La precarietà è arrivata nel calcio. Non esistono più posizioni garantite, neppure in vetta alla classifica di serie A. La concorrenza può più dell’articolo 18, l’esempio è il Napoli, passato dal ruolo di candidato allo scudetto, a una distanza quasi incolmabile dal primo posto. Il tutto in tre mesi, riempiti da pubblici elogi per lo spettacolo regalato a tutta Europa nella Champions. Un caso di sdoppiamento che non ha spiegazioni razionali. La Roma in evoluzione di Luis Enrique è certamente meno forte del Manchester City stella d’Inghilterra, il Villerreal non può neppure essere paragonato al Chievo che da anni rovina i piani di grandezza dei tifosi napoletani, eppure la differenza di resa è impressionante.
Mazzarri ha proposto la benedizione del San Paolo davanti a episodi come il gol incredibilmente sbagliato da Hamsik, o il palo colpito da Lavezzi, o ancora l’autorete confezionata in condominio da Aronica e De Sanctis. Ma la soluzione potrebbe essere più laica, e l’allenatore non si affida certo alla superstizione per guarire la propria squadra dal mal d’Italia. Guarda all’Inter e a una rimonta che nessuno riteneva possibile: dalla piena zona retrocessione alla vista sul terzo posto tornata nitida. Se replicasse l’impresa (assolutamente possibile) compiuta da Ranieri, Mazzarri vedrebbe tornare possibili anche i sogni nazionali. Là davanti il ritmo non è incessante, l’andamento quasi lento è il tempo scelto o imposto dal livellamento che non esiste negli altri tornei del continente. Qui non c’è gerarchia che non sia attaccabile, l’Udinese che guarda dall’alto tutti è un fenomeno altrove sconosciuto.
Per rimontare, basta attrezzarsi: Mazzarri ha guardato e riguardato in tivù la prodezza del cileno Vargas, ne aspetta l’arrivo fissato per gennaio e finalmente immagina schieramenti alternativi al trio Cavani-Hamsik-Lavezzi, senza che ne sia compromessa la forza della squadra. A centrocampo aveva immaginato cambi continui per garantire eterna freschezza, ma solo ora ritroverà Donadel; in difesa non arriveranno nuovi acquisti, ma tornerà Britos, acquisto bloccato subito da un infortunio. Tre mosse per riveder la luce improvvisamente spenta in una sera di dicembre nello stadio di casa: in fondo la differenza con le altre grandi finora s’è nascosta soprattutto in panchina, nelle opportunità concesse in casi d’ordinaria emergenza. Lavezzi resterà fermo per tre partite, in questo momento più che un’assenza sarebbe una voragine, ecco perché Vargas più che una scommessa diventa subito una necessità. E la pubblicità fatta attraverso quelle immagini provenienti dal Sudamerica produce certezze più che speranze.
Così, parlar male della difesa del Napoli sarebbe un delitto, sia per la formula adottata che per la interpretazione perfetta offerta da Cannavaro, Aronica e Campagnaro, tre titolarissimi – per dirla alla Mazzarri – che una piccola pausa vorrebbero concedersela ogni tanto. Se accade in partita, l’effetto diventa imbarazzante. Britos servirà anche a questo: a dare la sveglia. Perché, a volte, sentirsi precari aiuta a tornare più forti.
Fonte: Il mattino
Articolo modificato 20 Dic 2011 - 09:27