Il capitano della Nazionale e della Juve si è scoperto tifoso del Napoli.
“Mi ha dato ragione, ha confermato di essere la squadra italiana che gioca meglio in Europa”.
Gigi Buffon a tutto campo nell’intervista al Mattino, concessa in una mattinata di sole a Vinovo, dove c’è la bella casa dei bianconeri, lanciati alla caccia dello scudetto dopo anni difficili.
Juve prima candidata al titolo 2012: è così, Buffon?
“Noi non ci riteniamo tali. Il momento è buono, c’è continuità di gioco e risultati, però mancano 24 partite: un’infinità. Nello scorso campionato, di questi tempi, eravamo a due punti dalla vetta. Piuttosto, abbiamo un vantaggio di due punti sulla quarta: antenne dritte”.
Non giocare in Europa vi favorisce rispetto a Milan, Inter e Napoli.
“Il vantaggio c’è, però ora si apre il periodo in cui ci sarà spazio solo per il campionato, le coppe riprendono in febbraio: i risultati conteranno molto di più”.
Dalla mediocre Juve della scorsa stagione a questa cosa è cambiato?
“Tanti giocatori, anzitutto. Sono arrivati sei-sette uomini importanti, tra campioni affermati e altri che possono diventare tali. La rosa è stata rafforzata”.
Quanto è cambiato il ruolo di Buffon? Ai tempi di Delneri era in ballottaggio con Storari, ora è il leader anche perché Del Piero gioca pochissimo.
“Del Piero è importante, anzi fondamentale, se gioca o non gioca. Sono alla Juve da undici anni e credo di aver avuto sempre un atteggiamento altruista, mai egoista: è la qualità che consente risultati importanti. La squadra ha messo l’ego in soffitta, ragioniamo tutti in maniera altruistica. Parliamo di «noi» e ci mettiamo a disposizione dei compagni, è il gruppo che vince”.
Come il Napoli, plasmato da Mazzarri e portato agli ottavi di Champions.
“È un’impresa da collocare negli annali perché qualsiasi altra squadra, all’esordio in Champions, avrebbe fatto fatica. Immaginavo che il Napoli potesse far strada in Europa perché ha un allenatore capace, organizzazione tattica ben definita e singoli che nella partita secca possono fare la differenza. Auguro al Napoli di avanzare in Champions perché mi piacciono la qualità del suo calcio, il lavoro di Mazzarri e del suo staff, il progetto di un club che non ragiona in funzione di domani, ma di dopodomani, un mese, un anno”.
Il Napoli stenta in campionato, però: è a 9 punti da Juve e Udinese.
“Qualcosa si deve pur lasciare per strada anche perché il Napoli non ha ancora una rosa di 22 giocatori di pari valore. Era giusto compiere questo percorso perché è una fortuna e una bellezza giocare in Champions, dove c’è la possibilità di fare esperienza e migliorarsi”.
Visti da lassù, gli azzurri sono tagliati fuori dalla lotta scudetto?
“No, il campionato è lungo e la squadra ha valori importanti: ho grande considerazione dei giocatori e di Mazzarri”.
Cavani, Lavezzi, Hamsik: qual è il fuoriclasse che teme di più?
“Lavezzi. È uno di quelli che rende grande una squadra con il suo gioco e il suo spirito di sacrificio. Lui dà anima, corpo e cuore anche se, per la considerazione di cui gode a Napoli, potrebbe avere licenza di correre un po’ meno. Fa, invece, quel lavoro che va a discapito della capacità realizzativa: è il comportamento che ti consente di diventare un leader”.
Uno dei segreti della scalata del Napoli è De Sanctis, suo vice in Nazionale.
“È una mosca bianca nel calcio, una persona con cui condividi non solo il lavoro. È preparato e intelligente, puoi parlare di tutto con lui. Ovviamente c’è grande stima professionale: le sue stagioni sono strepitose”.
Cristiano Lucarelli, suo socio nella Carrarese, gioca poco.
“Il meglio nella sua carriera lo ha già dato anche se, da portiere, so che quando entra Lucarelli bisogna fare attenzione”.
Buffon rimpiange di non aver giocato contro Maradona.
“L’ho visto solo una volta da vicino, venne a giocare a Parma e io ero un ragazzino: non fece granché quella domenica e il Napoli perse”.
Tra sei mesi gli Europei: è davvero rinata l’Italia con Prandelli?
“L’allenatore aveva un compito arduo: ricreare squadra e armonia intorno alla Nazionale, trasmettere fiducia ai giocatori e vincere. Vi è riuscito, con l’appoggio e l’amore dei tifosi, e la qualificazione agli Europei è merito anzitutto suo”.
La Nazionale può tornare a vincere?
“L’Italia è come la Juve: aveva bisogno di riconquistare stima e rispetto, di tornare a incutere timore. Le basi messe sono eccellenti, però arrivare al traguardo finale dipende da tanti fattori. Ci sono tre nazionali superiori alle altre: Spagna, Olanda e Germania”.
Buffon ha vinto tanto, non tutto: cosa le manca?
“Champions League, Mondiale per club, Supercoppa europea ed Europei. Voglio colmare queste lacune prima di smettere. Anzi, prima di smettere di essere Buffon”.
Un mese fa, dal Quirinale, chiese alla classe politica italiana di essere responsabile: cos’è cambiato?
“Niente da eccepire su questo governo tecnico, vi sono personalità che non avranno un background politico ma hanno esperienza e capacità in materia economica: le persone giuste perché professionisti nel settore”.
Segnali di ripresa dal calcio: la Nazionale qualificata agli Europei; Napoli, Milan e Inter agli ottavi di Champions.
“Stiamo facendo intravedere qualcosa di nuovo. Grandi squadre come Inter e Milan che vincono grazie alla classe dei singoli e ai grandi sforzi economici, ma ci sono squadre come Napoli, Udinese e Juve che cercano di proporre un calcio diverso, che non dipende solo da un calciatore, per quanto bravissimo, ma dal collettivo: Barcellona docet. Il Napoli è stato il primo a lanciare, con Mazzarri, questo progetto”.
Fonte: Il Mattino