Una storia quasi da film, che dura negli anni e parte da Brescia fino al coronamento di una splendida favola d’amore all’ombra del Vesuvio. E’ la lady del capitano, la moglie di Hamsik: Martina Franova, la bellissima swag azzurra che con gli occhi dolci ha stregato il cuore algido del 17 partenopeo. Mamma degli splendidi Christian e Lucas, è un punto di riferimento costante nella vita di Marekiaro, sostenendolo in ogni scelta e non facendogli mai pesare la scelta di aver sposato a lungo l’azzurro, in una piazza esigente ed in una città spesso complicata da gestire.
Una strana fatalità del destino ha voluto che, nella vita del calciatore slovacco, prima di lei, ci fosse “un’altra Martina”, fidanzata storica di Hamsik che lo aveva seguito perfino a Brescia. L’unica cosa che ormai resta nella vita di Marek della “vecchia Martina” è quella capigliatura tanto stravagante quanto emulata, perchè fu lei ad inventarla. Galeotte furono le vacanze estive, antecedenti al trasferimento di Marek a Napoli. E’ in quel periodo che il calciatore incontra “l’attuale Martina” e se ne innamora. La ragazza giocava con sua sorella Michaela nella squadra di pallamano di Banska Bystrica, città della Slovacchia, appartenente alla regione turistica dell‘Horehronie, in cui Marek e l’attuale Martina sono nati e cresciuti.
Eppure quella non è la prima circostanza in cui, il giovane campioncino dalla pettinatura da dinosauro, si imbatte in lei. Ma, tutte le altre volte, per lui non era “la nuova Martina”, bensì soltanto un’amica di sua sorella, come tante altre. Quell’estate, invece, Marek scopre che la Franova è ben altro: una ragazza bella, dolce, estroversa e dotata di senso dell’umorismo. Da quel momento inizia a guardarla con occhi diversi e non ha più smesso di farlo.
Quando Marek approda a Napoli, “la nuova Martina” è una comune diciottenne vincolata agli oneri scolastici ed quindi impossibilitata a seguirlo nella nuova ed importante avventura italiana. Il popolo napoletano, apprende, per la prima volta, dell’esistenza di Martina nella vita di Marek, in occasione della prima rete segnata in campionato da Hamsik, contro la Sampdoria, “appena” 5 anni fa e dedicata proprio a lei. “Sei bravissimo, ti amo!” Con queste parole Martina replica a quella dedica speciale attraverso un sms, inviato al termine della partita, al suo Marek e riportato prontamente dai giornali.
Appena gli impegni scolastici glielo consentono, Martina si fionda a Napoli, per trascorrere qualche giorno insieme a Marek, nell’appartamento che all’epoca, lo slovacco divideva con l’ ormai ex azzurro Fabiano Santacroce, suo grande amico già dai tempi del Brescia. Quando erano lontani, invece, per comunicare, i due fidanzati utilizzavano Skype, in modo da potersi anche vedere e parlare, oltre che chattare. Dopo il conseguimento del diploma da parte di Martina, per la giovane coppia la strada si fa in discesa. La ragazza si trasferisce in Italia e i due iniziano la loro convivenza a Castel Volturno. Martina è allora ignara di quanto le sue radici si sarebbero significativamente fuse con quelle della città di Napoli e non poteva sapere quanto e cosa , quell’esperienza che si accingeva ad intraprendere, avrebbe portato nella sua vita e in quella di Marek: oltre a due figli, la Champions League, la qualificazione storica della Slovacchia di “capitan 17” al Mondiale del 2010, l’incessante e caloroso abbraccio dei tifosi.
Nonostante qualche incidente di percorso, Martina non ha mai consentito, agli spiacevoli episodi di cui è stata protagonista, di sminuire o compromettere in qualche modo il suo amore per Napoli, dimostrando una maturità ed un’onestà intellettuale che va ben oltre la sua giovane età. E’ una città che le piace tanto, qui vive bene, è felice della vita che conduce all’ombra del Vesuvio e non perde occasione per ribadirlo. Lei stessa si è autodefinita una “scugnizza”. Certo, all’inizio non è stato facile familiarizzare con una lingua a lei fino a quel momento sconosciuta e, al contempo, ambientarsi in una nuova città. Le sue compagne di squadra sono state determinanti nell’agevolarla in questo duplice compito e, addirittura, si divertono anche ad impartirle lezioni di napoletano. Già, le compagne di squadra. Perchè Marek non è l’unico talento sportivo in famiglia.
