Al termine dei novanta minuti di gioco, il tifoso napoletano ha degustato lo stesso “sapore amaro” che ha rattristato il tifoso atalantino dopo la partita di sabato. Due punti in due partite, verrebbe da dire anche quattro punti persi, nuovamente, per strada.
La vittoria “storica” contro gli alieni del Manchester City, ha creato un contraccolpo psicologico? Calo di concentrazione oppure limiti della resistenza atletica dei titolarissimi? Questi ad altri sono gli interrogativi che ronzano nella testa di chi ha visto un Napoli guascone ma non pragmatico. Sono bastati cinque minuti di confusione per gli “indiavolati” di Conte per raddrizzare la partita. Il Napoli ha smarrito la sua consapevolezza e si è lasciato sorprendere dalle giocate juventine, sormontandosi di una frenesia da ansia da prestazione. L’aggressività e la voglia di reagire le avversità, mostrata nel primo tempo, ha lasciato spazio alla stanchezza e alla mancanza di lucidità. In “materia di amministrazione del risultato” il Napoli di Mazzarri è stato rimandato al prossimo esame.
E’ già da qualche partita che gli azzurri mostrano delle difficoltà in mezzo al campo: manca un ponte sicuro tra difesa e attacco. Il vuoto pneumatico del centrocampo ha fatto stagnare le lacune causate dall’eccessivo minutaggio accumulato in questa settimana. Inler non era al top, Gargano ha esaurito le batterie, Dzemaili non ha ancora compreso le geometrie del centrocampo azzurro, Donadel è fermo ai box. Ha fatto un certo effetto vedere Michele Pazienza, uno dei protagonisti della scorsa stagione, nella metà campo avversaria. Il foggiano è poco considerato da Conte che lo utilizza con il contagocce, ma ieri sera al Napoli avrebbe fatto la differenza. Infatti, la squadra azzurra, dal punto di vista tattico, ha perso la sua partita proprio nel cerchio del centrocampo.
Alessandro D’Auria
Articolo modificato 30 Nov 2011 - 14:46