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Dal 1994 al 97 gli azzurri hanno avuto in squadra uno dei brasiliani più apprezzati che abbiano mai calcato la scena del San Paolo, Andreas Cruz. Acquistato dallo Standard Liegi, il suo approdo a Napoli passo quasi inosservato, ma ben presto mise in chiaro quali fossero le sue doti, e cioè prendere le redini della squadra, da vero leader, poichè temprato da un carisma da protagonista che metteva gli undici azzurri sotto un’ala protettiva anche contro le big. Da difensore arcigno e dai piedi buoni, Gigi Simoni ebbe l’illuminazione di spostarlo a centrocampo, ottenendo ottimi risultati, anche se la dinamicità del gioco ne risentiva, poichè il brasiliano non era certo un fulmine di guerra. Ma i piedi buoni, una grande visione di gioco e l’atteggiamento da “generale”, fecero di Cruz un ottimo centrocampista in cabina di regina, al punto che il Milan si accorse di lui e lo portò a San Siro, con scarsi risultati a causa di una stagione piena di ombre e suggellata da infortuni. Negli occhi di tutti i tifosi azzurri sono rimaste le gesta di questo ottimo giocatore, su tutte i calci piazzati che Cruz, con estrema disinvoltura, spesso metteva in rete, sbloccando partite e segnando reti decisive per le vittorie del Napoli. I ricordi legati al brasiliano, portano in auge l’importanza dei calci di punizione, di come sia fondamentale avere in squadra un uomo capace di aumentare le possibilità di realizzazione di un calcio da fermo. Attualmente in Napoli si ritrova ad avere battitori di “fortuna”, spesso abbiamo visto Dzemaili provare a metterla dentro di potenza, oppure Lavezzi quando la punizione e al limite dell’area e il calcio a giro sarebbe la soluzione più consona. Ultimamente ci ha provato Pandev in Coppa Italia contro il Cesena, ribattuta dal portiere sulla quale Cavani l’ha messa dentro. A questa categoria mettiamoci pure un battitore di calci d’angolo capace di mettere cross al centro in grado di consentire ai saltatori azzurri (Cannavaro, Britos, Fernandez, Maggio, Cavani etc.) di essere maggiormente incisivi sotto porta, potendo sfruttare al meglio le doti di testa. Sono ormai troppe le partite in cui non si vede un calcio di punizione finire in porta, oppure un calcio d’angolo essere realizzato di testa direttamente da un cross dalla lunetta d’angolo. Insomma, memore delle gesta del brasiliano Andrè Cruz ( sotto il video tributo con i gol con la maglia azzurra), con la speranza che il cileno Vargas, dopo le immagini viste degli allenamenti a Castelvolturno, con una serie impressionante di calci piazzati realizzati, sia l’uomo in grado di rispondere ai requisiti richiesti, di cui sopra. E’ risaputo che un calcio piazzato può risolvere un match, una partita bloccata, con tatticismi e marcature estreme, quelle gare in cui le azioni scarseggiano e la sorte non ti aiuta. Buttarla dentro con un calcio di punizione significherebbe mettersi in pari con le grandi, già in possesso di uomini capaci di essere decisivi sfruttando l’estro balistico. Che sia il cileno il cecchino dei calci di punizione, con buona memoria dei suoi predecessori, senza voler scomodare sua maestà El Pibe, si intende …

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Articolo modificato 15 Gen 2012 - 12:21