Oggi, Luciano Ligabue, icona della musica rock italiana, spegne 52 candeline.
Prima di diventare il “Liga”: cantautore, scrittore, regista, sceneggiatore italiano, Luciano è stato bracciante, metalmeccanico, ragioniere, conduttore radiofonico, commerciante, promoter, consigliere comunale del PDS (come indipendente) e perfino calciatore (nelle serie inferiori).
Già, perchè la sua passione per il calcio è cosa nota, così come l’amore che lo lega alla sua squadra del cuore: l’Inter.
Non a caso, una delle canzoni che meglio incarna l’analogia tra la vita e il calcio, Ligabue l’ha scritta proprio per omaggiare Lele Oriali: “una vita da mediano”.
Una vera e propria poesia, una di quei brani che, come per effetto di un patto eterno con il tempo, non sbiadisce mai, in grado di unire e mettere d’accordo generazioni distanti anni luce, proprio come sa fare un pallone piazzato al centro del rettangolo verde.
Una di quelle canzoni in cui è facile ritrovare i tratti somatici anche degli “eroi moderni” della storia azzurra: dai Pazienza e Gargano di oggi, passando per gli Antonio Iuliano, Andrea Orlandini, Diceu , detto “lo zingaro”, Salvatore Bagni, Eraldo Pecci, Nando De Napoli, Massimo Crippa, Alemao, non di ieri, ma di sempre.
Poi ci sono altre canzoni, quelle che, forse, apparentemente, con quegli 11 scalmanati che si ostinano a voler rincorrere un pallone per prenderlo a calci, non hanno alcun nesso logico né filo conduttore.
Invece, in molteplici circostanze, quelle stesse canzoni, sono in grado di esprimere emozioni e stati d’animo meglio di quanto possa fare qualsiasi cronista sportivo.
Perchè, quando ci si trova adagiati tra quelle gradinate sbiadite del San Paolo, ci si sente un pò “tra palco e realtà”.
“Il giorno di dolore che uno ha” è quello che si vive al cospetto di una sconfitta dura da digerire. Tante volte, proprio alla luce di un’amara disfatta, capita che ci si chieda: “ho messo via un bel pò di cose, ma non mi spiego mai il perchè io non riesca a metter via te” oppure che si rimanga talmente attoniti e rammaricati da non poter dire altro che “ ho perso le parole”.
“Tutti vogliono viaggiare in prima” è l’esempio che meglio incarna ambizioni e desideri di squadre e tifosi: nessuno scende in campo per accaparrarsi il biglietto per la “seconda classe”.
Cavalcando gli illustri successi della recente storia azzurra, abbiamo avuto e come la sensazione di “ballare sul mondo”.
Quelli citati, sono semplici, ma autentici e limpidi inni alla vita e all’amore.
Questa è la ragione per la quale è facile ritrovare “il nostro Napoli” tra quelle strofe, perchè, per noi, il Napoli è vita ed amore.
E questa è anche la ragione per cui è doveroso dire oggi: “Buon compleanno Liga.”
Mentre Napoli si augura di ritrovarsi, domani sera, ad “urlare contro il cielo.”
Quel cielo che ha lo stesso colore dei nostri sogni…
Luciana Esposito