Antonio Rosati, classe ’83, originario di Tivoli.
E’ lui il “vice-Morgan” del Napoli, chiamato per la prima volta, nel corso di questa stagione, a difendere la porta azzurra in campionato, lo scorso venerdì.
La vittoria contro la Fiorentina passa, quindi, anche per le sue mani, o meglio, per i suoi guantoni, consentendoci, in questo modo, di catalogare il suo esordio con un accorato “chi ben comincia è a metà dell’opera” ben augurante per il futuro o almeno lo si spera, poiché tutto lascia presumere che sarà lui l’erede di De Sanctis allorquando il portierone abruzzese deciderà di abbandonare definitivamente i tanto agognati pali.
Eppure, la conoscenza che il popolo di fede azzurra ha di Rosati è ancora molto blanda e superficiale.
Tuttavia, la vita del “vice-Morgan” è contornata e contraddistinta da una splendida realtà, meritevole di essere narrata e, ancor più, di essere appresa.
Rosati è sposato con Elena, il suo amore di sempre ed hanno una splendida bambina di 3 anni di nome Marianna, ma anche un amico a quattro zampe: Nerone, il cane che vive con loro da 5 anni, compagno di giochi e di bravate della piccola Marianna.
Lady Rosati ha raccontato sé stessa, Antonio e la loro vita insieme, nel corso di un’intervista per “Le donne nel pallone”, rubrica a cura della giornalista salentina Francesca Sozzo, nello scorso aprile, quando suo marito era ancora l’estremo difensore del Lecce.
Mediterranea e ottima cuoca lei, imponente e ironico lui, rappresentano la vera e propria incarnazione del concetto di “coppia completa”, la semplice, ma mai scontata dimostrazione del “compensarsi e completarsi a vicenda.”
Si sono conosciuti a Moricone, comune in provincia di Roma che accoglie poco più di 2000 anime, quando Elena aveva 12 anni, Antonio 14.
Come spesso accade a questa età, per conquistare la ragazza che ti cattura cuore, anima e pensieri, lui ha iniziato a frequentare la comitiva di lei, e così è riuscito a conoscerla, ma non a conquistarla, non subito almeno.
Antonio, infatti, ha dovuto penare e spasimare per 4 anni prima di riuscire a conquistare Elena, la quale, quando ha intuito che il ragazzo era prossimo a “mollare la presa”, ci ha ripensato ed è ritornata sui suoi passi.
Dopodichè hanno convissuto per tre anni prima di convolare a giuste nozze nel 2008.
Fin dall’epoca dei primi baci, Elena andava a seguire le partite di Antonio, l’anno in cui lui vinse lo scudetto con la Primaveradella Roma, lei studiava per sostenere gli esami di maturità, ma, nonostante ciò, andava allo stadio con i genitori di Antonio, sempre.
Non si è mai persa una sua performance in campo, si può definire la sua prima supporter e vive le partite con molta agitazione, per le responsabilità correlate al ruolo che suo marito ricopre in campo, per effetto di quell’ingrato principio per il quale “quando si subisce un gol la colpa è sempre del portiere.” Invece Antonio, che torni vincitore o vinto, lascia il calcio fuori dalla porta quando torna a casa.
Per Antonio, Elena è una bravissima moglie e mamma, una donna su cui fare affidamento e con cui costruire una famiglia, anche se lo tampina tra le mura domestiche affinché sia più ordinato.
Per Elena, Antonio è disordinatissimo, appunto, e non litiga mai: quando discutono, lui si chiude a riccio e non dice più una parola per almeno 4 ore, medita, riflette, mentre lei passionale ed istintiva, sviscera fuori parole ed emozioni. Ma lo definisce anche umile e “buffone”, perché ride sempre ed è questo l’aspetto che l’ha fatta innamorare di lui, ma soprattutto è un bravo papà: cambia i pannolini, prepara la pappa è sempre presente e Marianna è innamoratissima di lui. Lo dimostra soprattutto un dato inconfutabile: “papà” è stata la prima parola che la piccola ha pronunciato.
I coniugi Rosati sognano e progettano di mettere al mondo un altro figlio e magari “una cicogna partenopea” potrebbe consegnare loro presto un bebé, valevole non solo ad allargare la famiglia, ma altresì a fortificare il legame di Rosati e signora con Napoli.
Luciana Esposito
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