Contro il Chievo sarà “200 volte Hamsik”

1, 83 cm per 79 chilogrammi, 15 tatuaggi, una cresta che ha dettato legge nel rettangolo verde di gioco, così come  tra gli scugnizzi partenopei e non solo.
Fuori dal campo la sua timidezza mista a sana discrezione lo induce a schivare sguardi e domande nascondendosi dietro la visiera dei suoi molteplici berretti, in campo sviscera tutto il suo innegabile talento.
Quando è sbarcato nel Golfo di Napoli era un timido ed esile diciannovenne, con i capelli ancora “anonimi”, privi di quella peculiare ed inconfondibile acconciatura, che insieme a molti altri caratteri distintivi, nel corso degli anni, ha contribuito a completarne l’identikit.
Durante la prima stagione con il Napoli nel campionato 2007/2008, partita dopo partita, i tifosi azzurri hanno imparato a conoscerlo e ad apprezzarne le pregiate caratteristiche, in contemporanea, lo facevano anche gli avversari. Per qualunque squadra chiamata ad affrontare gli azzurri, durante quell’annata, era un “centrocampista come tanti. Oggi è utopistico immaginare che una compagine avversaria non gli imponga la marcatura fissa di un uomo il cui compito è “tappargli le ali, sopprimerne l’estro”, provare a tenerlo basso, con il pronto ausilio di qualche compagno, allorquando ha la palla tra i piedi.
Centrocampista, ambidestro, predilige giocare da centrale di centrocampo, (preferibilmente in un centrocampo a 4) con caratteristiche principalmente offensive, ma, ultimamente è migliorato tantissimo anche sul piano difensivo. Possiede notevoli capacità da finalizzatore, la sua “arma letale” si chiama “inserimento”, unitamente ad una repentina e saliente lettura della progressione e dell’evoluzione delle dinamiche di gioco,  tecnico ed elegante nei movimenti, dai piedi pregiati e pregevoli, è stato accostato a calciatori del calibro di Lampard e  Gerrard, designato da Pavel Nedved come “il suo erede.”

Questo è Marek Hamsik, scugnizzo di Banska Bystrica, cittadina slovacca nella quale ha visto la luce il 27/07/1987.
Questo “trionfo di 7” ha fatto sì che questo diventasse il suo numero preferito ed è, così, che una volta arrivato a Napoli, noncurante della scaramanzia dettata dalla tradizione partenopea, ha voluto fortemente che il 17 fosse il suo numero: “la disgrazia” recita la smorfia partenopea, ma che, nel caso di Marek, si tramuta in fortuna.

Il primo gol in azzurro, controla Sampdoria, è stato un acuto con cui ha scaldato animo e sogni dei tifosi, frutto di un’azione corale degna di essere incastonata nelle più autorevoli cineteche del calcio.
Da quel momento, fino ad oggi, di palloni la sua cresta e il suo talento, ne hanno accarezzati un bel pò: capocannoniere del Napoli nel campionato 2007-2008/ 2008-2009 e 2009/2010, rispettivamente siglando 9, 9 e 12 reti. L’ultimo calciatore a laurearsi capocannoniere azzurro per almeno tre stagioni di seguito era stato “un certo” Diego Armando Maradona.
Un centrocampista con numeri da attaccante, che ha ceduto volentieri lo scettro di boomber azzurro ad Edinson Cavani la scorsa stagione, non disdegnando, però, di infliggere la sua zampata vincente, ogni qualvolta ne ha avuta l’opportunità.

In totale sono 68 le marcature siglate dallo slovacco con il Napoli.

Vincitore dell’Oscar del calcio AIC nel 2009 come miglior giovane, Marek si è aggiudicato quel premio battendo la concorrenza di Balotelli e Giovinco, inserito nella lista dei 50 giovani più promettenti al mondo stilata dal britannico “Times” risultando al 12º posto e quest’anno è stato inserito nella migliore formazione 2011 del gran Galà del calcio AIC.

E’ il più giovane capitano della storia della sua nazionale: la Slovacchia, con la quale ha conseguito una memorabile qualificazione ai Mondiali del Sud-Africa del 2010, riuscendo, contro ogni pronostico, perfino a superare la fase a gironi battendo i Campioni del Mondo uscenti dell’Italia.
Quest’anno ha raggiunto le 42 reti realizzate nella massima serie con la maglia azzurra, scrivendo così, ancora una volta, il suo nome nella storia del club partenopeo.

Domani sera calpesterà il terreno di gioco per la duecentesima volta indossando la maglia azzurra del Napoli, conseguendo, così, un ennesimo significativo traguardo per il club e per il calciatore.

Non c’è tempo per i “ma” e per i “se”, non c’è posto per le critiche o per le valutazioni correlate al momento storico nel quale la squadra e/o il calciatore imperversano. C
hiunque ami questa maglia non solo può, ma deve conferire il giusto e doveroso tributo a questo giovane talento divenuto “signor calciatore” con il Napoli e che ha conferito il suo pregevole contributo, nel corso degli anni, per fare in modo che il nome del club azzurro fosse collocato tra i più autorevoli d’Italia e d’Europa.

Non ci resta che sperare che Marek collezioni tante altre presenze con questa maglia e che il suo cammino sia contrassegnato in maniera sempre più imponente e marcata dai colori azzurri.

Luciana Esposito

 

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