C’è una città intera che è ancora stranita, che fa fatica a ritrovare i ritmi quotidiani. Lasciamo stare, però, i luoghi comuni che contraddistinguono Napoli ed i napoletani. Perché, qui il pallone è un bene inestimabile, di prima necessità. E nessuno si stranisca se ieri mattina, la sola presenza di Edy Cavani nelle vie del centro, è servita a paralizzare il traffico, a mandare in tilt la vigilanza. Si, quel ragazzo con gli occhiali scuri e con quella cascata di riccioli neri era proprio lui, l’eroe della notte di Champions League, il castigatore del Manchester City, crollato sotto i suoi colpi. Non è parso vero a tutta quella gente di poterlo toccare, rapirne un sorriso. E lui, s’è prestato,
ha sopportato quella morsa che man mano ha cominciato a stringerlo fino a quando non s’è reso necessario l’intervento dei carabinieri per liberarlo. “Capisco il loro entusiasmo, sono proprio contento di aver fatto felice i tifosi. Ma vorrei che nessuno dimenticasse l’impegno della squadra e dello staff tecnico. Da due anni stiamo facendo cose straordinarie ed è giusto che la gratificazione sia per tutti”, ha osservato l’attaccante del Napoli rivivendo quelle scene di tripudio.
Ma lei l’ha metabolizzata la sbornia post City?
“Io si, e vorrei che fosse così per tutti. Potrò sembrare banale, ma la partita di Bergamo ha già riempito i miei pensieri. E’ una gara
importantissima che ci servirà per sistemare la classifica: vogliamo lottare per le prime posizioni e, perché no?, anche per lo scudetto. Sarà un’altra bella impresa, ma questo Napoli mi dà fiducia. Dunque, pensiamo all’Atalanta, anche se devo ammettere che lo spettacolo dell’altra sera è stato qualcosa di unico, non avevo mai visto una roba del genere”.
E’ giusto dare priorità alla Champions League, così come vogliono De Laurentiis e Mazzarri, rispetto al campionato?
“La Champions è la competizione più importante a livello mondiale, la dobbiamo proteggere e provare ad andare il più avanti possibile. Ne condivido la scelta, perché è una manifestazione che può farci conoscere a livello mondiale. Dunque, va privilegiata, anche se il campionato non lo mollerei. Per me quella di domani sera, contro l’Atalanta potrà essere la partita della svolta, potrebbe rilanciarci dopo l’exploit europeo”.
A parte la Juve, pare che prevalga un certo equilibrio, guardando la classifica, che potrebbe favorirvi in prospettiva: è d’accordo?
“Le nostre rivali sono quelle che hanno investito di più sul mercato e che hanno l’obbligo di vincere. Juve, Milan, Lazio, Roma, Inter hanno organici competitivi. Noi, però, siamo preparati e pronti per conquistare qualcosa di storico”.
Cosa manca al Napoli per consolidarsi tra le grandi?
“Secondo me siamo già grandi, sul piano tecnico, e l’abbiamo dimostrato martedì. Ci basterà crescere mentalmente e cancellare il
timore per le grandi sfide, proprio come è successo contro il City”.
In un anno e mezzo di Napoli, lei ha realizzato 41 reti di cui 8 in questa stagione. Prima della doppietta al
Manchester City, però, non segnava da quasi un mese. S’era parlato di crisi…
“Ma quale crisi! Noi attaccanti viviamo per il gol, ma non mi sono mai sentito in difficoltà. Ero tranquillo, sapevo che sarebbe stato solo
un momento. Se avessi segnato lo stesso numero di gol, magari senza un intervallo di 4-5 partite, nessuno avrebbe parlato di crisi. Vi ho abituati troppo bene…”.
S’era pensato che la sua astinenza potesse dipendere anche dalla nuova posizione in campo che spesso la tiene
lontano dalla porta, magari sull’esterno: può essere?
“S’è fatto un gran parlare intorno a quest’argomento. Ma per me giocare terzino o mezzala è un motivo d’orgoglio, vuole dire che ho la fiducia dell’allenatore, che mi ritiene utile anche in altri ruoli. Io non mi tirerò mai indietro. A Monaco per esempio avevamo preparato la partita in quel modo (largo sulla fascia n.d.r.), io ero disposto a giocare lì, l’avevo fatto pure con l’Uruguay, proprio contro la
Germania, nel Mondiale sudafricano, e feci gol nonostante seguissi Boateng”.
Di Natale, Ibra, Klose: il campionato vive di prodezze datate, le nuove generazioni di attaccanti fanno fatica ad
emergere, perché secondo lei?
