Ieri sera, tra flash ed aspettative, ha fatto il suo esordio in campo Eduardo Vargas. La giovane promessa cilena ha debuttato, così, sotto l’occhio vigile di stampa e curiosi e gli applausi calorosi, immancabili e scroscianti del pubblico del San Paolo, sempre pronto a conferire il giusto tributo a qualunque guerriero sappia rivelarsi utile alla causa azzurra.
Atteso come una prima donna, ma timido come un cerbiatto lanciato nell’arena dei leoni. Così è apparso Vargas, nel corso dei primi48’ disputati come calciatore del Napoli.
E’ anche vero, prima di lui, tanti suoi compagni, “vecchi volponi” del calcio dotati di maggiore esperienza, hanno stentato alla pari ad inserirsi negli automatismi di gioco di Mazzarri e spesso sono stati prima vittime che carnefici di quei meccanismi, apparentemente tanto semplici, ma in realtà molto articolati.
E’ il caso di Pandev che, prima di inserirsi pacificamente nella trama di gioco di Mazzarri, ha stentato non poco a trovare la sua ottimale collocazione in campo.
Vargas è apparso quindi impacciato, ma ancora di più sciagurato quando al 20’ intercetta con un tocco maldestro il pallone dal quale scaturisce la rete del momentaneo vantaggio dei romagnoli ad opera di Popescu.
Ma, in sua difesa, va anche detto che era rientrato per dare una mano al reparto difensivo, dimostrando, quanto meno un significativo spirito di squadra, unitamente ad un senso di partecipazione al gioco collettivo che di buon grado interpreta Mazzarri.
Si scambiano continuamente le posizione lui e Cavani, ma non basta per sciogliere il cileno o a favorirne l’ambientamento nella disposizione tattica del Napoli.
Il suo disagio, misto a quel timore da “primo giorno di scuola”, si palesa nel secondo sfortunato e maldestro episodio che ha caratterizzato il suo esordio: siamo al minuto 38 quando è proprio lui ad intercettare il tiro di Cavani, che prontamente aveva raccolto un cross di Dossena, ostruendone la traiettoria.
Tuttavia, i continui incoraggiamenti di Mazzarri e compagni sono serviti a non demoralizzarlo, infatti, poco dopo quest’ultimo episodio, si è proposto in un paio di azioni interessanti, in una delle quali si è avventurato in un uno contro uno che ha lasciato intravedere uno sprazzo di quel potenziale, sul quale, vi è, senza dubbio, da lavorare.
Aspettarsi subito faville dal cileno sarebbe stato utopistico.
“L’attesa aumenta il piacere”, anche se la pazienza non è sicuramente una delle caratteristiche per le quali i napoletani e, ancor di più, i tifosi del Napoli sono rinomati. “La pazienza è la virtù dei forti”, ma, appunto, non per i napoletani, che preferiscono ricercare il loro vigore in tutt’altre qualità.
Tuttavia, è il caso che, almeno in questa circostanza, l’intera piazza partenopea, provi a fare uno sforzo per non accelerare i tempi relativi all’approccio ottimale di Vargas con il calcio italiano e maggiormente con il modulo di Mazzarri.
Asfissianti pressioni o un atteggiamento eccessivamente critico e disfattista sarebbero solo controproducenti in tal senso e non apporterebbero alcun tipo di beneficio. Questo calciatore va tutelato e affidato alle competenze tecniche dello staff azzurro che saprà lavorare con e per lui, nel migliore dei modi, per tirarne fuori al meglio l’infinito ed imprescindibile talento, del quale, turbo-man oggettivamente dispone.
Il ragazzo non parte da zero, non è un neonato alle prime armi, ma un calciatore che finora ha dimostrato di saperci fare con il pallone tra i piedi e da quanto di più costruttivo, sotto quest’aspetto ha finora mostrato, riparte la scalata della montagna al vertice della quale troverà la sua consacrazione calcistica. Questo, almeno, è quanto da tutti auspicato ed è quello che francamente sentiamo di augurargli ed augurarci.
Perchè alla gestione ottimale di Vargas è, indubbiamente, legato anche il futuro del Napoli.
Pandev si conferma “quarto tenore” e quel tiratore di calci piazzati che tanto ci è mancato – Doveva essere la notte del tanto atteso Vargas, invece ci ha pensato Goran Pandev, subentrato nel secondo tempo, proprio al cileno, a cambiare le sorti della partita e a togliere le castagne dal fuoco, consentendo la rimonta degli azzurri, ritornati negli spogliatoi sotto di una rete, conquistando, così, il passaggio del turno.
I due gol nascono, infatti, da un suo assist (seppure fortuito) scaturito da una punizione calciata proprio da Pandev e dalla cui relativa ribattuta è nato il gol di Cavani. E, ancora, è stato il macedone ad inchiodare il risultato finale sul 2-1 , grazie al “gol – fantasma – ma regolare” maturato per effetto dell’ennesima punizione, calciata direttamente in porta.
La partita di ieri sera ha decretato tanti, diversi, più o meno evidenti, verdetti.
In primo luogo, l’ennesima ed ormai innegabile conferma di Pandev e del più che efficace contributo che il calciatore può dare al Napoli in termini di continuità e concretezza.
Del resto è uno che ha impresso il suo marchio in gare importanti disputate da calciatore dell’ Inter e che ha dimostrato il suo valore anche e soprattutto in campo europeo, in quella tanto agognata Champions, aspetto da non trascurare affatto in prospettiva futura.
Di certo davanti a un Pandev in un simile stato di grazia, si fa fatica a comprendere la corsa contro il tempo alla quale sta dando luogo lo staff medico del Napoli per recuperare in tempi record Lavezzi. Perchè dovrà avere coraggio Mazzarri per negare la maglia da titolare a “questo Pandev” .
Ma soprattutto, uno dei tanti aspetti emersi durante la partita di ieri, degno di essere menzionato, è senza dubbio rappresentato dalla comprovata ed innegabile importanza di avere in squadra un elemento capace di tirare i calci da fermo, una delle pecche per eccellenza che caratterizza in negativo il Napoli da svariati anni.
Con Pandev in campo il Napoli va a colmare anche questa lacuna, come certificano i due gol, scaturiti, appunto, da due palle inattive. Aspetto tutt’altro che da sottovalutare e da non tralasciare affatto.
Luciana Esposito.
Articolo modificato 13 Gen 2012 - 17:16