrammaticata difesa inglese è molto più della normalità, certo, ma neanche un miracolo o la vincita del Superenalotto per i poveri pescatori di Peschici. Il pari esterno con Bayern e lo stesso City, la vittoria con il Villarreal sono stati i primi segnali di una dimensione rilevante anche in Champions. Mazzarri ha avuto molti meriti nel suo biennio, sia lui a diffondere anche un responsabile ottimismo, piuttosto che ingolfarsi in aggettivi viscidi. Definire «storica » la vittoria per un club che ha già vinto due scudetti e una coppa europea, che schiera fantastici professionisti intorno a Cavani, Lavezzi, Hamsik, Maggio, De Sanctis, che rifornisce otto nazionali diverse rischia di essere solo retorica umiltà. Meglio guardare avanti e capire come il Napoli possa proseguire la cavalcata. Si immagina un futuro da Napoli in 8 tappe.
1) Mercato. Gennaio è vicino, acquistare solo uno o due giocatori di grande livello, un attaccante e un mediano, se disponibili. Niente mezze figure. Meglio risparmiare: 27 milioni per Inler e Dzemaili con il milione netto a stagione per Donadel fanno riflettere. 2) Il gioco. Il Napoli è l’ideale per ferire i colossi inglesi. Le scientifiche irruzioni, per velocità e tecnica, condannano chi offre spazi e errori difensivi. Va però attrezzato il Napoli con alternative tattiche. L’unico modulo — difesa, ripartenze, fulminee conclusioni — svanisce contro squadre chiuse. Vedi Parma, Fiorentina e Lazio. 3) Migliorare la fase di possesso palla quando il Napoli è in vantaggio o si difende. Per abbassare il ritmo, occorre buon palleggio. Prezioso Pandev in certi finali. 4) Turnover. I risultati lo dimostrano: inutile smontare la squadra prima della Champions. Lo stesso Mazzarri ha fatto tesoro della sconfitta devastante con il Chievo. Il Napoli ha corso molto e bene contro il Manchester, tre giorni dopo la Lazio. Contano gli equilibri tattici e le motivazioni. In queste, Mazzarri è una garanzia. 5) Hamsik ha smentito tutte le perplessità del suo oscuro autunno. Non rende da mediano (passa indietro 7 palle su 8, nel primo tempo con la Lazio) ma è micidiale per velocità di esecuzione negli ultimi 30 metri, magari sulle zone esterne. Non sembra rinviabile un chiarimento sull’ingaggio, finché un agente di mercato lo frastorna prospettando nuovi club e cifre iperboliche. 6) La rapina a mano armata subita dalla signora Hamsik rivela anomalie. Zona di camorra militare, profilo criminale dell’approccio, resa da maldestri ladri d’auto alla fine. Possibile? Inquietano anche alcuni precedenti per società e giocatori. La squadra va protetta meglio, magari creando un più intenso rapporto con gli inquirenti. 7) Acquistare i biglietti e poter scegliere i posti in certe partite è un martirio. L’ufficio si regge sui sacrifici di rari ed esperti funzionari. Impossibile la vendita on-line? Con un fantastico Napoli lanciato in Champions e nella rincorsa della Juve è un tema. 8) In Europa quanto vale un grande club senza un suo stadio? Con il sindaco finora solo tanta simpatia. Fatti zero.
Fonte: La repubblica