Giammario Piscitella, classe 1993, esterno d’attacco, un diciannovenne “qualsiasi”, nato a Nocera Inferiore che domenica scorsa ha esordito in serie A, ma non con l’azzurro del Napoli, come sarebbe più logico che avvenisse, bensì con la maglia giallorossa della Roma.
La storia di Piscitella è l’ennesima di un’infinita serie che narrano “la fuga dei talenti” azzurro purosangue dalla propria terra d’origine, sottolineando la lacuna rappresentata dall’assenza di un vivaio napoletano in cui coltivare, coccolare e salvaguardare i talenti partenopei, piuttosto che lasciare che trovino la loro fortuna lontano da Napoli e, aspetto assai più grave, costituiscano, a loro volta, la fortuna dei club avversari.
Lasciamo che a raccontarci Giammario, il suo talento, la sua storia, sia chi lo ha allenato ed è stato determinante nel consentirne la metamorfosi da “bruco” a “farfalla”: Mister Giovanni Savino.
Come e quando hai avuto modo di allenare Piscitella?
“Giammario è arrivato quando ero allenatore della scuola calcio San Nicola di Castello di Cisterna, dopo essere stato visionato da Lorenzo D’Amato, responsabile del Sud Italia dell’Empoli. Proveniva dal San Marzano, squadra della città in cui è cresciuto e vissuto, come, con fiero orgoglio, gli chiedono di sottolineare i suoi compaesani, poiché si tende con maggiore facilità e frequenza ad accostarlo alla cittadina di Nocera, suscitando, in questo modo, l’irritabilità dei sanmarzanesi! C’è da dire che la scuola calcio del San Nicola, prima di Giammario, ha accolto nelle sue trafile, altri piccoli talenti diventati poi calciatori affermati, come: Caccia, Montella e Di Natale. Era l’anno 2005 quando approdò a Castello di Cisterna, Giammario aveva 11 anni, quindi in quell’anno prese parte al suo primo Campionato nella categoria Esordienti, pertanto, era il suo debutto in assoluto nel campo grande in una squadra composta da 11 giocatori, mi spettava il compito di assegnargli un ruolo in campo ed è per me motivo di grande soddisfazione ed orgoglio appurare che è sempre stato utilizzato in quel medesimo ruolo, da tutti i tecnici che , dopo di me, lo hanno allenato: da Mazzantini all’Empoli, da Evani, C.T. della nazionale Under 19, da Stramaccioni a De Rossi, allenatore rispettivamente degli Allievi e della Primavera della Roma.”
Già all’epoca era tangibile che fosse un talento “al di sopra della norma”?
“Se si considera l’età che aveva, il potenziale di cui disponeva era più che palese, eccelleva decisamente sugli altri. Nonostante mi fosse stato “presentato” in veste di attaccante, non potevo ignorare la sua evidente bravura nel convergere al centro e quel notevole piede destro conferitogli da “madre natura.” Per cui ho concluso che, spostandolo sul versante sinistro d’attacco, gli avrei conferito la collocazione migliore e ho sempre fortemente creduto in questa mia valutazione.”
Da Castello di Cisterna a Roma: la distanza geografica, tutto sommato, non è significativa. Tuttavia, presumo che Giammario di chilometri in campo ne ha dovuti macinare un bel po’ prima di arrivare a domenica scorsa: giorno in cui ha fatto il suo esordio in serie A…
“L’anno successivo alla sua esperienza con il San Nicola, è approdato ad Empoli, dopodichè è entrato a far parte del vivaio giallorosso, ormai è a Roma e lavora con e perla Romada 5 anni…Tra l’altro, essendomi trasferito anche io nella capitale, ho avuto modo di continuare a seguirlo di persona, ogni volta che posso vado a vedere le sue partite o vado a salutarlo a Trigoria. Abbiamo ancora uno splendido rapporto, non nascondo di averlo incoraggiato nei momenti (seppure pochi) di piccole delusioni, ma anche incitato nelle circostanze a lui favorevoli. Ancora oggi capita che mi riconosca il merito di essere stato colui che gli ha conferito “il suo ruolo”, nonostante lo abbia allenato soltanto per un anno.”
Descrivi il calciatore Giammario Piscitella a chi non lo conosce:
“Ti rispondo raccontandoti un aneddoto: qualche anno fa, il mister che lo avrebbe allenato ad Empoli mi chiese di paragonarlo a qualche calciatore affermato. Risposi che, alla luce delle caratteristiche che possedeva, per me era paragonabile a Kakà. A quella mia affermazione fece seguito una convinta e sostenuta risata che si estese per circa 30-40 secondi. Dopo qualche giorno dall’inizio del ritiro pre-campionato, mi telefonò, confermando che le mie parole trovavano riscontro nella realtà, per quanto “eccessivo” il mio paragone, incarnava in maniera efficace il concetto che intendevo esprimere. Giammario è un talento innegabile, è un destro che possiede una tecnica innata, fin da ragazzino non necessitava di migliorare o imparare. Il dribbling è il suo pezzo forte e difficilmente i difensori avversari riescono a sottrargli il pallone, abilissimo nelle finte e nei cambi di direzione. Se riesce a migliorare nella forza del tiro diventerà un calciatore completo.”
Perché un talento “Made in Naples” deve realizzare i suoi sogni indossando la casacca di un’altra città?
