Una squadra che segna 56 gol, quasi due a partita. Con Cavani che ne fa 19 in campionato, 5 nelle coppe ed è inseguito dal inseguito dal Chelsea. Con il secondo attacco della serie A. Con tre gioielli valutati fino a pochi mesi un centinaio di milioni. Con una partecipazione decorosa in Champions e una finale prossima di Coppa Italia. No, questa non può essere solo una delle prime sette squadre italiane e non può scaricare le colpe solo su Mazzarri. È stato bravo e osannato per oltre due anni, non può essere fischiato e sottovalutato oggi.
Mazzarri corre un solo rischio: essere stritolato da tutti i successi che con poca modesta si è sempre attribuito. Non ha ricordato altro che «la crescita vertiginosa» nella sua gestione, il suo gioco «ammirato più all’estero che a Napoli», la modernità del suo sistema tattico, nel presentare il libro di un giornalista Rai alla Feltrinelli teorizzò che il bel gioco fosse per Napoli l’antidoto ai poteri del Nord. Sono solo ingenuità di un allenatore entusiasta che scopre le emozioni delle vittorie nella sua prima grande piazza. Si è sovraesposto, e ora è il primo a essere investito dalla delusione del pubblico e dai comprensibili malumori della società. Ma il professionista ha dei valori importanti: grande passione, totale dedizione nel suo lavoro, in settimana ottima preparazione dei singoli che riesce a migliorare se entrano nelle sue grazie, punta su una attenta rielaborazione del gioco che gli insegnò il suo maestro Ulivieri. Acquistando serenità e sicurezza, leggerà meglio la partita. Se è l’allenatore più pagato d’Italia non lo deve quindi alla generosità del suo precedente.
Va spostata l’attenzione su altri temi.
1) Sia Da Laurentiis che Mazzarri hanno bisogno di un partner per il prossimo mercato. Il presidente non ha la visione tecnica per capire che cosa davvero manchi alla squadra e quale giocatore. L’allenatore va fermato se consiglia non i migliori, ma i giocatori che conosce meglio. Va infine convinto che non è sempre l’ingaggio pari al rendimento. I giovani vanno aiutati a migliorare, se dotati. Diventano patrimonio economico e tecnico del club. Occorre una figura nuova, un autentico direttore dell’area tecnica autorevole sul mercato e nel confronto con DeLaurentiis e Mazzarri. Questa è ancora la squadra del 2009, tranne Cavani. Sono svaniti in due mercati venti giocatori e 70 milioni.
2) Siamo certi del valore di tutto lo staff? Lo scorso anno il crollo nel finale (dieci punti persi su 15) fu attribuito a Mazzarri, «che aveva la Juve in testa». Che non vi sia un difetto di preparazione atletica? Nel trotto si chiama RT, «rottura traguardo». )
3)Uscire dalla Champions è stato uno choc. I campioni si sentono fuori della grande vetrina internazionale. Amano il Napoli, la carriera o i soldi? Opportuno un franco colloquio: al di là delle dichiarazioni d’amore, stile neomelodici, dicano se vogliono ricominciare con il Napoli o andar via, ma portino offerte concrete, non quelle virtuali fantasticate dai furbissimi agenti. Le valuti poi il presidente con Mazzarri e un dirigente capace e ascoltato, finalmente responsabile della programmazione tecnica.
Articolo modificato 13 Apr 2012 - 16:50