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Tre punti giunti dopo tre pareggi consecutivi. 3 reti siglate nei primi 45 minuti. Una partita all’insegna del numero perfetto quella disputata dal Napoli, ritornato ad essere, ancora una volta, bello di notte. E’, infatti, una vittoria da applaudire per tre buoni motivi. Il primo dei quali va ricercato nel fatto che, diversamente da quanto è avvenuto nelle antecedenti gare disputate a ridosso della Champions, (fatta eccezione per la partita di Cesena) la squadra di Mazzarri ha vinto e convinto, dimostrando di saper essere grande anche contro un piccola, palesando, così, la capacità di scendere in campo con il corpo e con la mente, sviscerando una rassicurante maturità agonistica ed emotiva nel gestire la gara e il vantaggio, già abbondantemente ipotecato nel primo tempo. Performance avulsa dal “pensiero-Champions”, vittoria maturata con motivazione e convinzione, ma non a discapito del bel gioco. Con la mente in campo per 90 minuti, quindi, eccetto recupero, questo va detto, per effetto della rete segnata dalla squadra ospite nel corso degli ultimi spiccioli del secondo tempo. Un gol che non tange il risultato, questo si, ma che apre uno squarcio su quelle sporadiche ma letali disattenzioni difensive. E’ pur vero che il Napoli si trovava al cospetto di un Lecce ultimo in classifica e che i salentini non hanno impensierito più di tanto De Sanctis, eccezion fatta per i primi 20 minuti di gioco e per il gol-lampo al rientro dagli spogliatoi che sembrava volesse far aleggiare tra le nuvole grigie del San Paolo, il fantasma di “una vecchia signora” in grado di ribaltare le sorti di una partita che sembrava già chiusa nella prima fase del match. Ma, per fortuna, ogni partita ha una sua storia e ogni avversario ha un potenziale differente. Anche sotto quest’aspetto la gestione del pathos da parte degli azzurri è rassicurante, poichè sono stati in grado di rilanciare la loro voglia di “te punti”, rispondendo con un gol allo “schiaffo” subito dal Lecce a inizio ripresa. La prestazione corale della squadra è da elogiare, lo evidenzia il risultato finale: 4-2. Per cui il secondo motivo per il quale crogiolarsi è insito nel riscatto delle “seconde linee” che hanno finalmente e indubbiamente convinto, senza dubbio, anche i tifosi ed i critici finora scettici. Rivalsa che parte dai piedi di Dzemaili, autore del terzo gol (ecco il numero tre che ritorna), una vera perla di tecnica e precisione. Passa per la galvanizzante partita di Pandev che si estrinseca nel suo assist capolavoro che lancia a rete “il solito” Cavani e consente al Napoli di raddoppiare il vantaggio. Sfocia in quel salvataggio coraggioso e veemente sulla linea di porta ad opera di Fideleff che emula l’analogo gesto attuato da Gianluca Grava, compiuto contro la compagine salentina, un anno fa. Ieri sera c’è stato anche il suo ritorno dopo il lungo stop maturato in seguito alla rottura del crociato anteriore tanti, troppi mesi fa. “Il soldatino”, “Gravatar”, l’unico dei guerrieri della serie “C” ancora presente nel Napoli delle meraviglie di Mazzarri, entra in campo nella ripresa accolto come una star, tra gli applausi scroscianti del San Paolo, nonostante sia una “semplice riserva”. Buona anche la sua gara, sempre pronto e preciso negli anticipi. Quindi è stata sicuramente la notte del riscatto delle riserve, ma sarebbe erroneo ed azzardato collocarli già “nell’olimpo degli eroi”, poichè gli azzurri saranno chiamati a disputare una cospicua quantità di partite, per cui c’è solo da augurarsi che, ogni qual volta verranno chiamati in causa, risponderanno prontamente e con prestazioni analoghe a quella di ieri sera. La terza e ultima, ma non per questo meno significativa, ragione per la quale il match di ieri va encomiato è da riscontrare nelle condizioni climatiche. Pioggia incessante prima del match e per lunghi tratti dello stesso, con conseguente campo pesante che rende difficile l’impostazione del gioco del Napoli. Ed, inoltre, la tenuta atletica da mantenere nelle suddette prestazioni richiede un dispendio maggiore di forza e concentrazione per effetto di una maggiore sollecitazione dei muscoli bassi dell’addome, finalizzata a consentire un migliore impatto con il terreno scivoloso e una tenuta degli arti inferiori maggiormente conforme alla diversa natura degli input richiesti rispetto al consueto. Il che si traduce in una ridotta capacità di esecuzione di gesti atletici fini e precisi, ma anche e soprattutto in una più elevata probabilità di insorgenza di infortuni, non solo per la maggiore possibilità di imbattersi in scivolate maldestre piuttosto che in scontri più o meno fortuiti con gli avversari, bensì ci si può infortunare anche se la prestazione fisica è accompagnata da una scarsa concentrazione ed attenzione. Alla luce di ciò, ieri sera i partenopei rischiavano molto di più rispetto alle altre volte, se avessero avuto un approccio approssimativo alla gara. Così, però, non è stato. Quindi va detto che la partita di ieri l’ha vinta la “mente” del Napoli.

Articolo modificato 4 Dic 2011 - 15:11