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Anno nuovo, giocatori nuovi. Uno, almeno. E’ inutile che ci giriamo intorno. Chi era lì, voleva vedere questo fenomeno cileno che tira punizioni come nessuno mai, che corre più veloce della luce, che dribbla mezza squadra avversaria con un decimo delle finte di Zuniga, che ci ha deliziato, questo sì, con un goal a pallonetto degno di chi vede anche la rete oltre ad essere veloce, che si dice debba prendere il posto del Pocho. Ma col senno di poi, speriamo che lo prenda il più tardi possibile.

Anno nuovo, occasionali nuovi. Due al prezzo di uno. Ringraziamo l’iniziativa del Presidente perché grazie a lui quelli che abbiamo visto stasera, li rivedremo pure lunedì sera contro il Bologna. E non sia mai detto che è colpa loro se abbiamo sofferto contro la Primavera del Cesena. La primavera, si sa, porta sonnolenza e i nostri azzurri ne sono stati colpiti in pieno.

Anno nuovo, formazione sugli spalti nuova. Inedita, direi. Molti abbonati del nostro gruppo sono venuti meno e per questo subiranno ingiurie e sfottò per tutto il resto del campionato. Snobbano la Coppa Italia, si perdono il rientro di Britos  e Donadel, non vengono a sostenere Turboman. Soprannome appropriato visto che turberà i sogni di parecchi tifosi, stanotte.

Formazione sugli spalti inedita per parecchie defezioni e qualche inserimento entusiasta, formazione in campo inedita, soprattutto in difesa. Rosati tra i pali e i maligni hanno subito tirato fuori la storiaccia di De Sanctis. Ovviamente nel pre-partita è stata commentata. Tutti concordi, tranne uno, con l’onestà del nostro portierone.

Anno nuovo, strada nuova. Andiamo allo stadio cambiando strada, con una persona in più in auto e con un piccolo ritocco ai nostri soliti riti. Anche con uno zaino nuovo. Troppe novità non vanno bene. Parcheggiamo l’auto ai soliti campetti di via Terracina ed entriamo dal solito varco. Attendo inutilmente che una steward mi palpi lo zaino nuovo, vado ai tornelli e passo senza fila e senza fretta. E in effetti arriviamo in una curva semivuota, con due amici che ci accolgono come quando arrivi ad una festa per primo e non vedi l’ora che la sala si riempia per dare meno nell’occhio!

Prendiamo, senza vero impegno, un po’ di posti qua e là. E comincia lo spettacolo comico. Il pre-partita è uno spacco goliardico di battute e risatine. Tante. Troppe. L’atmosfera è quella delle amichevoli estive e nessuno ne avverte la pericolosità.

Ci si racconta del capodanno, si fa notare ad un amico che ogni volta che ci giriamo sta mangiando qualcosa. Un ruminante, di quelli che ti fanno rabbia perché mangiano senza mettere un grammo. Dallo sfilatino al cioccolato per poi tornare allo sfilatino. C’è chi ci fa rabbrividire raccontandoci di un murales a Barcellona dedicato a Messi con scritto “D10S”. Sacrilegio. Ci perdiamo in differenze tra il calcio moderno e il calcio del vero nostro unico D10S. Ma inutile perdersi in paragoni. Il sacrilegio è compiuto e siamo tutti d’accordo su questo.

Si osservano le curve pian piano riempirsi e ci si chiede se sia più occasionale chi ha il coraggio di venirsi a vedere la primavera del Cesena in Coppa Italia o il Bayern in Champion’s. Propendiamo per la seconda. Differenze di stile.

Davanti a noi, una schiera di bambini con mamma e pizze al seguito mangiate durante l’intervallo. Altro sacrilegio. Facciamo comunque conoscenza. Famiglia che vive in Romagna e che ha visto Cesena-Napoli di campionato allo stadio. Altra storia. E che andrà a vedere ovviamente tutte le trasferte nei dintorni: Parma, Bologna. Assetati d’azzurro più che mai.

Commentiamo ovviamente anche i gradi assenti del nostro gruppo. Qualcuno giustificato, qualcuno meno, altri non pervenuti. Solo uno di loro invia un messaggio di sostegno. Lode a te, Antonio!

Ma poche chiacchiere. Avrete notato che sto tergiversando, forse anche troppo. Ma a me di raccontare questa partita proprio non mi va.  Alle 21 l’arbitro fischia l’inizio. Alle 21 per noi comincia la catalessi. I giovani del Cesena, Bogdani a parte, hanno voglia di fare qualcosa. Noi di fargliela fare. E il più generoso è proprio il nuovo arrivato. Assist di Vargas e goal di un diciottenne dal nome impronunciabile.

E lo spettacolo comico del pre-partita si trasforma magicamente in tragedia. Una tragedia durante cui è difficile intravedere un lieto fine. Siamo tutti concordi col fatto che Vargas non andava fatto esordire dal primo minuto. Lo dice anche chi, dietro di me, continuava a ripetere come un mantra, appena messo piede in curva, solo “EDU, EDU, EDU!”. Rosati fa paura a tutti. Non blocca una palla e non dà sicurezza. Fernandez tira il piedino nei contrasti. Anche se l’abbiamo applaudito dopo che qualcuno ha continuato a ripeterci di dargli fiducia. Sarà! Britos è ancora lento. Tranne nel dare testate ben piazzate in piena fronte all’avversario. Inler non pervenuto. Ad un certo punto avevamo Cavani in difesa e Cannavaro centravanti. Insomma, le cose non sono andate proprio come avevamo immaginato.

E lo si è capito dalla scarica di “male parole” indicibili scagliate contro gli azzurri nel giro di 10 secondi nel primo tempo, finito con un “fetente” finale giustificato da un “ Ce stann’ e creature”. Lo si è capito dal sospiro di sollievo quando si è visto Pandev scaldarsi. Lo si è capito dalla mia non esultanza sul pareggio. Ha prevalso la rabbia di aver segnato contro una squadra nettamente inferiore, con tutto il rispetto, dopo più di un’ora, tanto che mi è stato intimato di sorridere altrimenti sarebbe scattata anche per me l’indagine sul calcio scommesse, vista la fine di De Sanctis. Lo si è capito dal fatto che abbiamo passato la settimana a riguardarci il video delle punizioni di Vargas, pensando di averne trovato finalmente uno dai piedi buoni, e a metterla dentro, o quasi, invece è  stato Pandev. L’uomo che per quanto mi riguarda sta facendo e ha fatto anche stasera la differenza.

La tragedia si è trasformata in commedia degli orrori, fortunatamente con il lieto fine. Consapevoli di non aver fatto bella figura, ma felici di non averla fatta in novanta minuti invece che  di  centoventi. Che lunedì c’è il Bologna e la storia dev’essere diversa. Torna lo zaino vecchio, torna la solita formazione sugli spalti e si spera anche in campo.

Anno nuovo, vita nuova. Sì, ma non troppo. E sempre Forza Napoli.

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Scritto da
redazione