Diego Armando Maradona, l’idolo indiscusso dei napoletani ma anche colui che ha rappresentato la storia del calcio mondiale, parla dei suoi sogni ma anche dei suoi problemi con il fisco, in un’intervista rilasciata al Corriere dello Sport. Lui, il calciatore che tanto ha fatto sognare il popolo napoletano, ora è alla guida dell’Al Wasl e si gode questo momento positivo della sua squadra; un quarto posto e tanta fiducia da parte della gente e degli Emirati che stanno pensando a lui per la qualificazione al prossimo Mondiale. Cosa c’è nel futuro di Diego Armando Maradona? <<Intanto c’è l’Al Wasl. La voglia di farlo crescere. Poi perchè no, se fossi chiamato alla guida della Nazionale vorrei rendere più competitivo il calcio degli Emirati. Ma è presto per parlarne>>.
Cosa c’è nelle sue speranze?
<<Tante cose, il bene della mia famiglia prima di tutto. E poi mi piacerebbe un mondo in pace con me stesso. Un mondo senza conflitti in cui ognuno può circolare liberamente, senza sentirsi straniero da nessuna parte. Non mi arrendo all’idea di andare in giro per il mondo e di sentirmo assai peggio che straniero>>.
Cosa vuole dire? Con chi ce l’ha in particolare?
<<Ce l’ho proprio con l’Italia, ma non con gli italiani. Ogni volta che metto piede in Italia mi sento perseguitato. Ce l’ho con il fisco italiano che mi fa sentire un ladro. Ma io non ho mai rubato nulla all’Italia e agli italiani. Ho solo dato gioia e divertimento in campo. Il problema è quel debito di circa quaranta milioni di euro nei confronti dell’erario, ma io con quel debito non c’entro nulla. Io sono la vittima non il colpevole. Invece in Italia sono diventato il simbolo dell’evasione fiscale. Ho dentro una rabbia che non si può spiegare da una parte c’è un’Italia che mi ama dall’altra quella delle tasse che mi vieta di tornare e perchè no anche di lavorare. Mi piacerebbe confrontarmi con il calcio italiano anche come allenatore>>.
Già se quel 29 ottobre del 1991 qualcuno avesse aperto la porta al messo del Primo Ufficio delle Imposte di Napoli…. <<Ma io non ero a Napoli già da sei mesi. Qualche dirigente del Napoli di allora fece il furbo. Non se ne curò. Non mi avvisò. Invece Careca e Alemao che erano li’, sistemarono le cose senza alcun problema e ora sono liberi cittadini anche in Italia>>.
Sa che è in atto un’altra iniziativa giudiziara per tentare di ottenere una sentenza in suo favore? E se non si aggiustasse neppure questa volta?
<<Allora servirebbe un atto di coraggio da parte della politica italiana. Solo un’iniziativa legislativa restituirebbe serenità a me e a tutti coloro che in Italia sono nelle mie stesse condizioni>>.
Se tutto questo accadesse? Se tra lei e il fisco italiano scoppierebbe la pace, poi cosa accadrebbe?
<<Tornerei in Italia senza sentirmi un ladro. Poi penserei di rituffarmi nel calcio italiano. Mi piacerebbe allenare una squadra italiana, e se questa squadra dovesse essere il Napoli, beh allora si realizzerebbe anche un sogno>>.