Il Napoli impatta per 1:1 contro il Bologna, portandosi a 28 punti in classifica e mordendosi le mani per l’occasione sciupata.
Intendiamoci, il Bologna non ha rubato nulla ed il risultato di parità è quello che meglio rispecchia l’andamento della partita e che ha sottolineato una volta ancora quanto sia altalenante il rendimento del Napoli di questa stagione: forte con le forti, debole con le deboli.
Quello di lunedi sera, però, non è stato un Napoli debole, un aggettivo forse ingeneroso verso la squadra di Mazzarri che comunque ha messo in campo una buona dose d’impegno per portare a casa il risultato; semmai si dovrebbe parlare di un Napoli arruffone, confusionario, sbadato ed incapace di trovare soluzioni efficaci per avere ragione del Bologna, ordinato e ben disposto in campo da Pioli, che ha confermato di essere un tabù per Mazzarri.
Troppa confusione da parte del Napoli e troppa fretta di portare a casa il risultato quando si sapeva che la prima arma per poter vincere partite di questo genere è la pazienza. Era, altresì, risaputo che il Bologna sarebbe sceso a Napoli per limitare i danni e che l’impostazione della sua partita sarebbe stata orientata verso un assetto prevalentemente difensivo e l’affidamento alle sorti offensive della squadra alle ripartenze di Di Vaio e Acquafresca. In effetti così è stato e lo sviluppo della partita ha aiutato in maniera esponenziale il Bologna nella sua condotta conservativa.
Ennesimo scivolone di Campagnaro che, purtroppo, sta diventando un caso cronico. La qualità e l’impegno che l’italo-argentino mette in campo non vanno messe in discussione, ma va preso atto che, da circa due mesi, il difensore stia attraversando un periodo di difficoltà e che andrebbero presi provvedimenti a riguardo, leggasi qualche turno di riposo e sostituzione con un adeguato rimpiazzo.
Rimpiazzo che al momento non c’è poiché l’unico rincalzo nel settore destro della difesa a tre è rappresentato da Fernandez che, per caratteristiche tecniche e fisiche, non può essere un sostituto ideale. Occorrerebbe attingere al mercato invernale, visto che in estate non è stato fatto alcun movimento in questo senso, anche perché non era preventivabile un calo così drastico del rendimento di Campagnaro, da sempre considerato un cardine della difesa ma adesso diventato il suo anello più debole.
Cavani, gol a parte, non entra in partita e non riesce mai lo spazio per il tiro in porta; Hamsik e Pandev sembrano più reattivi, ma ogni loro tentativo viene vanificato dalla retroguardia costituita da Raggi, Antonsson e Cherubin; Maggio e Dossena vengono tenuti a bada in maniera egregia rispettivamente da Morleo e Pulzetti, mentre Inler è prigioniero della morsa dei centrocampisti tutta forza e fisico, composta da Taider, Perez e Mudingayi.
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Il Napoli, dopo il sospirato pareggio si getta, anima e corpo, per tentare l’ennesima disperata rimonta. Di occasioni da rete, però, non se vedono e pertanto Mazzarri si trova costretto ad attingere dalla panchina, buttando nella mischia sia Vargas che Lucarelli, nel tentativo estremo di portare a casa i tre punti. Mai prima d’ora, infatti, il Napoli è stato a trazione anteriore a questi livelli, vedendo contemporaneamente in campo Cavani, Hamsik, Pandev, Vargas e Lucarelli e potendo contare sulla spinta di Zuniga e Dossena.
Nonostante i continui stravolgimenti tattici dovuti alle sostituzioni, il Napoli non riesce a trovare sbocchi per la sua manovra, scontrandosi sempre contro disposizione del Bologna che si difende ordinatamente e con costanza, non mostrando mai segni di cedimento, cercando anzi il colpo grosso approfittando di un Napoli votato all’attacco e talvolta imprudente, esponendosi in maniera troppo marcata al contropiede avversario. Vargas e Lucarelli non aggiungono nulla, se non un’altra iniezione di confusione, già leit motiv del modus operandi del Napoli, ma sarebbe ingiusto addossare le colpe a questi ultimi, entrati in un contesto di gioco che non prevedeva più alcuno schema e dove l’unico incipit era buttare la palla avanti nella speranza che qualcosa succeda.
Finisce 1:1 una partita tutto sommato non bella e abbastanza povera di contenuti tecnici. Il Napoli ha palesato di nuovo i suoi limiti quando affronta squadre tecnicamente inferiori, ed è un difetto di personalità da limare quanto prima. Si affrontano molte più squadre simili al Bologna che di quelle simili al Milan, ed è per questo che il Napoli si trova in questa posizione di classifica. Ovviamente mancano venti giornate e di punti in palio ce ne sono ancora parecchi per scalare la classifica, a patto di vedere un Napoli più saggio e più cinico, e non frenetico ed improduttivo, come nella versione esibita contro il Bologna.
Già da Siena si gradirebbero segnali in questo senso; i ragazzi di Sannino nonostante navighino in cattive acque, in casa si fanno rispettare ed il 4:0 inflitto alla Lazio ne è una testimonianza. Al Napoli adesso il compito di invertire la tendenza, e questa volta in modo definitivo, evitando di andare su e giù su un’altalena che, onestamente, non fa divertire nessuno.
ANTONIO SALVATI