La pulce cala il suo personale tris. Ennesimo trionfo di una carriera sin qui stratosferica, che ha consacrato definitivamente, semmai ce ne fosse stato bisogno, Leonel Messi tra i più grandi calciatori di ogni epoca.Terzo Pallone d’Oro consecutivo, impresa riuscita solo a Michel Platini, Marco Van Basten e Johann Crujiff, non gente qualsiasi, ma calciatori che hanno scritto pagine di calcio leggendarie tra giocate divine e gol meravigliosi. Il fuoriclasse di Rosario stacca, nella privilegiata classifica dei pluripremiati vincitori del trofeo, nomi altrettanto altisonanti, come Ronaldo, il fenomeno brasiliano, il panzer Rummenigge, e Kevin Keegan, fermi a due vittorie.
Un trionfo annunciato almeno già da Maggio, quando Leo ha fatto incetta di trofei con il suo Barcelona, vincendo Liga e Champions League e legittimando poi, tali meriti aggiungendo in bacheca anche Supercoppa di Spagna, SuperCoppa Europea e FIFA World Championship. Palese, quindi, la scelta degli addetti ai lavori andata al fenomeno argentino, che ha vinto a mani basse, battendo nella “finalissima” la concorrenza rappresentata da Cristiano Ronaldo, giunto secondo, e da Xavi, suo compagno di squadra, terzo; un podio che è una replica esatta di quanto avvenne nel 2009, quando Leo vinse il suo primo Pallone d’Oro.
Un 2011, quello di Leo Messi, costellato da una qualità di gioco semplicemente eccelsa abbinata ad un rendimento altissimo e sempre costante; questa la ricetta che ha consentito al numero 10 azulgrana di primeggiare per l’ennesima volta e di essere considerato, una volta di più, l’erede del più grande di sempre, Diego Armando Maradona .
Ma nonostante il suo indiscutibile talento, per toccare la magnificenza del suo calcistico “precursore”, Leo dovrebbe raggiungere gli stessi standard, che offre settimanalmente in Spagna, anche quando indossa la divisa albiceleste dove, purtroppo per lui, non ha ancora ottenuto risultati degni di tale nome. L’unico neo, infatti, del suo fantastico 2011 è stato il fallimento dell’Argentina nella Copa America, disputata, per altro, in casa; Messi non giocò malissimo, ma zero gol in quattro partite, con tre assist vincenti, fanno storcere il naso a chi è abituato ai numeri pazzeschi del “Pulga”. E’ questa, attualmente, la differenza che intercorre tra Messi e Maradona, oltre al fatto che Leo gioca in una squadra composta di fenomeni, con cui si intende a meraviglia, mentre Diego ha vinto ed elevato a grandi livelli sia il Napoli che l’Argentina, quasi esclusivamente per suoi meriti.
Ma ciò non deve essere interpretato come una critica a Messi; si parla di un calciatore che a 24 anni ha vinto cinque scudetti, tre Champions League e tre Fifa World Championship, più una sfilza di trofei, sia individuali che di squadra, che un quarto di essi basterebbe farebbe la gioia di qualsiasi calciatore. E’ vero che giocare con Xavi, Iniesta, Fabregas, Pedro e Villa e Sanchez facilita enormemente le cose, ma è altrettanto vero che le grandissime squadre sono considerate tali perché composte da grandissimi calciatori, e Leo Messi va considerato sicuramente il direttore di un’orchestra che suona una musica meravigliosa, fatta di spettacolo, concretezza e solidità, quale il Barcelona.
Adesso però il tempo del riposo sugli allori è già terminato; siamo nel 2012 e ci sono altre partite da vincere e altri trofei da conquistare. La gloria deve lasciare spazio agli impegni che adesso attendono Leo Messi ed il Barcelona: c’è da rincorrere il Real Madrid di Mourinho, distante cinque lunghezze e tra circa un mese sarà di nuovo in scena la Champions League, dove gli azulgrana saranno impegnato alla BayArena di Leverkusen. Si lavorerà per la terza Champions League in quattro anni per il Barca e per il quarto Pallone d’Oro consecutivo a Leo Messi. Altri record andrebbero spazzati via e nuovi standard di magnificenza calcistica verrebbero settati. Ma a questo, il fuoriclasse di Rosario ci ha ormai ben abituato. Per fortuna nostra e del calcio.
ANTONIO SALVATI