“Il torneo italiano è molto difficile. Giochi 5 anni qui ed è come se ne avessi giocati 10 altrove. Questo campionato, però, mi piace tanto è molto tattico. Giocando qui ho coronato il sogno di venire in Italia. Sarà perché i miei nonni erano italiani, ma a questa terra mi
sento molto legato”.
Chi potrà vincere la classifica cannonieri?
“Sarà una bella lotta come sempre, speriamo che finisca in modo diverso rispetto allo scorso anno, ma Di Natale è un vero fenomeno. Non trascurerei, in ogni modo, German Denis. L’Atalanta non è il Milan, l’Inter o la Juve, ma lui sta avendo un rendimento straordinario sotto rete. Lo inserirei nell’elenco dei probabili vincitori insieme a Ibrahimovic e lo stesso Di Natale”.
E lei?
“Non starò certamente a guardare. La presunzione non mi appartiene, ma l’ambizione si”.
Ha mai fatto un pensierino alla Scarpa d’Oro?
“Certo, mi piacerebbe vincerla, è tra le mie aspirazioni. So di poter migliorare ancora tanto. Non ho segnato tanti gol lo scorso anno per caso! Voglio lottare per traguardi importanti, non voglio precludermi niente, anche a livello personale”.
Si sente maturo al punto giusto per competere coi grandi d’Europa e per vivere un’esperienza in un club di prestigio
tipo Barcellona o Real Madrid?
“Io mi sento pronto per tutto, non ho paura di niente e non temo paragoni. Chissà, un domani potrebbe anche prospettarsi un’ipotesi diversa da Napoli. Ma per il momento, sono qui, ci sto bene e voglio vincere quanto possibile con questa maglietta”.
A proposito di maglietta: non sarebbe il caso di rispolverare la numero 10, quella appartenuta a Diego Maradona, per
farla indossare a lei o Lavezzi?
“Credo che il Pocho sarà d’accordo con me se dico che nessuno può pretenderla. Diego è stato il calcio”.
Cosa rappresenta per lei Napoli?
“Tanto. Ora sono convinto dei miei mezzi. La gente mi dimostra affetto, mi fa sentire importante. Io mi godo il momento. Pensare che
stiamo ricalcando le orme di Maradona, di Careca è qualcosa di molto bello, è la soddisfazione più grande. Per il momento, Napoli è il massimo per me. Per il futuro si vedrà”.
Intanto, le indiscrezioni di mercato si susseguono, l’accostano al Psg, al Manchester City, al Chelsea, al Barcellona. Roberto Mancini, per esempio, non ha mai nascosto la propria ammirazione per il suo talento: sono solo semplici voci?
“E’ motivo d’orgoglio sapere che ci sono tanti allenatori importanti che s’interessano a me. Si tratta di manager di grande prestigio, che allenano club altrettanto prestigiosi. Probabilmente, starò lavorando bene”.
Quanto incide sul comportamento e sul rendimento della squadra la figura di Mazzarri?
“Tanto, lui ha creato questo modulo di gioco che è unico. E’ molto rispettato sia fuori dal campo che dentro. Ti senti protetto, abbiamo un comandante di carattere che ci tutela”.
Martedì sera ci sarà lo scontro diretto con la Juve, ritroverà Chiellini dopo lo screzio in Italia-Uruguay…
“C’eravamo messi d’accordo prima della partita di fare un po’ di casino per fare scrivere voi giornalisti. Scherzo, ovviamente.
Sono cose che succedono dentro al campo e finiscono lì. Lui non è cattivo, tra noi non c’è nulla di che”.
Un’ultima domanda, Cavani: quanto è difficile la realtà di Napoli?
“Moltissimo. I napoletani ci vogliono bene, considerano tanto quello che noi facciamo per la squadra e la città. Certo vorremo andare in giro in maniera più serena, con la famiglia. E’ un vero peccato sporcare l’immagine di questa città. Mi manca il “Principato” di Lucrino
(dove viveva prima del furto in casa n.d.r.), ma dovevo tutelare la mia famiglia. Spesso però vado a trovare le persone con le quali ho vissuto due anni fianco a fianco. Quando racconto ai miei familiari, in Uruguay, quello che i napoletani fanno per me, pensano che siano tutti pazzi”.
Si, per una squadra che continua a generare entusiasmo e che non ha alcuna intenzione di smettere di stupire.
Fonte: Gazzetta dello Sport
Articolo modificato 25 Nov 2011 - 09:43