“Ogni qualvolta mi trovo ad affrontare questo argomento, affermo sempre che la nostra regione, da questo punto di vista, si può definire “Campania felix”, poichè è il vero Brasile d’Italia, come mi è capitato di sentir dichiarare spesso a D’Amato, responsabile del Sud Italia dell’Empoli. E’ necessario, però, possedere un pizzico di coraggio per credere e soprattutto puntare sui giovani, non bisogna avere paura di “bruciare” un talento, come spesso si sente dire nel contesto calcistico napoletano, ma piuttosto occorre il coraggio per inserire i giovani in prima squadra quando sono pronti per “il grande salto.” La Roma ha sempre inserito ragazzi provenienti dal suo vivaio in prima squadra, non solo quest’anno, ma è una storia che si ripete da svariati anni e non stiamo parlando di un club di esigua rilevanza. Se una società come quella giallorossa abbraccia un progetto del genere non vedo perchè il Napoli non dovrebbe fare altrettanto. Piuttosto mi auguro che abbiano il coraggio di crederci e lavorare per allestire un settore giovanile che, come ha più volte dichiarato il Presidente De Laurentiis sarebbe “la scugnizzeria azzurra” ed arrivare, così, ad ottenere risultati importanti nel corso degli anni. Sentire la CurvaSud, domenica scorsa, intonare il coro “Piscitella facci un gol” è un segnale forte del fatto che la città crede nei giovani e, quindi, in questo progetto attuato dalla società. Sono convinto che una città come Napoli e, ancora di più, una tifoseria come quella azzurra, possa riversare di buon grado un elevato quantitativo di convinzione ed entusiasmo in un progetto analogo. Ci sono molto giovani dotati di indubbie qualità che si perdono, perchè non indirizzati verso le strade più consone e/o perchè non sono seguiti in maniera adeguata. Sotto quest’aspetto, attraverso l’allestimento di un vivaio che tuteli e salvaguardi i suoi giovani più promettenti, il Napoli consentirebbe loro di ottenere dei risultati e la società, a sua volta, li otterrebbe grazie a loro, vendendoli ad altre squadre piuttosto che investendo in prima persona su suoi baby-talenti.”
Mentre Piscitella debutta con la prima squadra della Roma, il Napoli acquista Vargas…Non credi che i talenti di questi due promettenti giovani possano essere comparabili?”
“Piuttosto che con Vargas, riscontro maggiori analogie tra Piscitella e Lorenzo Insigne, un giovane su cui il Napoli ha il dovere di puntare, che ha avuto e sta avendo tuttora modo di crescere sotto la guida del “maestro” Zdenek Zeman, per il quale non nego di nutrire profonda stima ed ammirazione e al quale, per certi versi, mi ispiro, nel mio piccolo, nello svolgere il mio lavoro con i ragazzi che alleno. Mi scoraggio molto quando vedo il Napoli cercare giovani all’estero quando basterebbe percorrere i vicoli della città per imbattersi in tanti Insigne e Vargas.”
Alla luce della tua intuizione che, per certi versi, è stata artefice della “fortuna” di Piscitella, come vivi il tuo lavoro da allenatore in prospettiva?
“Ho sempre svolto questo lavoro con grande passione e continuerò sempre a farlo, lavoro con i giovani da svariati anni e, oltre Giammario, ho avuto la fortuna di allenare diversi ragazzi che hanno la possibilità di emergere in questo sport. Il fatto che una mia idea si sia rivelata utile ed efficace per consentire ad un ragazzo di farsi strada, mi sprona nel continuare ad aggiornarmi, affinché possa continuare ad avere il piacere e l’onore di allenare tanti altri Giammario. Non ci si improvvisa allenatori, c’è molta gente in questo ambiente che per il semplice fatto di aver militato da calciatore in qualsiasi categoria, al termine della propria carriera, si sente allenatore, ma tra il calcio giocato e quello vissuto da tecnico esiste una differenza abissale. Per riuscire a svolgere in maniera ottimale questo lavoro è necessario migliorarsi giorno dopo giorno, per maturare un’esperienza esponenziale nonché indispensabile, attraverso lo studio, il continuo aggiornamento, il confronto con gli altri allenatori, senza, però, fare “il copia e incolla”: il calcio è uno sport che consente di attuare una molteplicità di soluzioni e di dare libero sfogo alle idee e alle soluzioni più disparate, limitandosi a copiare tecniche e moduli altrui, si finisce per sminuire l’essenza stessa del calcio. Riallacciandomi al discorso del settore giovanile, credo che il progetto partenopeo, in questo senso, a prescindere dalle strutture consone, debba puntare anche sull’allestimento di uno staff tecnico e quindi anche di un gruppo di allenatori che svolgano un lavoro sincrono e costante che parta da un modello base comune, in conformità con il lavoro del tecnico della prima squadra.”
Il modo migliore con il quale concludere quest’intervista è riportando il testo dell’sms che Mister Savino ha inviato a Piscitella, domenica scorsa, al termine della partita:
“I sogni diventano realtà solo dopo mille sacrifici, se si lavora duramente, se dopo le delusioni ci si rialza facendo tesoro degli errori commessi…Una volta raggiunto il sogno, tienitelo stretto, non sentirti mai appagato e vivilo fino alla fine. Complimenti di vero cuore e grazie per le emozioni e per la pelle d’oca che mi hai regalato!”
Luciana Esposito