Martina infatti, era una giocatrice di pallamano e proprio attraverso la pratica di questo sport che ha conosciuto Michaela Hamsik, le due ragazze erano compagne di quadra nel SKP Banska Bystrica e, di riflesso, è stato grazie a questa passione che ha incontrato Marek: il grande amore della sua vita. La Franova approccia con la pallamano grazie ad una compagna di scuola delle elementari che praticava questa dispciplina e non perdeva occasione per convincerla a provare, così, all’età di nove anni, è diventato il suo sport.
Ma anche la “Martina-sportiva” ha trovato sul suo cammino delle difficoltà da superare: le è toccato, infatti, adattarsi al differente approccio che l’Italia ha con la pallamano, come lei stessa racconta nel corso di un’intervista rilasciata a Giancarlo Spinazzola, durante il suo primo anno di permanenza in Italia: “La pallamano in Slovacchia è molto considerata. Dopo il calcio è sullo stesso livello della pallavolo e del basket. Vi è qualche differenza nel modo di giocare in italia, ma soprattutto nel modo di allenarsi. In Italia si è meno severi rispetto al mio paese” . Raccontandosi in quella circostanza, dichiarò che desiderava essere conosciuta non solo come la compagna di Marek Hamsik, ma anche come Martina Franova: la giocatrice di pallamano più forte d’Italia.
Ragazza socievole, quindi, Martina e questo l’ha agevolata nel crearsi nuove amicizie, ma non ha mai accantonato quelle vecchie, poiché il suo destino è sempre rimasto intrecciato a quello di Michela Hamsik, prima sua amica e poi cognata. La Franova ha ragione: c’è davvero qualcosa di “scugnizzesco” nella sua persona. Spesso l’abbiamo vista guidare con disinvoltura l’auto di Marek, indistintamente che si tratti di un Mini Cooper piuttosto che di una BMW X-5, talvolta è lei a fargli da autista accompagnandolo agli allenamenti. Ama indossare abiti “comodi” che non risaltano le sue curve mozzafiato e con disarmante spontaneità mostra ai flash dei fotografi il suo viso acqua e sapone, eppure quella semplice ed essenziale femminilità, che sembra esserle cucita addosso, non l’abbandona mai e raggiunge l’apoteosi quando decide di coronare con gonna e tacchi, piuttosto che shorts e ballerine, la sua naturale bellezza.
In Slovacchia lo stile di Martina e il suo gusto nel vestire sono molto apprezzati e, soventemente, le sue foto vengono riportate sulle riviste di gossip locale e commentate da “cultori della moda” che non perdono occasione per sottolineare la raffinatezza delle sue scelte e la classe insita nella sua semplicità. Inconsapevolmente la Franova, è una che “detta legge in fatto di moda” ed è bello che accada, nonostante non faccia niente per attirare i flash dei fotografi: a lei interessa solo giocare a pallamano, seguire le partite di Marek e prendersi cura degli uomini di casa. “Marek” è il nome indelebilmente tatuato sull’avambraccio destro della ragazza e, di contro, “Martina” è ben evidente sulla nuca dello slovacco. E ancora, “Marek” e “Martina” sono i nomi incisi con brillanti sulle fedi che avvolgono l’anulare sinistro, rispettivamente, della Franova e di Hamsik .
Piccole, grandi, profonde, dolci, continue, incessanti, significative e reciproche manifestazioni d’amore caratterizzano la loro quotidianità. L’essenza di quell’amore pulito e sincero è racchiusa nei loro sguardi complici, nei sorrisi colmi di imbarazzo, quando davanti ad un microfono e una telecamera gli viene chiesto di raccontarsi, in quei timidi e dolci baci, talvolta rubati dai paparazzi, in quei frammenti di vita quotidiana che si ripetono ciclicamente, ma mai in maniera monotona, nelle dediche colme di gioia che Marek spesso le indirizza dopo un gol.
Quando arrivò in Italia e le fu chiesto come si vedeva in futuro non molto lontano, Lady Hamsik rispose: “Mi vedo sposata, con due figli in una grande casa”. Ed è emozionante e significativo, ancor di più nell’epoca di “Vallettopoli” e delle “veline”, che a trovare riscontro nella vita reale, sia il sogno “comune” di una semplice, ma unica, ragazza di 23 anni che ha fatto del biberon il suo scettro e dell’umiltà la sua corona.