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Da quache anno a questa parte il “Franchi” di Firenze è divenuto per gli azzurri il crocevia della rinascita, della conferma, della certezza di una squadra destinata a vivere da protagonista. E’ il Napoli che si sperava, quello di ieri sera, la squadra che non si fosse smarrita, quella che piace e fa appassionare i propri tifosi. Tanto cuore, grinta e spirito di gruppo, contornata dalle solite sbavature, con cui quasi bisogna conviverci, molte imprecisioni in fase conclusiva (diverse occasioni sprecate quando la gara si sarebbe definitivamente chiusa) e quella paura di diventare grandi che se scomparisse dalla mente degli azzurri, siamo sicuri che riuscirebbero a spiccare il volo verso traguardi anora più ambiti. Ma questo è il Napoli, sangue e palpitazioni, spettacolo stile “fifa e arena”, con improvvise impennate a cui s’alternano black out e amnesie da film di Hitchcock. Non per questo l’amore per questi colori getta il cuore oltre l’ostacolo. La cronaca della partità racconterà di una squadra solida fin dalle prime battute, con un Cavani super ancora un volta, oramai non ci sono più aggettivi, è chiaro però che questo ragazzi incarna in pieno l’immagine di un Napoli istrionico e sciagurato, capace di sorprendere e di sbancare piazze importanti proprio come Firenze. Due suoi lampi di genio, alla “Arsenio Lupin” poichè di rapina e spietati in entrambi le azioni, con una impressionante capacità di freddare Boruc, a cui non ha dato possibilità di attivare i tempi di reazione per intervenire. Boom Boom Cavani, generoso come sempre, probabilmente è l’attaccante che oggi tutti vorrebbero. Meno brillante, ma pur esso indispensabile come l’olio per il motore, Lavezzi, che porta via l’uomo e costringe al fallo in diverse occasioni, spezza in due la trequarti viola, costringendo più volte i difensori (Nastase e Gamberini) a venir fuori alti, concedendo così gli spazi utili per gli inserimenti di Maggio, perfetto nelle vesti di flangiflutti sulla destra, che costringe Vargas a ridimensionare el sue mansioni offensive. Finalmente una prova di spessore dopo mesi di ombre, quella di Cristian potrebbe essere una ricandidatura per una maglia in nazionale, da contendersi proprio con il suo dirimpettaio Cassani. Meglio anche Inler, che pian piano assorbe i movimenti della squadra e sembra essere consapevole delle sue capacità, senza remore, le mette a disposizione dei compagni. Resta ancora qualche pericolosa amnesia, come le imprecisioni nei passaggi elementari e i cambi di gioco fuori tema, che spesso hanno spiazzato i compagni “in ricezione”. Bene la difesa, con Grava subentrato a Campagnaro che ha chiaramente alcune lacune tecniche individuali, sovrastate però da una grinta e da un carattere che fanno di Gianluca un uomo da cui il reparto potrà giovarne da qui sino alla fine. Ottimi Cannavaro e Britos, i quali sembrano conoscersi da tempo, coadiuvandosi a vicenda nei movimenti e nelle marcature. L’uruguagio forse dovrà solamente dosare il tocco ravvicinato e qualche movimento in marcatura, da snellire e rendere meno farraginoso. Sicuro Rosati al posto di De Sanctis, prova che dimostra la bontà della scelta dell’estremo difensore ex Lecce, futuro guardiano della porta azzurra quando Morgan accuserà qualche acciacco. Luce che illumina la via dell’area di rigore avversaria è ancora una volta Marek Hamsik, ispiratore e ingegniere di centrocampo, costruisce e ricama trame da veterano; ci chiediamo quanto si stiano mangiando le mani i dirigenti nerazzurri che non lo ritennero all’altrezza quando era ancora a Brescia, considerando le tristi vicende del centrocampo interista oggi come oggi. Dossena e Dzemaili un gradino indietro rispetto agli altri, meno in partita ed un pò imbranati in fase d’appoggio, ma tutto sommato utili antagonisti di un gruppo di uomini da invidiare. Ennesima rinascita di questa squadra, che scavalca l’Inter e si mette al quinto posto in classifica, a 4 punti dall’Udinese e a 5 dalla Lazio, che ora non sono poi così lontane, riaprendo così con veemenza il discorso terzo posto, troppo presto arenato da alcuni. Ottima prova in generale, che ripropone con decisione la candidatura di una squadra che sembrava essere piombata sulla strada dello smarrimento a livello tattico, con manovre risolute e remissive, risapute dagli avversari e prive di ingegno. Ieri sera invece, nuova linfa e quello smalto ritrovato hanno acceso la lampadina delle idee ed hanno incentivato il genio tecnico-tattico degli azzurri, a partire proprio da “Marekiaro” e da Maggio, principali protagonisti di questa nuovo “carburante”. Che sia più di un episodio quello del “Franchi“, che possa riproporsi a mò d’abitudine, a cominciare dal match “evento” di Martedì sera, quando la storia busserà alla porta del San Paolo, dove tutti saremo ben felici di dire “Welcome” ai blues del Chlesea. The Show must go on… lo spettacolo deve continuare…Don’t stop, Napoli!

Articolo modificato 19 Feb 2012 - 10:33