«No, senta non me faccia parlare. Non me va».
Non si smentisce Carletto Mazzone, classe 1937, ex allenatore di Roma e Napoli, tre anni con i giallorossi segnati anche dal lancio di Totti e quattro sole partite a dirigere gli azzurri, ai quali diede l’addio con un gesto non comune: le dimissioni, era il 1997. Ma, alla fine, è la leva dalla sue esperienza quella decisiva per fargli analizzare il match di domani al San Paolo.
Mister il Napoli arriva dalla non bella gara contro il Novara. La Roma dalle polemiche su Totti. Che partita vedremo domani al San Paolo?
“Credo sarà una gara equilibrata“.
Eppure hanno entrambe bisogno di punti.
“Secondo me la sfida verrà decisa da qualche episodio, magari da una mischia, da una palla inattiva, io penso che sarà una gara aperta, da tripla. Del resto il Napoli gioca in casa sempre per vincere e la Roma vuole altrettanto”.
Ma, tecnicamente, che gara dobbiamo aspettarci?
“Diciamo che il Napoli si fa preferire per la condizione fisica, tecnica e tattica rispetto alla Roma“.
Caspita mister. Non è poco.
“Sì ma la spiegazione è che Mazzarri guida questa squadra da molto tempo. Mentre la Roma…”
La Roma, mister?
“Beh la Roma è affidata ad un ragazzo, chiamiamolo ragazzo: è al debutto in Italia e sta facendo bene, il suo è un calcio di prospettiva”.
Vuol dare un consiglio a Mazzarri per la gara di domani?
“No, non ne ha bisogno”.
E al «ragazzo» Enrique cosa dice?
“Che non deve drammatizzare più di tanto sui risultati, quest’anno sarà di transizione, non deve strafare ma darsi da fare per un ottimo campionato. Il Napoli, invece…“.
Dica, Mazzone.
“È chiamato a qualcosa di più importante. Per esempio con il Chelsea se la può giocare, ce la può fare”.
Ok, torniamo al campionato. Domani che partita deve fare il Napoli?
“Quelle che ha sempre fatto, il Napoli se la gioca con tutte ed ha il pronostico dalla sua. Il protagonista può essere Cavani, o Lavezzi: Il Napoli è forte come squadra è una realtà”.
E la Roma? L’amarezza di Totti?
“No, non entro in questi argomenti. È l’allenatore che sa tutto perché vive giorno per giorno con loro…“.
Un ricordo della sua esperienza a Napoli nel ’97?
“Restarono tutti male quando me ne andai, ma ero davvero mortificato: perdevamo sempre, sempre. E allora mi dimisi. Ferlaino voleva che restassi ma poi siamo rimasti in ottimi rapporti. Sa, restare per lo stipendio no… Nel calcio questo io non l’ho mai fatto”.
Fonte: Il Mattino