Il punto: Spettacolo e ingenuità, estasi e rabbia

Come servire caviale e champagne in piatti e bicchieri usa e getta, ecco la sensazione che si ha dopo il match di ieri sera. 3 punti serviti su di un piatto d’argento e gli azzurri che passano la portata, preferendo una cena fredda che resta indigesta. Grande spettacolo, comunque, trame a tratti da dream team, pallino del gioco nelle proprie mani, ottimi fraseggi che restano fini a se stessi leggendo il risultato finale. Scellerati gli ultimi 20 minuti che regalano alla Juve l’indennità in una serata in cui, ad un certo punto, tutti erano convinti del bottino pieno. Sarebbe stata la quinta vittoria di fila al San Paolo contro i bianconeri, una scia da estasiare pure le pietre. A parlar di pietre viene alla mente la scena della palla persa da Gargano sul gol del 3-3, che ha lasciato tutti “pietrificati” per l’appunto. Questi sono errori che non si devono più ripetere, poichè squadre come la Juve non ti regalano nulla. Fortunata sì la vecchia signora, diremo di 3 palle gol nette sfruttate al massimo, ma la fortuna aiuta gli audaci ed i bianconeri obiettivmente lo sono stati. Dopo il primo tempo chiuso in vantaggio per 2-0 hanno avuto la concretezza di cominciare subito col piede sul gas, tanto da accorciare subito con Matri; non si perdono nemmeno sul 3-1, quando Estigarribia, anonimo nel primo tempo, mette dentro il punto del 3-2. Il regalo del punto del pareggio donato a Pepe è opera del minuto centrocampista uruguagio, croce e delizia a questo punto della stagione. Questo è Gargano, bisogna accettarlo per grinta, corsa, recuperi e tecnica limitata, basta però che qualcuno lo “educhi” ad un gioco più appropriato ai mezzi che ha a disposizione; oramai ha la giusta esperienza per effettuare questo cambiamento, migrare verso un altro livello di gioco. Tassello debole lo è pur stato Maggio, che ha disputato una partita a fari spenti, troppo basso sul suo versante, incurante della fase d’attacco, cade nel limbo del “centrocampista timoroso di offendere per paura di non poter difendere come si deve“, il risultato è una gara a basso ritmo, e forse delle sue sgroppate il Napoli ne avrebbe avuto bisogno. Campagnaro si distrae in fase di copertura per concedersi visite guidate nelle alte sfere della trequarti bianconera; ha delle responsabilità lì dietro (dov’era sul gol di Estigarribia ?) e ci si aspetta che le mantenga, senza distrarsi in eccessi che potrebbe evitare cercando il fraseggio più del dribbling. Ciononostante, per tutti e tre gli elementi sopra citati, resta una gara leggermente al di sotto della sufficienza, senza voler nulla togliere, quindi, ad una prestazione tutto sommato più che positiva sotto il piano dell’intensità e del gioco espresso. Il fulcro del pensiero relativo alla sconfitta è da ricercare nella perdita di lucidità, arrivata a 20 minuti dal termine, e gestita in modo leggermente approsimativa da parte del tecnico Mazzarri, che ha forse sfruttato male i cambi, inserendo Santana, spaesato e fuori dal gioco, quando forse Dzemaili sarebbe stato l’uomo maggiormente indicato poichè integrato già in un discorso di gioco “testato” dalle precedenti presenze. Non convincono nemmeno i cambi Dossena-Fernandez (per Zuniga e Aronica) ai quali si sarebbe potuto contrapporre qualche uomo in grado di poter osare di più. L’amaro fa spazio al dolce quando si parla di Pandev, finalmente la quarta stella del firmamento azzurro; presente su molte delle palle più pericolose, due gol, uno di freddezza e precisione, l’altro con gran tecnica e rapidità d’esecuzione, c’è tutto in entrambi i gol, tutto quello che serve ad un bomber per tracciare l’identikit del killer d’area di rigore. Ha bisogno ora di fiducia e continuità, sperando che il tecnico partenopeo gli conceda qualche minuto in più, magari qualche gara dal primo minuto, per farlo sentire importante e per integrarlo definitivamente in un programma in cui è prevista la presenza di un quarto uomo “d’offesa” in grado di sostenere il peso di un’attacco protagonista su tre fronti. Superlative anche le prove di Lavezzi, scaltro e malandrino in occasione del gol e delle sue solite ripartenze, di Hamsik ed Inler, finalmente audaci e procacciatori di gioco, tecnica sopraffine, e incisività tale da divenire i protagonisti di una serata di gioco d’alta scuola. Davvero peccato per aver lasciato il bottino pieno, la classifica resta povera, avevamo bisogno di uno sprint; non lasciamoci trascinare negli ingranaggi dello stress “da prestazione” ; col Lecce bisogna finalmente concretizzare al massimo, a rischio di essere brutti, ma vincenti, almeno. Poniamo lo specchio sul comodino e pensiamo ai punti materiali, il campionato è lungo, si, ma questo non dev’essere un’alibi da trascinarsi in un prossimo futuro; ogni match ha in palio 3 punti ed è quello a cui bisogna puntare. Che il cinismo si impadronisca del Napoli !

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