Secondo l’aritmosofia, la scienza psichica ed esoterica che studia il significato dei numeri, il 7 esprime la globalità, l’universalità, l’equilibrio perfetto.
Rappresenta un ciclo compiuto e dinamico.
Questo numero, fin dall’antichità, è considerato un simbolo magico e religioso della perfezione, perché legato al compiersi del ciclo lunare.
Presso i Babilonesi erano ritenuti festivi, e consacrati al culto, i giorni di ogni mese multipli di sette.
Tale numero fu considerato simbolo di santità dai Pitagorici.
I Greci lo chiamarono “venerabile”, Platone “anima mundi.”
Presso gli Egizi simboleggiava la vita.
Rappresenta il perfezionamento della natura umana, allorché, tale numero, congiunge in sé il ternario divino con il quaternario terrestre.
E’ il centro invisibile, spirito ed anima di ogni cosa.
E’ l’espressione privilegiata della mediazione tra umano e divino.
E’ il numero che fa da tramite tra il noto e l’ignoto e che rappresenta le intuizioni magiche.
7 sono i giorni della settimana, 7 i gradi della perfezione, 7 i petali della rosa, 7 i rami dell’albero cosmico.
Secondo S. Agostino, il 7 misura il tempo della storia, perché simboleggia universalmente la fine di un ciclo e l’inizio di un altro.
7 è il numero del Matador Cavani.
“Il giustiziere divino”.
Colui che tutto può e al quale tutto riesce, con un pallone tra i piedi.
Colui che ben incarna il concetto di attaccante moderno: dotato di tecnica, rapidità, agilità, forza fisica, inventiva, cinismo, cattiveria agonistica, malleabile ed adattabile a diverse soluzioni tattiche, affamato di gol, capace di segnarne di “facili”, grazie al sua innata indole di “uomo da area di rigore”, ma anche di tirare fuori dal cilindro dribbling e giocate da cineteca, utili a mandare in visibilio il pubblico.
Abile nei colpi di testa in campo, impeccabile marito e padre esemplare fuori dal rettangolo verde, freddo e spietato nel calciare i rigori, nonostante qualche recente errore commesso dal dischetto che, tuttavia, a uno come lui, si riesce facilmente a perdonare.
Gioca spesso di sponda per consentire alla squadra di salire e sovente si rivela fondamentale il contributo che apporta in fase difensiva.
Edinson è colui che, quando entra in campo, apre le braccia verso il cielo, per consentire a Dio di entrare dentro di lui, affinché vegli su di lui e gli conferisca la forza necessaria per trasformare il suo talento in gol.
Questa scena si è ripetuta tante, tantissime volte.
100 volte da quando gioca in Italia.
La sua storia, la sua carriera sono profondamente segnate dal numero 7.
Nel gennaio del 2007 giunge a Palermo.
La sua avventura in rosanero conosce fasi assai altalenanti, in cui gioie e dolori si alternano con notevole frequenza e si conclude nel 2010 con 117 partite giocate e 37 reti segnate.
Quello che Edinson è stato ed è in grado di esprimere in campo, da quando veste la maglia del Napoli, può essere raccontato e racchiuso in un solo, piccolo, ma infinito numero, il suo: il 7.
Attribuendogli, ovviamente, l’accezione di senso sopra citata, poiché nessun altra parola, simbolo o numero, può estrinsecare, in maniera più efficace ed esaustiva, l’essenza, il talento, l’estro, il genio, la dedizione e la devozione per il calcio che fanno di Cavani l’ ”atleta di Dio.”
Luciana Esposito
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