Fatto, già fatto: 27 settembre del 2011, praticamente ieri, un sinistro al volo, “sporcato” con l’esterno, e poi la corsa sotto la curva B, le mani dietro le orecchie per esortare all’urlo, il labiale nitido nel caos, “non sento, non sento” e la voglia matta di vederli pazzi di felicità, com’era lui in quel momento.
E sì, fatto, già fatto: 24 febbraio 2011, un colpo di testa in tuffo nella pozzanghera di un’illusione, la balaustra che viene giù prima che il Villareal se ne vada in fuga; peccato, però fu bello accarezzare la speranza di potercela fare, prima di accorgersi ch’era stato uno scherzetto. Si scrive Hamsik e però si legge tra le righe della memoria, il cuore in mano, la testa che scappa via, tra i vicoli oscuri della fantasia che conduce ovunque: cosa sarà stasera, chi potrà mai dirlo, ma quel ch’è già stato sembra un annuncio del destino, un solco tracciato e da seguire assecondando il proprio istinto da mattatore. “Ma adesso pensiamo a battere gli spagnoli, sarà una partita difficile e se vorremo vincerla dovremmo soffrire e lottare per novanta minuti ancora. Noi lo sappiamo bene e siamo pronti”.
REPETITA JUVANT – Fatto e poi rifatto, mettendosi a scarabocchiare tra i miti del calcio partenopeo, cinquantuno reti che valgono la top ten di tutti i tempi, un autografo dietro l’altro in quattro anni e mezzo di Hamsik, i primi di una stagione infinita, prossima al rinnovo d’un contrato che fa di un amore a prima vista un liaison eterna. “Gli spagnoli sono in difficoltà in campionato, non hanno ancora conquistato punti in Champions, ma restano un’ottima squadra, temibile. Sarà dura, ma….” . Ma repetita juvant e i fotogrammi che sfilano dinnanzi agli occhi, in una vigilia che conduce dritto nel cuore della storia, riconducono al San Paolo e ancor prima a «el Madrigal» , a quell’Hamsik perfido e perfetto, un diavoletto incontenibile capace di qualsiasi impresa, persino di affondare un sottomarino, come in quel 2-0 dell’andata, la prima vittoria in Champions League e un mattone sistemato per costruire l’impresa della vita.
IL RITORNO AL GOL – Rieccolo a voi, tirato a lucido e caricato come nei momenti migliori, ormai fuori dal tunnel di un’astinenza per nulla preoccupante, luccicante come l’intero quadriennio.
Riecco Hamsik, che si ferma con l’Inter, il primo ottobre a San Siro, la sera della sua cinquantesima rete e riprende – sarà un caso – contro la Juventus, perché per dare un senso, anzi un tono alle proprie gesta, bisogna sapersi anche scegliere le vittime giuste, e se sono due grandi ne varrà poi la pena. Riecco Hamsik, incurante dei due calci di rigore buttati al vento, uno sulle braccia di Julio Cesar, l’altro oltre la traversa, incidenti o se volete dettagli di un percorso meraviglioso cominciato nell’estate del 2007, quando ancora era un ragazzino, e destinato a durare chissà fino a quando, perché Napoli ormai è casa sua e ciò ch’è stato detto vale, eccome se vale: “Ho parlato con il presidente e prima di andare in vacanza ci sarà anche l’accordo” .
Il regalo di Natale è un contratto virtualmente firmato, però nel pacco regalo da confezionare con largo anticipo c’è un ottavo di finale per restare aggrappato alle emozioni svelate ripetutamente sul proprio sito: “La musica della Champions non he eguali e viverla a Napoli vale ancora di più”. Più Marekiaro di così…