Reduce da una “notte da incubo”, per effetto di quanto è accaduto ieri sera, nella sfida tra Milan e Juventus, Napoli si è risvegliata stamane impanata nella trepidante attesa che introduce e contraddistingue il clima pre-partita di quella che la piazza azzurra auspica possa essere l’ennesima “notte da sogno.”
Tra poche ore, infatti, gli azzurri vestiranno nuovamente l’abito di gala per andare di scena al San Paolo contro l’Inter.
Sfida, quest’ultima, che apre scenari affascinanti ed in grado di stimolare non poco velleità e fantasie partenopee, match dal sapore europeo e di rilevanza fondamentale per decretare verdetti che potrebbero rivelarsi al quanto significativi per decidere quello che sarà l’esito finale del campionato in corso.
I nerazzurri approdano a Napoli feriti nell’orgoglio e frastornati da una serie di prestazioni negative, questo è chiaro al popolo di fede azzurra, ma, di contro, l’entusiasmo che ha inondato il clima in casa partenopea, dopo la partita vinta contro il Chelsea, difficilmente può lasciare spazio a timori o dubbi riguardo l’esito della gara: per Napoli, il Napoli vincerà, questo è scontato.
La ritrovata armonia tra tifosi e squadra, saldamente ricucita proprio per effetto dello “scherzo di Carnevale” inferto agli inglesi, nella sera in cui giovani, vecchi e bambini, smettono di essere sé stessi per incarnare altre “persone e personaggi”, gli azzurri hanno trovato la forza ed il piglio giusti, utili e necessari per svestirsi dei panni delle “pecorelle smarrite” e tornare ad essere “i guerrieri della notte”: mentre il mondo si mascherava, il Napoli ha mostrato al mondo il suo vero volto, la sua intrinseca identità.
La ritrovata essenza dello spirito della squadra, più della vittoria stessa, esalta, inorgoglisce e galvanizza la piazza napoletana.
Perché Napoli sa che quando il Napoli scende in campo con quella mentalità e con quella convinzione, non c’è avversario o schema di gioco che tenga: il Napoli vince, convince e diverte.
L’iniezione di adrenalina così inferta all’ambiente partenopeo, ha fatto sì che, a caratterizzare il clima introduttivo alla sfida di stasera, fosse quell’ironia squisitamente napoletana che, negli ultimi giorni più che mai, ha dato libero sfogo a tutto il suo estro creativo, realizzando sfottò indirizzati ai nerazzurri senza, però, trascurare il Chelsea, bersaglio, in tal senso, di numerosi slogan e vignette.
Ci sono stati i famosi “cori di benvenuto” con i quali il popolo azzurro ha accolto l’arrivo dell’Inter nel capoluogo campano. Quest’ultima, ormai, sembra essere diventata una vera e propria tradizione alla quale le avversarie del Napoli non possono sottrarsi, una sorta di “rito di iniziazione” che apre le danze “dell’altra partita”: quella che si gioca sugli spalti e che si protrae per ben oltre 90’, perché la linea che separa Napoli dal Napoli è assai labile e tutte le avversarie dei partenopei, ormai, lo hanno imparato, quasi tutte, a loro spese.
La nota stonata che turba e lede il visibilio partenopeo è rappresentata in quel fantasma che i tifosi del Napoli ( e non solo) hanno visto aleggiare ieri sera sul San Siro e che ha sdegnato, avvilito e messo d’accordo tutti: un gol così, no. Non si può non vederlo. Non si può non giudicarlo non regolare.
Non è necessario spiegare a cosa si sta facendo riferimento, perché, quanto è accaduto ieri sera, è alla mercé di tutti, tutti sanno, tutti hanno visto, tutti sono indignati.
Tutti pensano e temono che questo Campionato, così come è accaduto in passato, non si decida disputando le partite nel rettangolo verde, ma, piuttosto, quanto viene espresso all’interno di quest’ultimo, possa essere frutto di ben altre “partite”, disputate su tutt’altri campi ed avulse da qualsiasi essenza e criterio caratterizzanti lo spirito di questo sport.
I napoletani sono adirati e sfiduciati, forse anche più di tifosi che hanno sposato altri colori e credo calcistici, perché quella “ferita” che porta il nome di “serie C” brucia ancora nel loro orgoglio e non accettano che quella cicatrice non deturperà mai il corpo della “vecchia signora”, nonostante, forse,” la truffa, l’inganno e il raggiro” l’avrebbero meritato più del “fallimento”.
Ancora di più inasprisce l’orgoglio partenopeo ascoltare delle dichiarazioni come: “ abbiamo pagato ingiustamente per errori che non abbiamo commesso.” Quasi a voler legittimare qualsiasi scempio o favoritismo.
Oltre al danno, la beffa.
Prova ad ironizzare e a riderci sopra Napoli, ma è un sorriso palesemente amaro, dietro al quale si celano sgomento, ira, desolazione e anche preoccupazione. Perché mai il popolo azzurro vorrebbe, in un futuro prossimo o remoto che sia, scoprire che in campo si recitano copioni già scritti altrove e che a vincere non è chi certifica la sua supremazia nel corso dei 90’ di gioco, bensì chi…
Quanto accaduto ieri, potrebbe, altresì, essere stato determinato da una “semplice” quanto clamorosa svista arbitrale. Avvalersi di questa attenuante come salvagente, al momento, appare il migliore escamotage per non annegare nel mare dello squallore e della desolante devastazione di ogni forma di ideologia ed etica comportamentale e morale, sane e genuine, che ancora animano l’essenza di questo sport.
E, seppure la realtà dovesse rivelarsi diversa da come la auspichiamo, c’è un altro aspetto che un animo arguto e scaltro, come quello che costituisce e infervora l’indole dei napoletani, non può non imporre alla propria mente: il valore VERO ed EFFETTIVO di una squadra si misura in chiave internazionale.
Le competizioni che si disputano fuori “dallo stivale” costituiscono il vero banco di prova, l’inconfutabile metro valutativo che certifica e sentenzia in maniera inappellabile il tasso tecnico e il pregio, le qualità, le virtù, i meriti, la dote, il talento, la validità, l’abilità, la capacità, la competenza e la preparazione di una squadra.
Insomma: è nelle competizioni europee che una squadra dimostra di essere “squadra.”
Napoli non deve consentire a suggestioni provenienti da altri campi, e ancor di più, da altre realtà, di compromettere e condizionare lo spirito con il quale, la città e la sua gente, si apprestano a vivere la partita che verrà disputata stasera e con il quale respirano, masticano, assaporano ed abbracciano il calcio e la passione che li lega a questo sport ed ai colori azzurri.
In ogni caso, Napoli e i napoletani devono rimanere aggrappati ad una certezza, decretata da più campi e conquistata su più campi, di indiscutibile ed inconfutabile rilevanza: il loro Napoli è una “squadra.”
Luciana Esposito
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