Come ogni lunedì ecco il punto del Caporedattore delle pagine dello sport de Il Mattino Tony Iavarone.
Bastasse il nome, bastasse il prestigio, bastasse la storia, anche non lontana, bastassero la voglia e le buone intenzioni della vigilia. A Udine bisognava vincere, più per il Napoli che per i giudizi degli altri. Si presentava la ghiotta occasione servita dalla Lazio, che consentiva alla Mazzarri band di salire di colpo al terzo posto. Purtroppo la vittoria non è arrivata, ma questa rimonta è stata appassionante e fa sperare. Partita emozionante, pazza, spettacolare, sempre viva, di quelle che si vedono ormai di rado: il 2-2 del Napoli all’Udinese rilancia gli azzurri nella corsa alla zona Champions, quarti a un punto dalla Lazio. Guidolin ed i suoi non escono umiliati dal confronto, anzi nel primo tempo hanno mostrato un gioco scintillante, ed è lì che De Sanctis s’è guadagnato la pagnotta. La gara sembrava chiusa sul 2-0, ma il vantaggio dell’uomo in più è stato sfruttato al meglio da Mazzarri.
Da palati fini i duetti tra Cavani e Di Natale, con Pandev a svolgere (senza infamia e senza lode) il lavoro pesante. A favore del Napoli, in un periodo in cui molte squadre sembrano avere piombo nelle gambe, una condizione atletica accettabile. Contro, la fragilità psicologica, o scarsa tranquillità, figlia della cocente eliminazione dalla Champions, che l’ha portato a subire il disperato ma efficace inseguimento degli avversari. Se la sconfitta con il Chelsea scotta ancora perché allo Stamford Bridge molte occasioni erano state sprecate, il copione scritto al Friuli non è stato molto diverso, specie nella seconda frazione di gioco, allorché il Napoli si è visto più dell’Udinese, grazie ad una inaspettata provvista di fiato e di idee.
Il match. Avvio pericoloso. Qualche sussulto di Pandev non produce rumore, è la classica rondine che non fa primavera. Vero è che le trame veloci non te le puoi inventare con un tocco di magia, né con Gargano, né con Dzemaili e con Hamsik in panchina. Già, perché se all’Udinese mancava qualche pezzo del suo aereo più pazzo del campionato, il Napoli non aveva le ali e neppure il pilota. Il tenero Marek diventa indispensabile quando c’è da sveltire la manovra. E sono guai se non puoi contare in fase d’attacco su Maggio, dolorosa spina nel fianco degli avversari, mentre se ti manca Lavezzi perdi la guida spericolata, quella delle accelerate prolungate fiammate improvvise.
Insomma, il Napoli più equilibrato e redditizio resta quello con Hamsik trequartista, per modo di dire, in realtà spesso incursore, ma ancora più spesso centrocampista aggiunto. Ed ecco che il cambio che porta Marek in partita lascia presagire la metamorfosi di una sconfitta trasformatasi in una palpitante risalita, mezz’ora col cuore in gola e con la voglia di non fermarsi mai. Finisce 2-2, con l’Udinese in dieci e gonfia di rabbia. Due punti persi o uno guadagnato? Questo pareggio è benvenuto per come è maturato: esso trasforma in energia positiva l’ira e la delusione dello scotto di Londra, di un’uscita dalla Champions che ancora tracima d’amarezza.
Fonte: Il Mattino