Napoli-Chelsea: la notte da sogno che un’intera città sogna

Il giorno tanto atteso è finalmente arrivato.

La conquista del passaggio del turno di Champions, nel “girone infernale”, il più ostico e proibitivo della competizione targata 2011/2012, è stato il regalo di Natale degli azzurri per i loro tifosi.

Un dono immenso, inaspettato, dal valore inestimabile e carico di importanza e significato, ma anche un regalo “atipico”, perchè, dopo essere stato riposto sotto l’albero e scartato con largo anticipo, è rimasto in sordina per circa due mesi, prima di essere “pronto per l’uso.”

Soltanto stasera, infatti, il popolo partenopeo usufruirà dei benefit contenuti in quel pacco regalo: emozioni, pathos, batticuore, speranze, tante, sempre le stesse, quelle che accompagnano la squadra quando scende in campo, sempre, ma stasera saranno colme di un sapore diverso.

E’ innegabile che questa partita ha condizionato il destino di molte altre gare della squadra di Mazzarri, particolarmente in Campionato, ma è altresì veritiero che questa partita era attesa dai calciatori e dalla società, nella stessa misura in cui l’attendevano i tifosi.

Di certo, dopo i molteplici scivoloni susseguitisi, partita dopo partita, artefici dell’arresto della truppa azzurra in Campionato e parzialmente in Coppa Italia, ultimamente, e con la vittoria di Firenze e con quella interna, maturata contro “la bestia nera” Chievo Verona, la squadra sembra aver ritrovato il piglio giusto, l’entusiasmo e la mentalità smarrite nel corso delle ultime performance, necessarie, o meglio indispensabili, per tentare di risalire la china.

Vittorie utili, queste ultime, non solo a rinvigorire la classifica, ma anche a placare il malcontento della tifoseria.

E adesso?

Cosa si deve sperare per il bene della squadra?

Vincere e continuare a vivere il sogno europeo oppure auspicare l’eliminazione per recuperare posizioni preziose in Campionato?

Quesito complesso, articolato e dalla tutt’altro che facile risoluzione, soprattutto perchè addentrandosi tra gli spigoli che ne caratterizzano la spinosità si può inciampare in errori valutativi, in contraddizioni piuttosto che in chiavi di lettura dettate maggiormente dall’impeto e dalla passione che accendono l’animo del tifoso che non dalla logica di chi analizza con raziocinio e lucida freddezza l’evolversi della stagione per trarre le conclusioni maggiormente consone al perseguimento del miglior finale auspicabile, anche quest’anno, com’è avvenuto la scorsa stagione.

Inutile caricare di aspettative questa partita, sbagliato sarebbe sperare sia in una sconfitta che in una vittoria, si rischierebbe di sminuire il momento e non respirare ogni singolo brandello d’emozione che accompagnerà ogni attimo di questa gara, piuttosto è più lecito vivere una notte da sogno, l’ennesima della stagione, senza pensare cosa sarà illuminato dal sole quando arriverà l’alba.

Sentire, ascoltare, assaporare, respirare, palpare, abbracciare, stritolare, applaudire, gioire, imprecare, o più semplicemente vivere ogni emozione, dalla più impercettibile alla più incontrollabile, che accompagneranno le fasi di gioco per90’ e  anche di più, perchè una partita della portata di quella che verrà disputata tra poche ore, bussa alla porta dell’anima molto prima del fischio di inizio: si addormenta con noi la notte prima, si sveglia insieme a noi il mattino seguente, ci accompagna a scuola, a lavoro, è lì mentre zuccheriamo il caffé e mentre guidiamo, mentre camminiamo per strada e origliando le voci della città, ci perdiamo nei pronostici, nei commenti, nelle aspettative, nei giudizi, nei pareri discordanti.

L’emozione legata all’attesa è un elemento imprescindibile di ogni vigilia che si rispetti e non ci abbandona finché non scorgiamo quelle 11 maglie azzurre sbucare dagli spogliatoi ed è in quel momento che quell’ansia raggiunge l’apoteosi e si trasforma in commovente emozione, allorquando le nostre orecchie ascoltano “quella musica”: la musica dei “campioni.”

La commozione diventa incontenibile quando il San Paolo sviscera tutta la sua fame di gloria, di calcio vero, quello “che conta”, in quel suo ruggito che ha fatto venire la pelle d’oca al mondo intero: “the Champions!”

E sarebbe un errore madornale macchiare e ledere tutto questo con dubbi razionali e con la logica dell’obiettività, vorrebbe dire cessare di essere napoletani, rinnegare la propria natura e andare contro il proprio essere.

Il popolo azzurro vive di sogni, è sempre stato così e così sarà sempre.

L’unico comportamento consono da adottare per non trascinarsi dietro il rammarico di non aver fatto la “cosa giusta”, proprio stasera, al cospetto di una partita storica, comunque vada, è semplicemente essere sé stessi, vivere questa gara “da napoletani” ed accogliere a braccia spalancate l’ennesima ed inaspettata “notte da sogno.”

Vivere un sogno piuttosto che sognare in attesa di viverlo è quanto Napoli è chiamata a fare stasera, grazie ai suoi beniamini e per loro, insieme a loro e accanto a loro.

Perchè una cosa sola è certa: che il Napoli vinca o meno, Napoli e la sua gente, i tifosi, quelli veri, quelli “sani”,  quelli eternamente condannati ad amare questa maglia da quella molecola azzurra che concorre a comporne il DNA, loro hanno già vinto.

 Luciana Esposito

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