L’ombra della camorra sul Napoli

Qualcosa, con la dovuta calma e le giuste precauzioni, si sta muovendo. Quel che è successo a Napoli, dove una serie di furti ha colpito i giocatori azzurri e le loro fidanzate, non ha lasciato indifferenti le istituzioni che hanno ammesso l’esistenza di qualcosa di poco chiaro. “La concentrazione temporale di questi fatti balza agli occhi anche a noi”, ha detto il questore Merolla. Il timore è che si tratti di una vendetta della camorra.

Già, la camorra. Perché, dicono, la vendita dei biglietti online avrebbe penalizzato i bagarini e questi, manco a dirlo, sono affari della criminalità organizzata. Che, quindi, non lascia fare come se nulla fosse. Eccolo, quindi, l’avvertimento passato a De Laurentiis sotto traccia: o ci lasci fare oppure convinciamo a nostro modo i tuoi campioni a cambiare aria. Semplice no?

Apparentemente sì, anche se al momento, dice sempre Merolla al Corriere della Sera “può rassicurare l’opinione pubblica”. Come dire: siamo ai primi sintomi, ma la malattia non è ancora conclamata. Però qualcosa balza all’occhio e non può essere sottovalutato. Quando, ai bei tempi che furono, qualcuno derubò Maradona, gli fu restituito tutto. Adesso questo non accade più, è come se si fosse rotto anche quel filo sottile che separava gli affari dall’amore di tutta Napoli per la squadra e i suoi campioni. Così, in poche settimane, sono stati derubati Cavani, Lavezzi e Aronica e sono state minacciate Martina Hamsik, moglie di Marek, né la splendida Yanina, fidanzata del Pocho, e Barbara, la moglie di Fideleff. La mano è stata ancora più pesante con il procuratore di Cavani, la cui compagna incinta è stata minacciata con una pistola appoggiata al ventre. Mica roba da poco, insomma.

Il tutto per far capire a chi di dovere come comportarsi e perché comportarsi in quel modo. A Napoli, spiega il Corriere, c’è chi spiega questi fatti anche con l’abbandono di Soccavo, luogo dove evidentemente arrivava la mano lunga della camorra. Secondo Giovanni Melillo, procuratore della città campana, “il contesto è complesso, perché in curva, al San Paolo, vige la legge della camorra”. Certe sere in tribuna Vip si trova di tutto e certe frequentazioni non sono affatto chiare nemmeno agli inquirenti. Lavezzi, ad esempio, ha dovuto spiegare ai pm il suo rapporto con l’imprenditore in odore di riciclaggio Marco Iorio (socio di Fabio Cannavaro nel ristorante Regina Margherita) o quello con Antonio Lo Russo, rampollo di capoclan (“Pensavo fosse solo un capo ultrà”, ha detto il Pocho). Sarà, ma qualcosa è bene che si muova. Perché qualcuno, a modo suo, si è già mosso da tempo e va fermato.

 

Fonte: Sportmediaset

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