Un Napoli dai due volti: fino al secondo gol del Siena, la squadra era allineata agli standard che siamo soliti vedere da un mesetto a questa parte. Dopo il gol di D’Agostino, il Napoli è sembrato come se qualcuno gli avesse avvisato dell’importanza della partita ed ha cominciato a carburare, mettendo alle corde il Siena.
E’ chiaro che dopo una sconfitta si vada sempre ad evidenziare tutte quelle cose che non sono andate per il verso giusto, ed in verità, ce ne sono state un bel pò e purtroppo parliamo di recidive a cui non ancora si è trovata una soluzione, però tutto si può dire ma non che il Napoli sia stato improduttivo: almeno sei-sette nitide palle gol salvate da pali, portiere e difensori. Mazzarri, almeno su una cosa, ha ragione: il Napoli di questa stagione, al di là delle sue pecche ed i suoi limiti, è davvero sfortunato.
Ma non bisogna usare la Fortuna come pretesto: al Napoli visto ieri sera, come a quello visto ultimamente, è mancata la cattiveria (agonistica) e la giusta dose di cinismo, necessario a vincere certe partite. Al Siena, infatti, sono bastate poche occasioni per segnare due reti, che potevano già decidere l’esito del doppio confronto. Fosse finita 2:0, al Napoli sarebbero rimaste poche possibilità per sovvertire il pronostico; segnare tre gol senza prendere alcuno, attualmente, sembrerebbe impresa impossibile viste le polveri bagnate degli attaccanti, ma soprattutto vista l’instabilità di tutta la squadra.
Ieri sera, altri due gol regalati su due disattenzioni della difesa ed il centrocampo, che hanno permesso a Reginaldo prima, di involarsi indisturbato verso la porta di De Sanctis e segnare a porta vuota e a D’Agostino poi, di battere comodamente al centro dell’area di rigore, lasciato colpevolmente solo da chi di dovere.
Errori visti e rivisti, discorsi triti e ritriti: Campagnaro è sempre più l’ombra del guerriero invalicabile ammirato l’anno scorso, ed anche ieri sera ha lasciato il segno non marcando a dovere Reginaldo, che con tutto il rispetto non è nè Messi nè Cristiano Ronaldo. Inoltre il centrocampo continua ad annaspare clamorosamente; Dzemaili ha perso l’ennesima occasione per ritagliarsi un suo spazio da titolare ed anche Gargano, non adeguatamente supportato, non riesce a garantire copertura alla difesa. Forse il problema su cui lavorare maggiormente è proprio questo: garantire un filtro alla difesa è basilare per evitare di prendere reti come quella di D’Agostino od altri gol in fotocopia presi in questa stagione.
Il bicchiere va guardato, però, anche mezzo pieno: Mazzarri ha azzeccato i cambi anche se lascia perplesso il perchè il tecnico livornese abbia schierato quattro attaccanti già ad inizio ripresa. Troppo frettolosa questa variazione di modulo che storicamente non ha mai portato benefici e senza il quale, forse, il Napoli non avrebbe preso il secondo gol. Detto questo, Lavezzi, Inler e Vargas hanno contribuito ad accerchiare il Siena e costringerlo nella propria metà campo per oltre mezz’ora, producendo una miriade di situazioni pericolose. Paradossalmente, però, l’unico gol del Napoli è scaturito da un autogol di Pesoli che ha deviato nella sua porta un tiro cross di Lavezzi, probabilmente innocuo.
Meglio così, non è il caso di essere schizzinosi. In certe partite conta più il risultato che il gioco, e quello che conta è che il Napoli è ancora in gioco per staccare il biglietto per Roma, a patto di non ripetere gli errori che ultimamente stiamo vedendo e di tenere altissima la concentrazione da qui fino al termine della stagione.
Non c’è un attimo di respiro: domenica c’è il Chievo e saranno fondamentali tre punti per poter coltivare ancora la possibilità di entrare in Europa League dalla porta principale, a prescindere da quanto gli azzurri riusciranno a fare in Tim Cup.
ANTONIO SALVATI
Articolo modificato 23 Gen 2015 - 15:33