Sarebbe opportuno che qualcuno avvisasse Mazzarri ed il Napoli di ritornare di nuovo sulla Terra, tra i comuni mortali, perché comunque il campionato va avanti e non si ferma ad aspettare gli azzurri intenti, nel frattempo, a specchiarsi nel lago e vantarsi della propria bellezza. Anche Mazzarri fa parte del calderone, perché dovrebbe essere il primo a strigliare i suoi ragazzi ed a ricondurli sulla strada giusta, ed invece è stato il primo ad aver perso la bussola. La squadra è scarica quando scende in campo, non ci mette l’ardore agonistico e la grinta necessaria per poter prevalere su avversari che sulla carta sono inferiori tecnicamente al Napoli, ma che sopperiscono a queste lacune mettendola sul piano fisico. Lo stesso spirito che Mazzarri e tutto il Napoli metteva in campo, fino all’anno scorso, spinto dalla voglia di arrivare più in alto possibile e di costruirsi un suo spazio, sgomitando, tra le grandi d’Italia. I ragazzi corrono poco e male perché non vengono più motivati a dovere, ed i risultati, anche in questo caso, si stanno vedendo. Il Napoli è una squadra che per rendere al massimo deve andare al massimo dei giri e con tutti i suoi elementi. Una condizione assolutamente necessaria per rendere, quella azzurra, una squadra imprevedibile e pericolosa.
Elementi cardine della squadra viaggiano, per molteplici motivi, a bassissimo regime, mentre chi è deputato alla loro sostituzione, non riesce a garantire un rendimento adeguato. Cavani è attanagliato dagli infortuni da cui non riesce a recuperare, e lo è visto anche contro la Roma, in un’altra prestazione assai al di sotto dello standard a cui aveva abituato il popolo azzurro. Hamsik, nonostante, abbia segnato quattro reti in Serie A e due in Champions League, non riesce ad avere continuità di rendimento e talvolta accusa dei cali di concentrazione come nel caso del gol clamorosamente fallito contro i giallorossi. A sua parziale discolpa gioca il fatto di aver dovuto spesso cambiare posizione in campo, chiamato a giocare in ruoli che non sono nelle sua corde e che non gli consentono di sfruttare le sue caratteristiche.
Inler non sta brillando e nemmeno la partita di domenica ha fatto eccezione. Un infortunio alla schiena ne sta limitando il rendimento. E’ chiaro che molto delle sorti calcistiche del Napoli dipendano dallo svizzero su cui è stato fatto un sontuoso investimento in estate.
Anche Campagnaro e De Sanctis, ma in generale il reparto difensivo in toto è finito, domenica sera, sul banco degli imputati. Tre gol praticamente regalati alla Roma su altrettante indecisioni clamorose. Mai visti tanti errori, tutti insieme, da parte di De Sanctis e Campagnaro che sovente, salvano la squadra da situazioni alquanto imbarazzanti. Tanti, troppi errori di concentrazione che non possono essere solamente figli della sfortuna o della stanchezza fisica; Lazio e Udinese, squadre con un tasso tecnico uguale e forse inferiore al Napoli, precedono gli azzurri abbondantemente in classifica, giocando lo stesso numero di partite e proponendo una qualità di gioco sicuramente migliore, almeno in questo periodo. C’è da riflettere su questo. Adesso c’è il Genoa, un’occasione che capita a fagiolo per riprendere, anzi cominciare, una faticosissima rincorsa verso le posizioni di vertice. Ci vorrà un Napoli diverso nella testa, capace di rivestire i panni dell’umiltà e smettendo l’abito da sera. Diverso nelle gambe, più sprintante, reattivo e con la grinta che è stata un’arma fondamentale per le soddisfazioni fin qui ottenute. E diverso, infine, negli uomini.
A gennaio c’è bisogno di turare quelle falle palesate da settembre ad oggi. Vargas, se arrivasse, rappresenterebbe un ottimo innesto, ma che non dovrà essere visto come il deterrente definitivo a tutti problemi del Napoli. Ci sarà bisogno anche di altro; il tempo non manca, basta solo crederci e fare le cose per bene.
Antonio Salvati