Il sogno di qualsiasi ragazzino che gioca a calcio è, sicuramente, quello di diventare calciatore di una delle squadre più blasonate d’Italia. Quando questo accade vuol dire che si è dei predestinati, e che si dispone del talento necessario per sfondare.
Nel caso di Carmelo Imbriani i presupposti c’erano tutti, e lo si dedusse quando, era il finale di stagione 1994-95, nel pantano del Rigamonti di Brescia, segnò il suo primo gol con la maglia azzurra, proprio nel giorno dell’esordio da titolare. Non capita tutta i giorni, ma quel giorno capitò e per Imbriani sarebbe potuto essere l’inizio di una sfavillante carriera.
L’attaccante di origine beneventana partì la stagione successiva da titolare; il Napoli credeva tanto in lui, forse troppo, tanto da consegnargli la guida dell’attacco partenopeo, al fianco del Condor Agostini. L’inizio di stagione di Imbriani fu strepitoso: due gol nelle prime quattro giornate. Il primo sigillo a Bergamo, quando l’attaccante insaccò sotto misura un traversone giunto da destra. Il Napoli s’impose per 3:1 al Comunale e Imbriani fu subiti etichettato come nuova promessa del calcio italiano. La settimana successiva la carriera di Imbriani toccò, forse troppo in fretta, il suo apice. Il Napoli s’impone per 2:1 contro l’Inter e il gol vittoria, nemmeno a dirlo, porta la firma del bomber di Benevento. Gioia e tripudio tra i tifosi; Napoli ed il Napoli coccolano la gallina dalle uova d’oro alimentando speranze di subitaneo ritorno tra le grandi, risorgendo dalle ceneri del dopo Maradona.
La settimana successiva un Napoli in formissima fa visita alla Juventus. Un pareggio per 1:1 che andò addirittura stretto al Napoli. Imbriani giocò bene tanto da sfiorare un gol meraviglioso, che probabilmente lo avrebbe definitivamente consacrato come calciatore di indiscusso valore. Cross da destra e l’attaccante tira fuori dal cilindro un colpo di tacco volante che solo un portiere di livello superiore, quale era Peruzzi, avrebbe saputo neutralizzare. Così fu, e quella fantastica giocata che poteva trasformare Imbriani da enfant-prodige a giocatore di livello, risultò invece l’inizio di un perentorio declino.
Sfruttanto il suo periodo d’oro, e alla luce del suo fantastico inizio di stagione, Imbriani firmò il suo primo contratto da professionista e forse non fu un bene, in quanto non rappresentò per il giovane attaccante lo stimolo per fare meglio di quanto non stesse già facendo, bensì un riposo sugli allori da cui non è più riuscito a rinsavire.
Le sue prestazioni iniziavano a non essere più incisive; il ragazzo sembrava come svuotato, come se avesse già dimostrato a tutti quello che sapeva fare e che non sarebbe stato necessario, per lui, offrire conferme a riguardo.
La parabola discendente di Imbriani fu inesorabile e le voci del possibile peso politico del suo illustre zio, Clemente Mastella, ad influenzare le vicende calcistiche del nipote, iniziarono a circolare sempre più insistenti e non deposero a favore dell’attaccante, che sempre più involuto, perse anche i gradi da titolare.
La stagione andò avanti con molte ombre e poche luci, anzi solo una, quella del gol all’Atalnta, ultimo in maglia azzurra prima dell’addio avvenuto al termine della stagione stessa. Dopo Napoli, infatti, Imbriani girovagò per l’Italia senza però mai lasciare segni tangibili. Pistoiese, Cosenza, Genoa, Catanzaro, Benevento, Foggia e Salernitana, in ordine sparso le tappe della sua carriera che si è conclusa nella sua Benevento dove ha speso gli ultimi anni della sua carriera da calciatore.
Appese le scarpette al chiodo, infatti, Imbriani ha intrapreso la carriera da allenatore, e da quest’anno è il nuovo allenatore del Benevento, subentrato all’esonerato Simonelli.
L’inizio di una nuova avventura che si spera, per lui, possa dargli più soddisfazioni di quante gliene abbia dato la carriera da calciatore. In bocca al lupo.
ANTONIO SALVATI